Tv lineare torna a crescere nel primo semestre 2023, streaming si stabilizza: i dati
I contenuti tv dei canali misurati da Auditel visualizzati attraverso dispositivi digitali tornano a crescere. Lo streaming invece…
Nei primi sei mesi del 2023 è aumentata l’audience digital e, quindi, la total audience dei broadcaster. È il risultato dello studio realizzato da Sensemakers per Prima Comunicazione. Nel primo semestre dell’anno, nel dettaglio, i contenuti televisivi dei canali misurati da Auditel visualizzati attraverso dispositivi digitali (pc, smartphone, tablet e CTV, ossia Connected TV) sono cresciuti del 21%, mentre il tempo speso nella fruizione degli stessi è salito del 67%.
Gli italiani come guardano la tv?
Lo studio Sensemakers conferma che una risposta definitiva a questa domanda non esiste. Se fino a pochi mesi fa, l’introduzione delle smart tv connesse alla rete nel nostro parco di apparecchi – con il covid ad accelerare il fenomeno – aveva portato a una riduzione del volume di fruizione della tv lineare, con il contrappeso di una crescita robusta dello streaming e del video on demand (fenomeni racchiusi da Auditel nella categoria dell’ascolto non riconosciuto), adesso i segnali che arrivano sono molto diversi: si rimpolpano le prestazioni complessive della proposta lineare, sale l’attenzione complessiva al mezzo, ma non è più lo streaming a mettere il turbo al fenomeno. Anzi, gli ascolti di questo tipo di proposte si sono sostanzialmente stabilizzati.
Escludendo Dazn, che nel 2022 non era inclusa nel perimetro, le percentuali di crescita si attestano rispettivamente al +11% e al +25%, registrando comunque aumenti molto superiori a quelli del 2022 (+ 7% per le visualizzazioni e + 12% per Tempo Speso).
Per dire, nel primo semestre 2023 le visualizzazioni live digitali (+31%) crescono più di quelle VOD (+22%); queste ultime si concentrano sui cosiddetti full content – ovvero puntate/episodi integrali dei programmi messi in onda e non clip o contenuti originali. Come si può leggere questo dato? Fabrizio Angelini, ceo di Sensemakers, offre una risposta: da una parte questi numeri raccontano della forza di trascinamento del tipo di proposta più classica e genetica dei broadcasters; dall’altra suggeriscono una fin ridotta spinta/tensione di questi soggetti verso i formati ‘short’ più tipici – a minutaggio breve o brevissimo, tiktokiano – e tra quelli in genere graditi dalle nuove generazioni.