Quando si era presentata al pubblico di Netflix, nel 2019, Sex Education è apparsa subito come una serie provocatoria, che voleva raccontare il sesso senza filtri ma soprattutto rendendolo un argomento non così scottante o per forza volgare come avviene in altre serie tv. Quattro anni dopo, Sex Education 4 chiude la saga dei residenti di Moordale con un finale che di provocatorio ha bene poco, ma che riesce a dare il giusto saluto ad ogni singolo personaggio.
Come finisce Sex Education?
-ATTENZIONE: SPOILER-
L’ultimo episodio della serie chiude tutti le principali storyline che abbiamo seguito in questi anni. Innanzitutto, quella del protagonista Otis (Asa Butterfield), che per tutta la stagione ha lottato nel nuovo liceo Cavendish, in cui sono finiti sia lui che gli altri personaggi, per assumere il ruolo di terapista sessuale ufficiale, scontrandosi contro O (Thaddea Graham). Otis, però, ormai è maturato, ed alla fine cede il ruolo alla stessa O, capendo di poter tranquillamente vivere anche senza dover dispensare “per lavoro” consigli sessuali ai suoi coetanei.
Il lieto fine attende anche Eric (Ncuti Gatwa), che per tutta la stagione era diviso tra la Fede ed il desiderio di esprimersi per chi veramente è. Tramite una serie di visioni (parla nientemeno che con Dio), Eric capisce che può essere lui a far cambiare idea alla sua comunità, decidendo quindi di diventare pastore.
Aimee (Aimee Lou Wood), invece, riesce ad affrontare il trauma delle molestie subite qualche tempo prima in autobus, bruciando i vestiti che indossava quel giorno ed immortalando questo “rito” tramite la fotografia, sua nuova passione, sostenuta da Isaac (George Robinson), con cui intraprende una relazione.
Guardando sempre ai personaggi storici della serie, Adam (Connor Swindells) capisce che la scuola non fa per lui ed accetta di lavorare in una fattoria, dove incontra ed inizia ad uscire con la sua titolare, non prima di averle rivelato la sua bisessualità. Con il padre Michael (Alistair Petrie), che intanto si è riavvicinato alla moglie, ci vorrà ancora del tempo per ricostruire il rapporto.
Jackson (Kedar Williams-Stirling), invece, oltre ad ammettere a sé stesso di sentire la mancanza di Cal (Dua Saleh) è deciso a scoprire l’identità del donatore di sperma alle sue due madri. Ma viene a sapere che in realtà è figlio di un uomo sposato che Roz (Sharon Duncan-Brewster) frequentava prima di incontrare Sofia (Hannah Waddingham), e che non ha mai voluto saperne di lui. Jackson, inizialmente turbato per la scoperta, capisce poi che le madri lo hanno solo protetto, e si riappacifica con loro.
E se Jean (Gillian Anderson) riesce lentamente ad uscire dalla depressione post-partum e ad ingranare con il suo nuovo programma radiofonico, il finale più dolceamaro ce lo riserva Maeve (Emma Mackey). Trasferitasi in America per un corso di scrittura, la giovane torna in Inghilterra quando la madre va in overdose e muore. Maeve è divisa tra la sensazione di casa che le avevano dato gli Stati Uniti e l’amore per Otis. Ma è proprio Jean a spronarla a seguire i suoi sogni ed a tornare in America.
Si consuma così un’ultima notte d’amore tra lei ed Otis, entrambi d’accordo a prendersi una pausa. Nelle ultime scene, Otis trova sul comodino una lettera scritta da Maeve prima partire, in cui lei lo ringrazia per averla resa più aperta verso gli altri, promettendogli che non si chiuderà più a riccio e che una parte di lui resterà sempre nel suo cuore.
Sex Education 4, un’evoluzione necessariamente più sentimentale per la serie
Se pensiamo all’inizio della serie, Sex Education è uno di quei casi in cui l’evoluzione del racconto è stata evidente, anno dopo anno. Partito come una serie teen rivolta ad un pubblico adolescenziale e non solo a cui raccontare la scoperta del sesso senza fronzoli, Sex Education nella terza e quarta stagione ha sempre più tradito il proprio titolo, offrendo al pubblico una visione meno improntata sul semplice atto sessuale e più vicina a quell’educazione sentimentale di cui -e lo dimostrano purtroppo i fatti di cronaca- c’è sempre più bisogno.
La sceneggiatura, insomma, ha ascoltato le esigenze di un pubblico che non aveva bisogno di una serie provocatoria solo per il gusto di esserlo, ma di una storia che sapesse toccare le giuste corde dell’inclusione, dell’accettazione e dell’autoironia, declinandole all’occorrenza sulle tematiche sessuali e dei rapporti.
Il lascito di una serie come Sex Education sta proprio nel suo ultimo episodio: nessun colpo di scena, nessun momento particolarmente scandaloso o memorabile, ma un lungo addio a personaggi che hanno capito qualcosa di più di loro stessi anche grazie al sesso. E che hanno messo il pubblico davanti all’evidenza che, in certe occasioni, torniamo tutti adolescenti, carichi di paure, dubbi ed aspettative, ma non sempre è una brutta cosa.