Porta a Porta, il talk show che ha deciso di non cambiare nulla
La “terza Camera” dello Stato è tornato con la ventinovesima edizione.
“Meglio cambiare, neh?”, diceva Luciana Littizzetto nello spot di una famosa compagnia telefonica. Non certo per Porta a Porta. Da anni la “terza Camera dello Stato” si propone edizione dopo edizione sempre uguale a se stesso. E stasera su Rai 1 siamo arrivati alla ventinovesima edizione.
In questa 29×01 Bruno Vespa ha trattato il caso degli abusi ai danni di due minorenni di Caivano da parte dei loro familiari, imbastendo intorno al tavolo un pool di tutto rispetto. A parte due esponenti dal mondo della politica, Mariolina Castellone del Movimento 5 Stelle e Simonetta Matone della Lega, il conduttore si è circondato di persone che ogni giorno si trovano a combattere con realtà difficili come il quartiere di Ballarò a Palermo (Don Enzo Volpe) o il carcere minorile Beccaria di Milano. Immancabile la presenza della sondaggista Alessandra Ghisleri.
Ma ad aggiungere lustro alla prima puntata è arrivato in collegamento don Maurizio Patriciello, prete coraggio di Caivano da tempo sotto scorta che ha restituito in maniera molto vivida la quotidianità di quel difficilissimo paese in provincia di Napoli in cui lo Stato è praticamente assente. Colpisce il fatto che gli abitanti debbano chiedere a un signore di poter accedere alle case di loro proprietà, così come colpisce la totale assenza di mezzi pubblici. Anche lo scrittore Maurizio De Giovanni, autore dei romanzi da cui è tratta la fiction Mina Settembre, ha voluto dire la sua.
Tutto questo è avvenuto all’interno di una cornice immutabile: a parte il tavolo, una delle innovazioni più recenti, e la comparsa delle parole’chiave con la realtà aumentata, molte caratteristiche si ripetono allo scopo di creare un clima rassicurante. Il suono del campanello, il maggiordomo, la sigla – ovvero l’immortale colonna sonora del film Via col vento – i colori della scenografia.
A metà programma va in onda una breve edizione del Tg1.