Le Ragazze, Francesca Fialdini: “Spero lo vedano le giovanissime: c’è da imparare dalle donne che hanno fatto l’Italia”
Francesca Fialdini debutta alla conduzione de Le Ragazze, che torna nella seconda serata di Rai 3 da lunedì 10 aprile.
Le Ragazze stanno tornando e con loro c’è una ‘new entry’, Francesca Fialdini. Da lunedì 10 aprile alle 23.15 su Rai 3 potremo seguire nuove storie di donne famose e comuni che aprono la propria scatola dei ricordi per raccontare al pubblico le proprie vite, il più delle volte talmente ordinarie da essere straordinarie. Sei nuovi appuntamenti di seconda serata – cui si aggiunge un vero e proprio evento speciale in prime time sabato 27 maggio – per il format prodotto da Pesci Combattenti e arrivato in questo 2023 alla sua ottava stagione: una vera e propria chicca nell’offerta televisiva inaugurata nel 2016 da un ciclo dedicato alle ‘Ragazze del ’46‘, quelle che ebbero modo di votare nelle prime elezioni aperte alle donne della storia d’Italia. Il taglio narrativo, la delicatezza nell’accompagnare il racconto, unito a una cura maniacale per la colonna sonora e per la confezione, insieme a uno straordinario lavoro di ricerca delle protagoniste, hanno subito fatto de Le Ragazze una perla per entrare nella società italiana e per ripercorrere la storia del nostro Paese, al di là di quel che si vuole tramandare o che si vuol revisionare. Un lavoro denso e intenso guidato da Cristiana Mastropietro, con cui abbiamo avuto più volte il piacere di chiacchierare di televisione, Riccardo Mastropietro e Giulio Testa, con la regia di Riccardo Mastropietro e Jovica Nonkovic.
Questa ottava stagione, che arriva a due anni e mezzo dalla precedente e che ha avuto come cornice Palazzo Corrodi a Roma, sede della Cassa Italiana di Previdenza e Assistenza Geometri, ritrova la conduzione in studio dopo lo stop dettato dal Covid: il testimone di Gloria Guida, che ha fatto da filo narrativo dalla terza alla quinta stagione, è ora raccolto da Francesca Fialdini, che con il racconto di storie, e in particolar modo di storie al femminile, ha di certo dimestichezza vista l’esperienza con Fame d’amore e Da noi… a ruota libera, appuntamento domenicale dalla collocazione non semplice ma che è riuscito a ritargliarsi una fetta sempre crescente di pubblico, portando il programma alla media del 16% di share: dato non banale per un people show fatto di storie di vite comuni e celebri, storie di emarginazione e di inclusione, le più difficili da portare in tv senza retorica e senza sensazionalismi. In questo, Le Ragazze è sicuramente un esempio e Francesca Fialdini ha di certo esperienza in questo genere di racconto: abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con lei per parlare di questo suo incontro con le ‘Ragazze’, uno di quelli che ti cambia, da qualsiasi lato del teleschermo ci si trovi.
Grazie per questo incontro, sia pur virtuale… E a proposito di incontri, come è nata questa collaborazione con Le Ragazze?
Guarda, nasce da un altro incontro, quello con Cristiana Mastropietro (CCO di Pesci Combattenti, ndr), che fu capoprogetto a La Vita in Diretta nel mio primo anno di conduzione. In quella circostanza ci trovammo a sperimentare qualcosa di diverso per coprire una fascia allora insolita, quella che segue il TG, e anche all’improvviso: ci buttammo e creammo quello che chiamammo “Il caffè delle donne”, un tavolo intorno al quale donne di generazioni diverse e molto diverse tra loro si riunivano a chiacchierare del tema del giorno, dell’attualità, degli argomenti più vari. Si creò un ottimo rapporto e ora che per Le Ragazze si era deciso di tornare alla conduzione in studio sono stata chiamata da Cristiana e anche da Silvia Calandrelli (Direttore Rai Cultura ed Educational, ndr): entrambe hanno fatto il mio nome e mi ha fatto molto piacere perché essere scelta da due donne e per un progetto come questo è un attestato di stima non scontato. Il programma mi ha sempre emozionato e l’ho conosciuto anche attraverso i racconti appassionati di Cristiana, che ci tiene tantissimo: non ci ho pensato due volte.
