A Casa Tutti Bene 2 racconta la “complessità dell’umanità tra ombre e ricerca della luce”
Gabriele Muccino, Francesco Scianna, Silvia D’Amico e Simone Liberati hanno presentato le nuove puntate dal 5 maggio su Sky e NOW
“Il tessuto familiare è intriso d’amore, senza l’amore ci sarebbe l’apatia, un legame di sangue così forte che è capace di creare anche i conflitti più devastanti“. La famiglia è il motore che muove A Casa Tutti Bene – La Serie e più in generale un po’ tutti i lavori di Gabriele Muccino che, insieme al cast, ha presentato le 8 nuove puntate della serie in partenza su Sky e NOW in streaming da venerdì 5 maggio.
L’incontro con la stampa è stata l’occasione per Gabriele Muccino e i tre “fratelli Ristuccia” Silvia D’Amico, Francesco Scianna e Simone Liberati, di fare un punto sulla seconda stagione di A Casa tutti bene “che riparte dal finale della prima stagione in cui la temperatura era altissima e i primi 10-15 minuti sono tutti una corsa frenetica” spiega Muccino. Dopo l’inizio frenetico la serie salta un anno in avanti e i personaggi “si portano dietro il peso di quello che è successo, la pressione salirà ulteriormente entreranno in gioco delle complicazioni che non sono più relazionali ma fisiche. I personaggi si ritrovano davanti a una scelta tra scappare e combattere per sopravvivere“.
Una famiglia da cui fuggire – A Casa tutti bene 2
“La letteratura è piena di famiglie disfunzionali” dice Gabriele Muccino che ha sempre posto la riflessione sul luogo primario della formazione della persona, al centro delle sue storie. “Ho iniziato a fare cinema perché balbettavo al liceo e volevo trovare un modo per farmi conoscere, per raccontarmi. Più caos porti nella tua esistenza più creativo sarà il modo in cui riesci a raccontarlo perché ti ha permesso di scandagliare le pieghe dell’animo umano“.
La componente crime introdotta in A Casa Tutti Bene La Serie secondo Muccino era qualcosa che aveva interiorizzato da tempo e la facilità con cui è riuscita a rappresentarla significa che era qualcosa che aveva interiorizzato e cercava solo di uscire. “Shining che ho visto a 12 anni è un film che ritengo fondamentale per la mia formazione cinematografica” incarna un esempio di famiglia malata, estremizzata.
La famiglia di A Casa Tutti Bene ma più in generale le famiglie sono un elemento da cui distanziarsi per poter crescere “bisogna allontanarsi per comprendere se stessi e formarsi” ha detto Francesco Scianna. “La ricerca della felicità passa anche per una ricerca individuale” secondo Silvia D’Amico mentre Simone Liberati ha sottolineato quanto sia virtuoso lottare per ottenere ciò che si vuole quindi anche l’indipendenza.
Emozioni portate all’estremo
Gabriele Muccino durante la presentazione di A Casa Tutti Bene ha esaltato il ruolo della donna che è più centrata, consapevole di come portare avanti la famiglia, le relazioni. “L’uomo nasce per cacciare e riprodursi. La donna rimaneva a casa e costruiva il villaggio, parlando costruiva relazioni. E ancora oggi è così“. In compenso gli uomini di A Casa Tutti Bene hanno spesso reazioni violente sia verbalmente che fisicamente.
Francesco Scianna ha sottolineato come il suo Carlo si lascia spesso andare a una violenza verbale “spesso peggiore di quella fisica ma è parte del percorso che affronta Carlo, il modo in cui si muove. Non credo che la violenza sia centrale nella serie che piuttosto parla della fragilità umana, dei traumi che distruggono lo spirito, rappresentando un urlo dell’anima che chiede salvezza” senza trovarla. Violenza anche fisica che fa parte del personaggio di Simone Liberati “è venuta spontaneamente perché faceva parte della devastazione umana di Paolo“.
Gli attori hanno sottolineato la capacità di Gabriele Muccino di trascinarli nel mondo emotivamente travolgente dei loro personaggi “ti dà le direzioni e ti permette di lanciarti” ha raccontato Silvia D’Amico. Francesco Scianna ha invece raccontato come si sia spaventato quando nella vita gli è successo qualcosa di simile a quello che succede al suo personaggio (ma non è entrato nel dettaglio, ndr). Ha così capito come Carlo incarnasse un lato umano realistico, un passaggio dall’essere figlio all’essere adulto. Simone Liberati ha sottolineato come la serialità permetta di affrontare tutte le diverse sfaccettature dell’animo dei personaggi, i loro personaggi raccontano “l’umanità nella sua complessità tra zone d’ombra e ricerca della luce“.