Bruno Barbieri a Tvblog: “A 4 Hotel racconto l’esigenza di cambiamento”
Bruno Barbieri, ai microfoni di Tvblog, presenta la nuova stagione di 4 Hotel, dal 18 maggio, ogni giovedì, in esclusiva su Sky Uno
Dal 18 maggio, ogni giovedì, alle 21.15 in esclusiva su Sky Uno e in streaming solo su NOW, sempre disponibile on demand, visibile su Sky Go, per otto episodi, torna ‘4 Hotel’, (una produzione Sky Original realizzata da Banijay Italia), le nuove sfide tra alberghi con Bruno Barbieri. Oltre Firenze, Emilia Romagna, Trieste, Umbria, Milano e Carnia, il format sbarca all’estero, toccando Marrakech e Malta.
Pochi giorni fa, a Milano, abbiamo incontrato Barbieri per farci raccontare, in anteprima, retroscena e aspetti inediti di un programma di successo.
Che edizione sarà?
“Sicuramente molto interessante. Siamo andati finalmente anche all’estero, a raccontare che cosa fanno gli italiani fuori dal nostro Paese. E devo dire che abbiamo scoperto delle cose davvero meravigliose. Siamo stati in Marocco, a Malta. Confermo che noi italiani abbiamo una marcia in più. Questa nostra italianità, che abbiamo nell’anima, ci rende unici, speciali. Abbiamo scoperto dei riad stupendi. Gli italiani hanno dato prova di essere riusciti ad integrarsi perfettamente in un altro Paese senza trascurare l’anima italiana… te ne accorgi subito dall’ospitalità, da un certo modo di porsi. C’è piaciuto tanto raccontare questa realtà”.
Sei d’accordo, sul fatto che il mondo dell’hotellerie sia cambiato con l’Italia?
“Sono molto d’accordo. Soprattutto chi ci governa sta iniziando a capire che l’hotellerie è il biglietto da visita del nostro Paese. Sta cercando di dare una mano anche agli albergatori. Non è un discorso economico ma legato al fatto di ‘sburocratizzare’ tutto il meccanismo. E’ chiaro che vorremmo tutto e subito. Ma tutto e subito non si può. Anche il fatto, pian piano, di aiutare i giovani, gli albergatori del futuro, è importante. Stiamo facendo davvero un grande lavoro in Italia. Questo è fondamentale. Perché l’Italia ha bisogno di un cambiamento. Attraverso l’hotellerie e la ristorazione, si possono creare nuovi ambienti di lavoro, nuove realtà. Si deve aiutare le persone ad entrare in questo mondo con scuole professionali. Serve alta specializzazione. Per esempio, in una reception di un hotel, devi inserire chi sa parlare 3 o 4 lingue, non solo l’italiano. Conoscere quelle lingue basiche che ti consentono di interagire con il maggior numero di turisti. Io non sono d’accordo sul fatto che in Italia non c’è lavoro. In Italia c’è. Ma c’è bisogno soprattutto di gente che si specializzi, di persone che arrivi da altri Paesi. Sono molto favorevole all’ingresso di persone che arrivino da altri Paesi. Danno un’aria ‘internazionale’, ovvero il mixaggio di tante culture, anche nel settore della ristorazione, è una ricchezza, è interessante. C’è da lavorare anche sotto quell’aspetto. Devi dargli la possibilità di lavorare, di integrarsi, imparare la nostra lingua, la nostra cultura. E noi, in cambio, ci arricchiamo con la loro cultura. Quando riusciremo a fare tutto questo si aprirà un universo”.
Qual è stata la tua impronta personale al format?
“Io sono stato sempre un viaggiatore nella vita. Pensa, io non viaggio mai con le valigie. Viaggio sempre con tre cose: una carta di credito, una buona assicurazione ed il cellulare. Tutto il resto lo compri, lo usi, lo integri dove sei. Il mio apporto al programma, senza dubbio, per quello che ho fatto, per l’autorevolezza acquisita, è stato quello di avere la possibilità di raccontare l’esigenza di un cambiamento. Quando, tempo fa, abbiamo introdotto la parola ‘topper’, sono nate delle cose incredibili. Oggi, addirittura, vedo in giro, le pubblicità dei divani col topper. A Rimini abbiamo scoperto le cucce dei cani col topper. Può sembrare banale ma è una cosa che fa stare bene. Dormi meglio. Abbiamo fatto capire agli albergatori e non che i dettagli sono fondamentali in tutti i lavori. Riuscire a far capire questo, alla gente, che ci può essere un cambiamento, è stato importante. Ti faccio altri esempi come ‘farcire’ un frigobar, o i letti ‘tirati a balestra’ (quando arrivi in stanza e hai le lenzuola super tirate in maniera perfetta), la scelta dei guanciali (che non sono quelli per fare la carbonara, ride, ndb ma il cuscino più morbido o duro)… tutte queste piccole cose fanno la differenza. Che non devi trovare solo nei 5 Stelle extralusso ma anche nei Bed & Breakfast o nella piccola pensione”
Dopo aver terminato le registrazioni, hai avuto modo di ritornare negli hotel e confrontarti con i gestori?
“Assolutamente sì. Io ritorno sempre. Come dico sempre nel programma ‘Barbieri ritorna sempre’…”
E che riscontri hai avuto?
“Ho avuto dei riscontri ottimi. Cioè, tutto quello che era stato presentato. Era vero perché, quando noto cose finte, io mi incaxxo. Il cambiamento è epocale, storico. Si avverte un cambiamento reale del Paese. Fare 4 Hotel è faticoso, durissimo. E’ più duro di fare Masterchef. Per realizzare una puntata ci vogliono 7 giorni di riprese. Sei sempre con la valigia in mano, non sei mai in casa. Ho dormito in 198 letti. Andando in giro, mi rendo conto che sono nati i nuovi ‘Bruno Barbieri’. Incontro, spesso, gente super informata, preparata. Inizialmente, gli albergatori erano terrorizzati. Ora non più. La gente sta cambiando, sta entrando in un mondo. Gli albergatori, come i ristoranti come gli chef, stanno uscendo dal loro guscio, stanno guardando fuori, fuori mentre la vita va a mille all’ora”.
Quindi, confermi, la funzione educativa di un format come 4 Hotel…
“Assolutamente sì. Un po’ come lo è stato Masterchef. All’inizio, la gente andava al ristorante e si riempiva la pancia. Oggi, invece, sa esattamente cosa succede in cucina, cosa mangiano. Questo accade anche nell’hotelleria. Oggi, gli alberghi comunicano un qualcosa, hanno un’attività. Troviamo hotel, ad esempio, che cambiano le lenzuola stagionalmente. Le lenzuola di lino vanno messe d’estate. Magari, in inverno, prediligi quelle di flanella. C’è una grande ricerca, un cambiamento. Tutto questo crea lavoro. Dietro al mondo dell’hotellerie, c’è un mondo che va sviluppato, protetto”.