Per Elisa – Il caso Claps non fa denuncia, ma è racconto familiare (con il fact checking preventivo del podcast di Trincia): la recensione
Nessun sensazionalismo o intento di scoprire nuove carte: la serie tv sul caso Claps racconta trent’anni di cronaca in modo onesto, con nuovi focus e con il “vantaggio” del podcast di Pablo Trincia
La cronaca torna di prepotenza nella fiction italiana, e lo fa con uno dei casi più atroci ed assurdi avvenuti nel nostro Paese. La serie tv Per Elisa – Il caso Claps non rilegge in nessuna chiave quanto accaduto a Potenza negli ultimi trent’anni intorno alla famiglia della giovane uccisa il 12 settembre 1993, ma ci fornisce una ricostruzione onesta, che sposta lo sguardo dalle indagini alla famiglia. Con, però, l’ombra di un’altra produzione dedicata a questo caso che non può non incombere.
Per Elisa – Il caso Claps, la recensione
Due famiglie, nessun sensazionalismo
A salvare Per Elisa è soprattutto la garanzia fornita al progetto dalla stessa famiglia Claps, che non solo lo ha appoggiato, ma ha lavorato con gli sceneggiatori come consulente. Ciò che viene raccontato, al netto ovviamente delle scelte narrative utili a dare le giuste direzioni a quella che è comunque una fiction e non un docu-serie, è estremamente vicino alla realtà.
Ed è questo il dettaglio che colpisce di più seguendo il primo episodio della serie di Raiuno, disponibile in anteprima su RaiPlay: Per Elisa – Il caso Claps, a differenza di altre fiction del passato che hanno esplorato veri casi di cronaca, non ha nessuna arroganza di scoprire nuove carte o di cercare nuove verità. Nessun sensazionalismo, ma la volontà di esplorare l’intimità di un evento noto a tutti, ma di cui pochi possono davvero parlare.
Quello che viene mostrato diventa molto più semplicemente la narrazione di come la vita di due famiglie (Claps e Restivo) finisca per essere stravolta un giorno di settembre di trent’anni fa. Da una parte, una madre, un padre e dei fratelli che devono trovare quella forza diventata poi motore nella ricerca di una verità attesa per anni; dall’altra un padre che, per cercare di tenere unita e pulita la reputazione della propria famiglia, agisce in esclusiva difesa del proprio figlio, senza pensare alle conseguenze esterne di quelle decisioni.
Danilo “scavalcato” dal padre Maurizio
Se dei Claps sappiamo molto, e in questi anni abbiamo visto e ammirato più volte la determinazione della signora Filomena (Anna Ferruzoz) e del figlio Gildo (Gianmarco Saurino), non si può dire lo stesso dei Restivo, se non ovviamente per la figura di Danilo. La fiction, per quanto riguarda quest’ultimo, fa un lavoro di minimo sforzo, attribuendogli l’etichetta del villain del racconto fin dai primi minuti: sarà che il tempo a disposizione è poco, sarà che l’obiettivo della sceneggiatura non è ovviamente quello di creare suspence intorno alla scoperta dell’assassino, ma Danilo appare condannato fin da primi minuti. Più inedito, invece, lo sguardo su Maurizio, padre di Danilo, interpretato da Francesco Acquaroli.
È forse questo il ruolo di tutta la serie su cui la sceneggiatura ha potuto lavorare di più, costruendo (anche grazie al suo bravo interprete) un personaggio che non sorride mai, dall’aspetto perennemente arrabbiato e serio: non il vero fulcro del racconto, ma un elemento che diventa utile per capire le mosse del vero colpevole. La figura di Danilo Restivo viene raccontata anche in questo caso come un ragazzo problematico che, senza il padre, forse non sarebbe riuscito a scappare alla giustizia per così tanto tempo.
Non una fiction di denuncia
A proposito di giustizia: Per Elisa – Il caso Claps non può non mettere in risalto i vari errori e sviste commessi fin dai primi momenti della scomparsa della 16enne. Ma ci sbaglieremmo a dire che questa è una fiction di denuncia. No, Per Elisa mette sotto gli occhi del pubblico un’assurda vicenda che, per motivi che ancora oggi restano ambigui, si sarebbe potuto risolvere molto prima. Con lo stesso finale tragico, ma con molto meno strazio per la famiglia di Elisa Claps.
La forza che questa storia riesce a sprigionare anche oggi su vari fronti fa sì che per raccontarla non ci sia stato bisogno di aggiungere altro o di inventarsi colpi di scena ad hoc. Il caso Claps si è chiuso ma al tempo stesso resta una pagina aperta della nostra cronaca nazionale: ed è questo che vuole fare la serie tv, ovvero incentivare il ricordo di Elisa e di come il suo caso sia stato gestito.