Home Notizie Berlusconi, storia di Sua Emittenza. Il Mundialito, le videocassette, le intuizioni, i mille consigli

Berlusconi, storia di Sua Emittenza. Il Mundialito, le videocassette, le intuizioni, i mille consigli

Berlusconi non si limitò a lanciare la televisione commerciale. In quel senso, c’erano stati altri prima di lui. Sua Emittenza andò oltre, sfidando apertamente lo strapotere della Rai. Le intuizioni, il rapporto con le star, i mille consigli

pubblicato 14 Giugno 2023 aggiornato 12 Giugno 2024 00:44

Nessuno ha mai immaginato un’esistenza senza Silvio Berlusconi. Né i suoi sostenitori, né tantomeno i suoi nemici più accaniti. Berlusconi c’è sempre stato. Da quarant’anni copriva ogni campo: tv, calcio, cinema, edilizia, editoria, politica. Berlusconi ha riempito le nostre giornate, è stato al centro di ironie, accuse, commenti, analisi. Ecco perché pensare ad un mondo senza di lui appare impossibile.

Figura spartiacque. Perché sì, c’è stato un prima e un dopo Berlusconi. E quel prima, oggi, nemmeno ce lo ricordiamo.

In campo televisivo, a tracciare la linea di confine fu Umberto Eco, che indicò col termine ‘paleotelevisione’ l’ante e con ‘neotelevisione’ tutto ciò che sarebbe accaduto dal suo avvento in poi.

Silvio non si limitò a lanciare la televisione commerciale. In quel senso, c’erano stati altri prima di lui. Berlusconi andò oltre, sfidando apertamente lo strapotere della Rai. Sua Emittenza – così lo ribattezzarono – ruppe il monopolio della tv di Stato, regalando agli italiani l’alternativa, il sogno, la trasgressione. La fotografia perfetta la donò Gianfranco Funari, in occasione di un’ospitata da Piero Chiambretti: “A lui per la televisione dobbiamo molto, ci ha permesso di scegliere. Voi non vi ricordate quando in Rai c’erano ‘Dadaumpa’ con le calze nere e non si poteva vede’ manco er culo. Adesso se vede pure la cionna”. Parole tanto colorite quanto efficaci.

IL MUNDIALITO

La dichiarazione di guerra alla Rai fu rappresentata dal Mundialito, torneo di calcio organizzato in coda al 1980 per festeggiare i cinquant’anni dal primo campionato Mondiale al quale presero parte le Nazionali che avevano conquistato almeno un titolo.

Accaparrandosi l’esclusiva dell’evento, Berlusconi andò incontro a due problemi non da poco: avrebbe dovuto ottenere l’ok a trasmettere fuori dall’ambito locale e l’autorizzazione ad utilizzare il satellite. Solo dopo febbrili trattative si raggiunse un accordo. Viale Mazzini trasmise in diretta le sole partite dell’Italia e la finale, mentre a Canale 5 – ex TeleMilano – spettarono i match delle altre squadre in differita, ad eccezione della Lombardia, dove tutto venne irradiato live. Per la Fininvest fu un importante punto a favore e, cavalcando l’onda, l’anno successivo produsse addirittura il suo Mundialito per club.

L’ALLARGAMENTO E LA TESI DEI ‘TRE CANNONI’

A Canale 5 si aggiunsero presto Italia 1 e Rete 4, acquisite da Rusconi e Mondadori. Il motivo dell’esigenza di allargarsi lo rivela Adriano Galliani, suo braccio destro e amico di una vita, nel libro ‘Memorie di Adriano G‘. “Mi spiegò: ‘Se noi non avremo le stesse dimensioni di impresa della Rai, verremo spazzati via. Provi a immaginare: io ho una rete e la Rai fa lo stesso: ci dividiamo il pubblico femminile. Ma la Rai trasmette una partita di calcio su un altro canale e mi porta via tutti gli uomini. Lei sa perché la Fiat fabbrica due milioni di autovetture? Perché due milioni le producono la Volkswagen e la Renault; per avere la stessa dimensione d’impresa. Anche noi, come la Rai, dobbiamo avere tre canali nazionali. Tre cannoni loro, tre cannoni noi. Solo così possiamo vincere la guerra’. Il fiuto del grande imprenditore nasce dalla lucidità di analisi”.

L’obbligo a estendersi non oltre l’ambito locale era stato aggirato grazie ad un escamotage rivoluzionario: la spedizione di videocassette pre-registrate a tutte le emittenti collegate, contenenti programmi da far partire in contemporanea per dare l’illusione della diretta nell’intero Paese.

Ci fu l’intuizione di inventare una finta diretta – raccontò lo stesso Berlusconi – ossia pensare il giovedì che fosse già domenica. La cassetta veniva inviata alle quattordici emittenti regionali e il pubblico aveva l’impressione di avere una televisione live”. La pratica sarebbe proseguita fino all’approvazione della Legge Mammì.

Ad aiutarlo nell’impresa sempre Galliani: “Nessuno poteva impedirci di mandare in onda gli stessi programmi alla stessa ora su diversi canali regionali, sfalsati magari di dieci, venti, trenta secondi. La sensazione effettivamente era quella di un canale nazionale, ma non c’era interconnessione tecnica tra le emittenti locali”.

