Radio Belva, dieci anni fa l’atto unico più folle della storia della tv
Il 9 ottobre 2013 andò in onda per la prima e ultima volta Radio Belva. Un programma tutto sbagliato, entrato comunque nella storia
Per raccontare Radio Belva basterebbe partire dalla fine. “Il programma termina qui”, annunciò Giuseppe Cruciani dopo due ore e un quarto di diretta. Parole pronunciate al fianco di un Vittorio Sgarbi imbufalito, che espresse la sua sentenza profetica: “Spero che termini per sempre”.
Così fu. Radio Belva non avrebbe mai visto un sequel, fermandosi a quell’unico atto – datato 9 ottobre 2013 – capace di totalizzare appena 670 mila spettatori, pari al 2,8% di share.
Un programma tutto sbagliato. A cominciare dal canale di messa in onda: Rete 4. Se oggi i talk imperversano e dominano la programmazione, all’epoca la rete era più affine a film e soap. Risultò pertanto strano fin dal principio quell’accostamento, con tanto di collocazione in prima serata poco consigliabile per clima e linguaggio proposti. E infatti se ne accorse pure il direttore Giuseppe Feyles: “La trasmissione non ha le caratteristiche di tono e contenuto adatti al prime time della rete. In alcuni momenti, la concitazione della diretta ha preso una deriva non condivisibile, della quale ci scusiamo con il pubblico e gli ospiti in studio e in collegamento”.
Lo stop fu immediato e gli ascolti c’entrarono fino ad un certo punto. Certo, quel 2,8% pesò, ma servì solo a favorire molto più rapidamente una decisione che si concentrò soprattutto sulle urla, sul caos, sulle parolacce e sugli insulti che dominarono la trasmissione.
Radio Belva si ritrovò priva di identità, una macchina senza conducente perso ben presto per strada. Quello del 2013 non era il Cruciani di oggi, esattamente come David Parenzo. Entrambi più ingessati e con meno minuti di televisione sulle spalle, faticarono non poco a tenere la barra dritta, frenati oltretutto da una scrittura che oggi, dieci anni dopo, sarebbe stata totalmente differente. Sì perché pure La Zanzara di allora era altra roba. Legata alla stretta attualità e al dibattito politico, il programma di Radio 24 non aveva ancora aperto le porte al sesso, ai complottisti e quei ‘mostri’ che hanno dato vita ad una narrazione tanto surreale quanto unica nel suo genere.
“Quell’esperienza fu figlia di una totale irresponsabilità –ammise qualche tempo fa Cruciani a TvBlog – ricordo che quella sera smisi di fare la radio alle 20.30, poi venne a prendermi una macchina di Mediaset per portarmi in studio. Puoi immaginare la follia. Si crearono situazioni surreali, tutti i microfoni erano aperti, il caos era totale”.
La descrizione perfetta di un programma eccessivo, improvvisato e sgangherato, che tuttavia al suo interno accolse lampi di geniale creatività. Da un Emilio Fede spedito in una sezione di Sinistra Ecologia e Libertà in mezzo ai comunisti all’intesa, casuale ed irresistibile, scoccata in onda tra Paolo Villaggio e Annarella, l’anziana ‘pasionaria’ che contestava i politici fuori da Montecitorio.
Per il resto, ad essere ricordata è una assoluta confusione, una sorta di macedonia di opinioni buttate là da Mario Borghezio, Roberto Fiore di Forza Nuova, militanti di Alba Dorata, Marco Rizzo, Ilona Staller, Alba Parietti e il già citato Sgarbi, che accese su di sé tutti i riflettori per via di una rissa – per fortuna solo sfiorata – con Cruciani.
Rivedendo a freddo la puntata, quel che rimane è piuttosto la malinconia per una lunga serie di protagonisti di quella sera persi per strada nel corso di questi due lustri. Villaggio, Annarella, Maria Giovanna Maglie, John Peter Sloan, Claudio Coccoluto. Riguardo a Radio Belva, invece, quell’unica apparizione in video senza possibilità di repliche ha forse rappresentato la fortuna di un programma che altrimenti non sarebbe rimasto, com’è al contrario accaduto, nella memoria del pubblico. In una maniera o nell’altra.