Peraltro è un tipo di racconto che è nelle tue corde, quello fatto di storie non solo di donne ma il più delle volte talmente ordinarie da essere straordinarie…
Sì è nelle mie corde ed è grazie a mia mamma, che da quando sono nata mi ‘allena’ a questo tipo di storie e di temi. Lei potrebbe essere tranquillamente una delle Ragazze degli anni ’60 perché si è riconosciuta in tutte quelle istanze che hanno portato a spendersi per i diritti delle donne. È anche grazie a lei se alcuni di questi argomenti li sentivo già miei, li conoscevo e li ho potuti approfondire attraverso le esperienze di ciascuna delle Ragazze che abbiamo intervistato.
Come vuole la formula del programma, in ogni appuntamento si ‘intrecciano’ più protagoniste, di periodi diversi e di estrazioni diverse. Cosa ti ha colpito di più nel realizzare questo programma?
Direi che la cosa che più mi ha emozionato è il contrasto: per ogni decennio incontriamo vite diversissime. C’è chi ambiva a distruggere la Borghesia, come Barbara Alberti, con una rivoluzione dei costumi che passa attraverso la piramide sociale e c’è chi come Antonietta ambiva a fare la commessa alla Standa per avere un ruolo in società. E la tenerezza con cui lo racconta è coinvolgente… ti fa tifare per lei.
Tutte le storie, in fondo, finiscono per raccontare un’Italia misconosciuta, lasciata indietro, trattata con sufficienza, che così invece si manifesta in tutta la sua potenza…
Sono d’accordo. Del resto raramente la storia è stata raccontata con gli occhi delle donne, se non grazie alle grandi firme delle letteratura: penso a Elsa Morante, a Dacia Maraini. Ma uno sguardo davvero storico è praticamente assente: Chiara Frugoni ci ha raccontato il Medioevo, ma per la storia recente, anche solo quella dell’Italia Repubblicana, è difficile trovare uno sguardo ‘al femminile’. E invece proprio grazie alle scelte delle donne, ai loro tanti sacrifici che il Paese è andato avanti.
Direi che le storie ‘minime’, come quella di Antonietta cui hai fatto riferimento, sono quelle che più riescono a squarciare il velo dell’immagine ‘tràdita’, che più fanno conoscere le dinamiche del paese reale attraverso i decenni, al di là dei pregiudizi o di quello che pensiamo di sapere del nostro recente passato. Direi quasi che Le Ragazze è un programma ‘trasparente’, perché fa vedere attraverso lo specchio quel che spesso è coperto da narrazioni distorte dal pregiudizio.
Anche su questo mi trovi d’accordo. Se c’è una cosa che Le Ragazze non fa è ‘giudicare’. Non esprime un giudizio e fa in modo che il telespettatore non l’abbia. Se mi raccontano l’Italia rurale degli anni ’50, quella del Dopoguerra, io trovo un’Italia arcaica che mi fa sorridere ma mi fa anche arrabbiare: finisco per pensare alle ragazze di allora che hanno ‘contribuito’ a mantenere una situazione che le relegava all’ultimo posto nella società. Ma se poi ascolto la storia di Maria, la lavandaia di *** non posso che innamorarmi di leri perché con la sua gioia incontaminata, e quando vedrete la puntata capirete cosa voglio dire, ci racconta che la sua vita era quella di andare al lavatoio dalla mattina alla sera, senza acqua corrente in casa, senza elettricità; racconta con semplicità che quando è stata promessa sposa a Luigi ha mostrato al paese il corredo preparato dalla madre fin da quando era piccola per mostrare quanto fosse bella la dote che portava, che ha mostrato il lenzuolo alla suocera dopo la prima notte di nozze… insomma tutto normale per lei. E quella era la sua sincera realizzazione, quella di essere una donna maritata, una madre, che la rendeva qualcuno nella società. Ascoltandola, dunque, mi sono ritrovata a sospendere il giudizio e ho imparato da lei cosa significasse sottostare alle leggi tacite ma molto radicate in un certo tipo di società.
Tu le chiami per nome: Maria, Antonietta… Segno che si è creato un legame con loro. Ti aspettavi fosse così forte?
Si è creato un rapporto emotivamente trascinante. Ho tentato di mantenere un certo distacco, ma attraverso le loro vite vedo anche come è cambiata l’Italia e questo mi fa sentire profondamente coinvolta. Mi fa vedere come è cambiato il nostro Paese, come è cambiata la condizione femminile, a che punto siamo arrivati. Ecco perché penso sia importante che lo guardino le ragazze della nuova generazione. Spero tanto che qualcuna ‘cada’ su questo programma e lo scelga, perché imparerà qualcosa dalla vita di ciascuna di queste donne.