L’ingaggio di stelle fuggite dalla Rai (Mike Bongiorno fu il precursore, seguito da Corrado, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini), serial del calibro di Dallas e show di successo portarono luce e splendore alle tre reti, che però per ben due volte nel 1984 vennero clamorosamente oscurate. I pretori di Roma, Milano e Pescara intervennero disponendo il sequestro del sistema che permetteva la trasmissione simultanea nel Paese dei canali Fininvest.

La storia insegna che i monopolisti sono sempre stati difficili da sconfiggere in ogni campo – scrive ancora Galliani – ma insegna anche che il futuro non si ferma e quello delle televisioni private ormai era cominciato. Impossibile fermarlo. Poco dopo, infatti, le emittenti private sono state riaccese per legge. Ma non dal cosiddetto decreto salva-Berlusconi del governo Craxi, bensì dalla gente che voleva tornare a vedere Dallas, Jr e Pamela Ewing”.

BERLUSCONI ‘INTERVENTISTA’

Berlusconi non era semplicemente un capo. Visitava gli studi, incontrava conduttori e tecnici, metteva bocca sui programmi. A Corrado chiese di ideare Il Pranzo è Servito e intuì le potenzialità televisive della Corrida, che grazie a lui godette della trasposizione dalla radio al piccolo schermo.

Nel caso del Pranzo è Servito si cominciò davvero da zero: “In tv mancava un programma del mezzogiorno, c’era il vuoto totale e Berlusconi ci invitò a inventare qualcosa”, confida Stefano Jurgens a TvBlog. “In quei mesi io e Corrado lavoravamo in Rai, a Fantastico. Non lo conoscevamo, ci disse di essere un costruttore e di aver messo in piedi delle piccole tv private. Andammo a girare la puntata pilota in uno studio molto povero, la scenografia era minimal. La ruota con le portate si muoveva mediante una bicicletta posizionata nel retro. C’era un operaio che pedalava”.

Silvio Berlusconi

Berlusconi ne rimase entusiasta, a tal punto da chiederne subito 300 puntate: “Puoi immaginare il nostro stupore – prosegue Jurgens – dal momento che in Rai eravamo abituati massimo a 10 appuntamenti stagionali”. Un po’ meno convinto era invece Corrado, che se ne uscì con una frase eloquente: “Ma tanto chi me vede…”.

Si sarebbe ben presto ricreduto (“durante Fantastico gli ammiratori mi fermavano soprattutto per Il Pranzo è Servito e mi accorsi che c’era una fascia importantissima che era stata ignorata da tutti”), ringraziando pubblicamente il Cavaliere nel corso dello speciale celebrativo delle 1500 puntate: “Di 300 in 300 siamo arrivati fin qui”.

Tra i due maturò un rapporto di stima e fiducia reciproca e Jurgens ne svela un episodio simbolico: “Corrado era in vacanza e stette male. Berlusconi lo seppe e mandò un elicottero a prenderlo per trasferirlo in ospedale”.

Le titubanze iniziali furono un sentimento diffuso, che coinvolse pure Vianello: “Ricevemmo Berlusconi a casa nostra, non lo conoscevamo. Ci parlarono di un uomo molto ricco, ma la prima cosa che ci chiese fu qualcosa da mangiare; divorò un tramezzino. Allora dissi a Sandra: ‘siamo sicuri che questo ha i soldi?’”.

Sandro Piccinini, intervistato da Cronache di Spogliatoio, ne ha riconosciuto l’acume e la perspicacia: “Berlusconi era avanti vent’anni, non ho mai capito da dove gli arrivasse la competenza. Era una predisposizione naturale, sapeva cosa avrebbe funzionato in tv, entrava nei dettagli”.

Più volte gli telefonò per fornirgli qualche dritta, o per sgridarlo: “Condussi un telegiornale e ai polsi non si intravedeva la camicia sotto la giacca. Mi domandò: ‘ma lei porta le camicie a maniche corte?’. Ne deve sempre mostrare qualche centimetro”. Un’altra volta, all’intervallo di un Real Madrid-Barcellona andato in onda su Italia 1, si rifece vivo: “Non credevo di aver commesso errori, infatti si complimentò: ‘bel primo tempo, bel ritmo, peccato che la partita non l’abbia vista nessuno’. Rimasi interdetto, non capii. ‘Sa, all’inizio del match ha fatto l’elenco degli assenti. Non doveva dirli subito, prima doveva fornire i motivi per cui la gara andava guardata’. Fu una lezione, che mi sono ricordato in tante altre occasioni”.

tg5

La Mammì, con annessa conquista della diretta, spalancò le porte ai telegiornali. Il Tg5 venne inaugurato il 13 gennaio 1992 e anche qui Berlusconi ci mise lo zampino, innescando la sfida diretta al Tg2 delle 13 e al Tg1 delle 20. “Se pensi in grande, devi sfidare i grandi”, era la sua filosofia. “Puntava da sempre alle sfide apparentemente impossibili – affermò Clemente Mimun quindi si pose l’obiettivo massimo. Noi tremavamo al solo pensiero, ma non conoscevamo bene Berlusconi”.

La discesa in campo e gli incarichi da premier lo portarono altrove. Tuttavia, il suo occhio televisivo rimase allenato. Nel settembre 2022, a Dritto e Rovescio, assistette alla copertina di Paolo Del Debbio. Al rientro in studio storse il naso: “Ho visto l’introduzione e, se posso permettermi, consiglierei di farla un po’ più corta”.

Come se l’orologio del tempo si fosse fermato. L’ultima dolce illusione.