La memoria televisiva conserva gelosamente un patrimonio di valore inestimabile, lo sappiamo. Portobello, in onda dal 1977 sulla Rete due (poi divenuta Rai 2) sino al 1983 e ancora nel 1987 (per un breve periodo), ci rientra appieno. Si tratta d’altronde di quei format talmente prestigiosi da restare nel cuore di tanti e per questo fonte di ispirazione per altri spin-off spuntati dopo la sua chiusura. Creato e condotto da Enzo Tortora questo programma era incentrato sul concetto di baratto e scambio.
Un format innovativo per la tv
L’idea di base? Un oggetto perde il suo valore reale nel momento in cui viene sostituito da un altro oggetto, per questo quale occasione migliore per dare un’opportunità alle persone comuni di scambiare beni di vario tipo. Semplice nella sua logica, questo concetto ha reso il programma estremamente popolare, facendo sì che milioni di spettatori in tutta Italia partecipassero attivamente.
I più volenterosi si resero protagonisti degli scambi più originali. Portavano oggetti di vario genere che desideravano scambiare con altre persone presenti in studio o con i telespettatori a casa. Ogni oggetto portato in studio aveva una storia da raccontare, e gli scambi avvenivano in modo spontaneo e divertente.
Innovativo, coinvolgente, leggero, socievole. Peculiarità riconosciute per una trasmissione che ha rappresentato un’opportunità unica per le persone comuni di incontrarsi, condividere storie interessanti e, allo stesso tempo, scambiare oggetti che avevano perso valore per loro, ma che potevano essere tesori per qualcun altro.
Dinamiche che generarono curiosità negli spettatori per assistere ai più strani e spesso divertenti scambi in studio. Una curiosità che si trasformò presto in successo con numeri da capogiro negli indici d’ascolto di allora, fortemente positivi. Fattori che portarono alla reputazione di Portobello il timbro di riconoscibilità di un vero fenomeno mediatico.
Il successo di Portobello e l’ispirazione per altri show
Per realizzare i suoi obiettivi, Portobello ebbe al suo interno diverse rubriche e giochi in cui raccogliere gli appelli di scambio, ma non solo. A partire dal classico baratto in studio, la rubrica principale del programma dove gli spettatori portavano oggetti (da piccoli articoli da collezione a mobili e oggetti d’arte) che desideravano scambiare con altre persone in studio.
Qualcuno ricorderà lo scaffale dei desideri, dove le persone esprimevano i loro desideri e gli oggetti che cercavano. L’Oggetto Misterioso, il gioco in cui veniva mostrato un oggetto misterioso e gli spettatori erano invitati a indovinare di cosa si trattasse provando a vincerlo. Nel mercatino dei Piccoli Oggetti, dedicato a oggetti di piccole dimensioni come giocattoli, libri e oggetti da collezione, gli spettatori potevano scambiare o acquistare questi oggetti.
Nel mercato delle Storie le persone potevano condividere storie legate agli oggetti che desideravano scambiare. Questo elemento narrativo ha aggiunto profondità emotiva allo scambio di oggetti. Mentre in alcune edizioni di Portobello c’era anche una rubrica dedicata alle aste, dove gli oggetti venivano messi all’asta e venduti al miglior offerente.
Ancora più curiosità suscitò La Posta del Cuore, una rubrica preludio di trasmissioni ‘dating’ come Stranamore: gli spettatori potevano inviare lettere o messaggi speciali a persone care. In questo caso il programma aiutava a far recapitare questi messaggi in modo emozionante e sorprendente. I Fiori d’arancio ne fu un seguito, una rubrica riservata a single di qualsiasi età alla ricerca dell’amore (da cui oggi rivediamo qualche sfumatura in Uomini e donne).
A gestire le telefonate in arrivo da tutta Italia, un centralone dentro cui lavoravano le ‘telefoniste’. Alcune di loro diventate poi volti noti del piccolo schermo come Paola Ferrari, Susanna Messaggio, Marina Perzy, Federica Panicucci.
Se dici Portobello, pensi subito al pappagallo-mascotte della trasmissione. Uno dei momenti più attesi in ogni puntata era legato ad una sfida vera e propria: riuscire a far dire il nome “Portobello” al pappagallo in studio. In tanti si sono alternati alla prova, ma senza esito.
Fu l’attrice Paola Borboni, in una storica puntata del 1982, a riuscire nell’impresa impiegandoci poco meno di 30 secondi.
La sospensione del programma e il ritorno di Enzo Tortora
Nel 1983, un brusco stop fermò la magia di Portobello. Enzo Tortora nel 1983 fu arrestato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. L’accusa era basata principalmente su testimonianze di pentiti che avevano identificato Tortora come membro di una presunta organizzazione criminale. Tuttavia, nel corso degli anni, emersero dubbi sull’affidabilità delle prove e sulla validità delle testimonianze. Nel 1986, la Corte di Cassazione annullò le condanne contro Tortora, riconoscendo l’ingiustizia subita. Fu rilasciato dal carcere, ma la sua salute era ormai compromessa a causa delle sofferenze subite durante la prigionia.
Nel 1987, al suo ritorno in video, Tortora scelse proprio Portobello per ricominciare a sorridere. Memorabile fu l’apertura della puntata del 20 febbraio 1987, un lungo e immenso applauso lo accolse in studio. Visibilmente commosso ringraziò esordendo con “Dunque, dove eravamo rimasti…” rimasta nella storia della televisione.
Quella fu l’ultima edizione di Portobello, purtroppo Enzo Tortora morì poco dopo, nel maggio 1988, a causa di un tumore.
Il remake del 2018 con Antonella Clerici
Antonella Clerici condusse una versione parzialmente rivisitata nell’insieme dello spettacolo, ma con gran parte dei punti in comune con il meccanismo del programma. Non ebbe lo stesso successo dell’originale e la stessa Antonella lo riconobbe pochi mesi dopo, al Festival delle Conoscenze di Novi Ligure. Disse a proposito: “Il remake di Portobello è stato un errore: ho capito che era stata una trasmissione setacciata da tutti e ho capito che riproporla non ha funzionato. Bisogna accettare anche i fallimenti”.
Nonostante Portobello non sia più in onda, il suo impatto culturale e il ricordo delle emozioni che suscitava negli spettatori rimangono vivi, rendendo la trasmissione una parte importante della storia della televisione italiana.