Home Che Tempo Che Fa Che tempo che fa, una storia lunga vent’anni. Tra ospiti illustri, promozioni e furenti polemiche

Che tempo che fa, una storia lunga vent’anni. Tra ospiti illustri, promozioni e furenti polemiche

Che tempo che fa e Rai, un rapporto che s’interrompe dopo vent’anni. Il 13 settembre 2003 l’esordio. Nel 2006 il primo record d’ascolti con Celentano, battuto anni dopo dal Papa. Le polemiche sui compensi, l’approdo su Rai1, la fase del covid. Fino ai saluti

pubblicato 22 Maggio 2023 aggiornato 23 Maggio 2023 11:34

Una storia lunga quattro lustri. Perlomeno quella targata Rai. Se il brand Che tempo che fa verrà riproposto anche altrove lo scopriremo presto. Quel che è certo, per ora, è l’interruzione del rapporto con la tv di Stato, dove il talk di Fabio Fazio è nato e si è affermato.

Data di lancio: 13 settembre 2003. Per il conduttore ligure si trattò di un nuovo inizio, dopo due anni di inattività in seguito all’interruzione del rapporto con La7 – seguito da ricca liquidazione – ancora prima che il suo annunciato Fab Show partisse.

Sì perché Fazio il suo addio alla Rai lo aveva già dato il 17 giugno 2001, giorno dello scudetto della Roma e della sua ultima puntata di Quelli che il calcio. “La mia richiesta di restare in Rai per due anni con un talk show di seconda serata è stata ritenuta eccessivamente impegnativa”, dichiarò al Messaggero. “Questo clima di incertezza non è il modo migliore per far decollare nuovi progetti che hanno bisogno di lungo respiro”. Sempre Il Messaggero fece riferimento al compenso che Fazio avrebbe ricevuto a La7: “21 miliardi (di lire, ndr) per tre anni”.

Qualche mese dopo fu Gigi Vesigna su Famiglia Cristiana a raccogliere il suo sfogo: “Se in Rai avessero accolto il mio progetto, probabilmente sarei rimasto, ma non è andata così. Del resto, per realizzare questo Fab show, che ha tre ospiti a puntata e, come idea base, la curiosità e non l’aggressività, chiedevo una continuità di due o tre anni”.

Sembrava la descrizione perfetta di ciò che poi sarebbe stato Che tempo che fa, che di stagioni non ne ha totalizzate né due, né tre, ma venti.

Gli inizi

L’avvio, quella sera di settembre, fu sancito dal breve saluto di Fazio (“Sono felice di essere tornato, sono un po’ fuori allenamento, le cose si aggiusteranno piano piano”) e dalla sigla, chiara e voluta citazione del tema musicale delle previsioni di Edmondo Bernacca.

Parlare del tempo che fa è un modo per parlare del meteo ed evitare di parlare di altro, ma è anche un modo per parlare dei tempi che corrono”, spiegò il padrone di casa.

Con al collo la cravatta portafortuna di Fabrizio De André – regalo di Dori Ghezzi – Fazio si collegò immediatamente con il Meteo Lab, dove fece la sua apparizione il meteorologo Luca Mercalli. L’informazione e gli aggiornamenti vennero affiancati alla comicità, all’epoca affidata alle gag di Antonio Cornacchione e Francesco Paolantoni.

Assente invece – tra mille polemiche – il fisico Franco Prodi, fratello di Romano, escluso da una direttiva dal cda Rai. “Spero che qui nessuno abbia parenti politici, altrimenti…”, ironizzò Fazio. Si manifestò così, di fatto, il primo braccio di ferro tra il programma e il mondo della politica.

Tre, in origine, gli appuntamenti settimanali: il sabato e la domenica dalle 20.10 alle 21, con una striscia più breve al venerdì di appena venti minuti.

So bene che potremmo fare tra il 5 e il 6,50% di share con punte del 4,50 e del 7%”, osservò Fazio con realismo. Le difficoltà, in effetti, non mancarono, con le pratiche di assestamento che necessitarono del giusto tempo e di sostanziali modifiche, a partire dal talk, che prese il sopravvento sul resto.

