Amazing-Fabio De Luigi, quando lo show comico è simpatico ma non imperdibile
Amazing-Fabio De Luigi, la recensione dello show comico su Prime Video, tra sperimentazione e nostalgia
Simpatia e sperimentazione sono le parole che meglio di tutte descrivono Amazing-Fabio De Luigi, il nuovo titolo di Prime Video disponibile in piattaforma dallo scorso 3 novembre. Trattasi di one prank show, qualsiasi cosa significhi. Di fatto è uno show comico che si sviluppa in maniera insolita rispetto ai contenuti tv che siamo abituati a fruire. La trama orizzontale, mero pretesto narrativo, è la seguente: Fabio De Luigi deve ritirare un premio alla carriera. Prima di salire sul palco e di pronunciare il suo discorso di ringraziamento, però, l’attore e regista incrocia amici del mondo dello spettacolo, da Virginia Raffaele a Diego Abatantuono, da Elio a Marco Mengoni, che gli riservano alcune “sorprese”.
Amazing-Fabio De Luigi: bene, ma non benissimo
Amazing-Fabio De Luigi, diretto da Alessio Muzi e scritto da Giovanni Todescan, con Ugo Ripamonti, Paolo Cananzi, Fabio De Luigi, Leonardo Parata, Marco Curti, è un format che oscilla tra scripted e unscripted, con la prima componente più marcata soprattutto negli sketch (nessuno imperdibile, purtroppo) con Raffaele ed Elio. Si sorride e si ride, chi più chi meno anche in base alla familiarità con i personaggi portati in scena (da Marina Abramovic a Olmo, passando per Iginio Massari) e quindi all’anagrafe (i 30-40enni sembrano il target ideale). Il prodotto è sperimentale, ma determinate trovate (la stanza buia della Gialappa’s Band, il dialogo con palloncini all’elio con Abatantuono) non brillano per originalità.
Nel complesso lo show, modernissimo nella sua facilità di ‘spillolamento’, risulta simpatico nella sua semplicità, ma non può che deludere chi pensava, anche alla luce di una spesa produttiva presumibilmente importante, di trovarsi di fronte ad un titolo capace di rinnovare il genere e l’intrattenimento televisivo. Prodotto da Fremantle Italia, Amazing-Fabio De Luigi ha il pregio di durare un’ora e un quarto senza inutili sbrodolamenti in episodi su episodi, ma il difetto di guardare molto e con sguardo nostalgico al passato.