Unwanted intervista con Stefano Bises e Oliver Hirschbiegel: “La scena del salvataggio ha cambiato gli attori, erano diversi dopo”
Il regista e lo sceneggiatore della serie Sky: “L’intimacy coordinator ti aiuta ad affrontare alcune scene ma con le torture anche lui ha dei limiti”
Unwanted – Ostaggi del Mare è la serie Sky Original disponibile on demand e in streaming con rilascio settimanale degli 8 episodi (2 a settimana per 4 settimane). Al centro il tema attuale dell’immigrazione, raccontata attraverso il salvataggio da parte di una nave da crociera, di 28 migranti superstiti di un barcone affondato. Il loro destino si intreccerà con quello dei passeggeri e dell’equipaggio, cambiando le vite di tutti.
L’idea di realizzare una serie tv da Bilal il libro inchiesta di Fabrizio Gatti arriva da Nils Hartmann, come detto dallo stesso dirigente Sky durante la presentazione e ribadito nella nostra intervista da Stefano Bises. L’esperto sceneggiatore, già dietro Gomorra, ha però cercato la chiave giusta per trasformare un’inchiesta in Unwanted. “Quando ho letto il libro ho pensato che fosse qualcosa che andasse raccontato. Ma anche che farlo così da una parte non me ne ritenevo capace, dall’altra pensavo che mancasse un pezzo nel racconto di Gatti, mancavano gli occidentali, mancavamo noi. Si tratta di qualcosa di cui non si parla, per questo era fondamentale.”
Oliver Hirschbiegel regista degli otto episodi, ci racconta le difficoltà di girare questa serie: “Ci sono scene più violente, altre erotiche. Ciascuna è complicata da girare ma per fortuna hai l’intimacy coordinator sul set. Questa figura ha un ruolo da mediatore e proteggere gli attori ma anche il regista perché non è facile anche per me. Quelle che sono state più difficili da fare sono le scene con le torture e gli abusi. In questi momenti anche l’intimacy coordinator ha dei limiti. Perché si tratta di proteggere la tua anima, il tuo spirito, perché quando affronti situazioni violente, oscure, hai bisogno di proteggerti“.
“Quando è stato girato il naufragio e i gommoni che tornano alla nave, in una notte d’inverno particolarmente fredda, gli attori erano stati per ore a largo e quando tornavano sulla nave il loro volto era diverso” ha sottolineato Stefano Bises integrando la risposta del regista. “Avevano fatto un pezzetto del viaggio dei personaggi ed erano cambiati, la loro recitazione è stata diversa”.
Proprio per questo non è semplice gestire le emozioni degli attori ad affrontare un tema così importante e viverlo da vicino. “Per me in quanto bianco, europeo, tedesco regista è stato facile rapportarmi con gli attori italiani, inglesi, tedeschi ovviamente” ci ha detto il regista. “Tutta un’altra questione è stata quando mi sono dovuto relazionare con i personaggi africani. Non è solo il colore della pelle, che è comunque da dove tutto parte, essendo io un anziano uomo bianco, sembro quasi un vecchio padrone coloniale quando dico loro cosa devono fare. Ma questo è solo un aspetto superficiale. La vera sfida era lavorare con gli attori in un modo per cui siano aperti a dirmi quando sbaglio, se sbaglio. Ci sono tante piccole cose che sono diverse per loro rispetto a come viviamo noi. Per esempio abbracciarsi o toccarsi in modo affettuoso è qualcosa che non fanno. Quindi devi affidarti ai tuoi attori africani per capire se è qualcosa di corretto da fare se stai facendo qualcosa di giusto se hai un suggerimento diverso. E’ stata una sfida ma in un senso positivo, questo scontro tra culture e diverse“.
Unwanted – Ostaggi del Mare non si concentra solo sulla storia dei migranti ma integra il racconto con le vicende dei passeggeri, dei membri dell’equipaggio, con le loro storie personali. “Questo era importante per mantenere un equilibrio del racconto. Noi ci riconosciamo nello specchiarci con gli altri. Alla fine tutti questi personaggi sono esseri umani, sono portatori di quasi le stesse istanze. C’era un confronto sui livelli dei diversi problemi, sul punto di vista della vita, dei valori esistenziali. Gli occidentali erano fondamentali, cercando di non essere didascalici o moralisti. Al punto che gli occidentali hanno una traiettoria che li porta continuamente a cambiare atteggiamento verso l’immigrazione, gli africani, è uno sconvolgimento che nasce da qualcosa che vedi da vicino, non è qualcosa che leggi sui giornali.“