E così, nel 2005, venne inaugurato il ‘momento Littizzetto’, che non sarebbe stato più interrotto, oltre ad un ampliamento delle interviste, divenute gradualmente il fulcro dell’intero format. Ad introdurli, dalla serata inaugurale e per l’anno e mezzo successivo, fu Ilary Blasi, ormai ex ‘letterina’, per passare a Filippa Lagerback, che non avrebbe più mollato la sedia.

Gli ascolti

Il primo exploit d’ascolti venne registrato il 2 dicembre 2006, quando in studio apparve Adriano Celentano. Gli spettatori incollati allo schermo furono 6,271 milioni, per uno share del 24,81%. Un record rimasto inattaccato fino al 6 febbraio 2022, serata in cui 6.731.000 spettatori (25,4%) si collegarono per il faccia a faccia tra Fazio e Papa Francesco.

Fazio ha praticamente intervistato tutti. Attori, cantanti, politici. Quasi sempre con un film o un album da promuovere. L’elenco, tuttavia, ha acquisito man mano prestigio, attribuendo a Che tempo che fa un’aura di istituzionalità. Ecco quindi Barack Obama, Tom Hanks, Meryl Streep, Emmanuel Macron, Sean Penn, Whoopi Goldberg, Bill Gates, Al Gore, Lady Gaga, Bono, Richard Gere, Madonna. Solo per citarne alcuni.

Le polemiche

Innumerevoli le controversie, per svariati motivi. Nel 2006 le parole di Tiziano Ferro sulle “donne messicane con i baffi” scatenarono un mezzo incidente diplomatico, idem quelle di Marco Travaglio contro Renato Schifani nel 2008, mentre nel 2013 il gesto dell’ombrello rivolto da Diego Armando Maradona ad Equitalia fece insorgere il viceministro all’economia di allora Stefano Fassina (“gesto da miserabile”) e Renato Brunetta, che depositò un’interrogazione al presidente della commissione di Vigilanza della Rai. Lo stesso Brunetta che, qualche settimana dopo, affrontò Fazio dal vivo, alludendo ai 5 milioni di euro di stipendio. “Non posso dire se sia vero o no perché ho un contratto che mi vincola alla riservatezza”, replicò il diretto interessato. “Questo programma è interamente pagato dalla pubblicità, io faccio guadagnare la mia azienda. Conosco il valore del denaro e sono orgogliosissimo di restituire il 50 per cento in tasse. La Rai deve essere tutelata, è un’azienda sul mercato. Rivelare continuamente soldi, conti e scelte non le fa bene”.

Un tormentone quello sui compensi, cavalcato negli anni a venire soprattutto da Matteo Salvini. “Fazio incassa in un mese quanto il ministro dell’Interno prende forse in un anno”, tuonò il leghista nel pieno del governo gialloverde. “Un mese per andare a fare lo show in tv, un anno per fare il ministro che si occupa della sicurezza di 60 milioni di persone”.

L’approdo su Rai1

La promozione di Che tempo che fa da Rai3 a Rai1, avvenuta nel 2017, si trasformò da subito in un costante tiro al piccione, più che in una consacrazione. Complice la fuoriuscita da Viale Mazzini e l’approdo su La7, proprio alla domenica, da lì partì un infinito duello a distanza con Massimo Giletti, a cui – in realtà – Fazio non ha mai prestato il fianco.

Il covid

Due stagioni sull’ammiraglia, seguite da un fugace approdo su Rai2 sponsorizzato da Carlo Freccero e, infine, il rientro sul ‘tre’, coincidente alla fase più difficile e complicata, ovvero quella della pandemia, che ha privato Che tempo che fa del pubblico in studio, ma al contempo ha assegnato alla trasmissione il ruolo indiscutibile di faro informativo.

Immancabili gli spin off, utili pure come scorporo ai fini dell’Auditel. Da Che fuori tempo che fa a Che tempo che farà, passando per Il tavolo, decisamente l’esperimento più fortunato e gradito.

Che Tempo Che Fa