Caso Melania Rea, Salvatore Parolisi perde i permessi premio dopo l’intervista a Chi l’ha visto?
Dopo l’intervista rilasciata a Chi l’ha visto?, Salvatore Parolisi ha perso i permessi premio concessi dopo 12 anni di carcere. Ecco perché.
Care sono costate a Salvatore Parolisi le dichiarazioni rilasciate all’inviata di Chi l’ha visto? e trasmesse, non senza polemiche, nella puntata del 5 luglio scorso. Intercettato all’uscita del carcere di Bollate (MI) dall’inviata Raffaella Grigi, Salvatore Parolisi si è ‘concesso’ un’intervista nella quale ha ribadito la propria innocenza ed è tornato a parlare della sua relazione con la moglie, Melania Rea, che ha descritto come ‘assente’, ‘lontana’, fin troppo legata ai genitori: comportamenti che lo avrebbero fatto sentire solo e l’avrebbero quindi portato a ‘guardare altrove’, cercando altre donne e trovando poi una soldatessa (cui prometteva amore e futuro, stando agli atti).
Il suo continuo minimizzare le relazioni e le azioni verso la moglie e l’amante hanno scatenato la reazione dell’opinione pubblica, ma le sue parole hanno colpito anche i giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano, che ha deciso di revocare i 15 permessi premio concessi a Parolisi per fare volontariato in una chiesa di Milano.
I permessi premio di Parolisi
Dopo aver scontato i primi 12 anni sui 20 di condanna per l’assassinio della moglie Melania Rea, Parolisi aveva richiesto, come nei suoi diritti, e ottenuto la possibilità di fare attività extracarceraria. Avrebbe dovuto svolgere volontariato in una chiesa milanese una volta alla settimana, dalle 10 alle 22, per i prossimi quattro mesi: una decisione presa dal Tribunale di Sorveglianza dopo aver valutato il suo percorso in carcere.
Cosa ha detto Parolisi a Chi l’ha visto?
Le dichiarazioni rese a Chi l’ha visto?, però, hanno portato i giudici della Sorveglianza a rivedere la propria decisione e revocare i permessi premio già concessi.
All’attenzione dei giudici sarebbero balzate all’orecchio alcune frasi, inerenti allo svolgimento del processo, il cui esito sarebbe arrivato senza prove. Sarebbe stato, dunque, vittima di un processo ingiusto.
“Da uomo, da militare, da padre soprattutto, tu mi devi dare l’ergastolo, mi butti la chiave e non mi fai uscire più, se dici che io ho fatto una cosa del genere, e me lo provi, però. Perché a me non me lo hanno mai provato”
ha detto l’ex caporal maggiore dell’Esercito. Così dicendo,
“Parolisi avrebbe dimostrato di non aver “ancora fatto quel lavoro introspettivo” necessario al reinserimento nella società, e non avrebbe nemmeno compreso “il significato e la valenza” dei permessi premio che hanno lo scopo di “riabilitazione sociale””
come si legge sul Corriere della Sera. Da qui la decisione di revocare i permessi concessi.
L’assassinio di Melania Rea
Melania Rea, 29 anni, è stata uccisa a coltellate il 18 aprile 2011. Era in gita al Pianoro di Colle San Marco, nei dintorni di Ascoli Piceno, col marito Salvatore Parolisi, militare dell’Esercito, e la figlia Vittoria, di appena 18 mesi. Il marito denunciò la scomparsa della donna, andata in un bar e mai più tornata da lui e dalla bambina. Le sue dichiarazioni contraddittorie, la ricostruzione dei fatti alla luce della relazione clandestina, nascosta agli inquirenti, e le indagini svolte dagli inquirenti lo hanno dapprima indicato come il principale sospettato, quindi condannato, in via definitiva dopo tre gradi di giudizio, a 20 anni di carcere. Dopo 12 anni, Parolisi aveva ottenuto il suo primo permesso premio.