Pesci piccoli, i The Jackal dai video virali alla workplace comedy, senza tradire loro stessi e il proprio pubblico (e si ride): la recensione
Il gruppo comico napoletano non tradisce sé stesso e realizza una workplace comedy rispettosa del genere, con qualche idea originale e tanta voglia di far ridere
Il passaggio dal web al piccolo schermo non sempre riesce: abbiamo visto tantissimi personaggi nati sui social scontrarsi contro l’ambizione del grande salto nel mondo delle serie e dei film. Questi personaggi, però, erano sempre da soli contro tutti. Nel caso dei The Jackal e di Pesci piccoli, la loro prima serie tv per Prime Video, non è così. Perché per affrontare quello che è di fatto uno dei loro passi più importanti ciascun componente ha fatto la sua parte, permettendo a tutto il gruppo e non solo a uno di regalare al pubblico una serie che non farà rimpiangere i video virali dei social.
Pesci piccoli dei The Jackal, la recensione
I The Jackal, lo sappiamo, nascono sul web e diventano famosi grazie alle migliaia di condivisioni sui social dei loro video. Tra ospiti d’eccezione, parodie ed idee originali, i loro canali sono diventati presto seguitissimi e popolari. Ma una cosa è fare un video da condividere su internet, un’altra fare una serie tv.
Il rischio più grande di Pesci piccoli era proprio quello di trovare una discontinuità tra ciò per cui i The Jackal sono diventati famosi e la serie stessa. Un po’ come era successo con Generazione 56K, in cui, però, il gruppo napoletano compariva solo in parte con Fabio Balsamo e Gianluca Fru, così come il resto del gruppo era citato nei credits come “collaborazione”.
Pesci piccoli è invece The Jackal dal primo all’ultimo minuto dei sei episodi della prima stagione. I già citati Balsamo e Fru, Aurora Leone e Ciro Priello non a caso non interpretano dei personaggi veri e propri, ma delle versioni fittizie di loro stessi: l’idea alla base della serie è infatti quella di mostrare cosa succede in una giornata tipo negli uffici napoletani di The Jackal, tra riunioni, idee approvate ed altre bocciate e scadenze imminenti, il tutto calandolo in un contesto che ironizza proprio su ciò con cui il gruppo è diventato famoso, ovvero i social network.
Il risultato è una workplace comedy onesta, divertente, senza pretese ma non per questo meno godibile. I The Jackal hanno studiato, e si vede: ogni episodio ha una scrittura che rispetta il formato della comedy, con più storyline che si intrecciano, piccoli colpi di scena e guest-star di puntata.
Se nella forma e nella sostanza, quindi, il canone è pienamente rispettato, l’ingrediente segreto (mica tanto, a dir la verità) sono proprio loro: Fabio, Fru, Aurora e Ciro. Capaci di restare loro stessi dallo schermo di uno smartphone a quello di una tv, l’impronta umoristica dei componenti più famosi dei The Jackal non viene tradita e, soprattutto, non tradisce quel pubblico che dalla loro serie si aspetta di vedere quello stesso tono scanzonato dei video diventati virali.Consapevoli di non aver inventato nulla di nuovo con questa serie (che prende a pieni mani dai classici della comedy made in Usa, in primis The Office, ampiamente omaggiato nel quarto episodio), i The Jackal se la godono e si rivolgono al loro affezionato pubblico. Nessuna ambizione di sfondare dopo il web anche le piattaforme, sebbene Pesci Piccoli sarà una gradita sorpresa per il catalogo di Prime Video, capace anche -perché no- di incuriosire qualche abbonato all’estero. Ma, in fin dei conti, è giusto così: questi pesci potranno sembrare piccoli, ma sono molto affamati.