Avrei detto anche gli uomini di mezza età…
…ma sugli uomini ci conto di meno, punto tutte le fiches sulle donne (e non possiamo che ridere, con buona pace dell’altra metà del cielo…).
Tornando al racconto, la speranza che le ragazze di oggi ‘cadano’ sulle storie delle ragazze di un tempo è uno di quei contrasti cari al programma stesso: si cerca di raccontare un’epoca analogica ai nativi digitali attraverso un mezzo, quello tv, che cerca una sua nuova dimensione tra questi due universi. E l’analogico vien fuori con una forza straordinaria in questo programma..
È vero, è così! Come è vero che le Ragazze ci aprono la scatola dei ricordi, una scatola reale, esistente, in cui si conservavano le nostre foto, le Polaroid, i rullini della Kodak che facevamo sviluppare, i nostri diari segreti, le lettere che ricevevamo, i bigliettini, le cartoline, anche quelle che scrivevamo e non mandavamo mai. Le Ragazze partono proprio da quegli appunti della loro memoria per condividere quelli pù profondi, più intimi, più belli, sia nel dolore che nella gioia.
Il racconto di storie è un po’ il tuo specifico: parlo dell’impegno e della fatica anche settimanale di incontrare persone, di farle ‘venir’ fuori ‘a ruota libera’…
Beh, è chiaro che ne Le Ragazze c’è uno stile completamente diverso: è diverso il contesto, è diversa la modalità, sono diverse le situazioni. In questo caso è un incontro di intrattenimento, un incontro fatto per lo più di sguardi… Penso a Marina Collu, che mi ha fatto innamorare di lei: scrittrice potentissima, dall’ironia tagliente, che ci apre gli occhi sulla condizione della disabilità e sui nostri pregiudizi sulla disabilità… Ma a pensarci, cosa c’è di più bello nel nostro mestiere che mettersi a nudo di fronte all’ospite. Io non riesco a indossare un’armatura di fronte all’ospite…
E per restare in tema di ‘incontri’, l’ultima puntata di questa ottava stagione sarà un evento speciale di prima serata: puoi anticiparci qualcosa?
Per la prima volta le Ragazze protagoniste si incontreranno e succederanno cose bellissime. Sarà un evento specialissimo proprio per quel ‘confronto’ cui facevamo riferimento prima: troveremo Maria la lavandaia accanto a Edda Dell’Orso, voce delle opere di Morricone; o ancora Albertina Gasperoni, segretaria di Sandro Pertini, che ha visto con i suoi occhi il dietro le quinte e le pagine più drammatiche della nostra storia, accanto a Graziella Pera, scenografa e costumista tra l’altro del Bagaglino, a loro modo entrambe testimoni della politica italiana. Sarà un vero e proprio evento.
Una delle cose più interessanti per me de Le Ragazze è sempre stato l’uso della lingua: c’è da parte delle Ragazze, non solo degli autori, un’attenzione nell’uso delle parole che è una dote sempre più rara. La ritrovo in te anche in questa nostra chiacchierata: quanto hai lavorato e avete lavorato, come squadra, nella realizzazione dei testi. Cosa ti ha guidato?
Io cerco di farlo ma io cerco di farlo per dare giustizia a quello che loro mi hanno consegnato. Se Cristina Comencini mi apre le porte di casa, mi racconta com’era la sua famiglia, come il padre si rapportasse a questo ‘harem’ composto dalla madre e dalle sorelle, se mi racconta come ha scelto, coraggiosamente, di portare avanti una gravidanza da giovanissima e proseguire gli studi… se lei mi racconta cose così intime, ma chi sono io per cambiare con i miei termini, influenzando così anche lo sguardo su questa storia, quello che mi racconta. Si deve lavorare per sottrazione: questa è una grazie lezione che continuo a imparare ogni volta che mi misuro con un programma diverso. Il conduttore, per me, più che stare davanti a tutti deve stare dieci passi indietro.
Speri che le ragazze di oggi ‘cadano’ su questo programma e lo vedano; ecco, al di là dell’età, cosa vorresti che dicessero i telespettatori dopo aver visto una puntata de Le Ragazze, cosa vorresti ‘trattenessero’ dell’esperienza di questo programma?
Vorrei sinceramente che la prima reazione fosse di sorpresa. ‘Ma davvero le cose stavano così?’, ‘Ma guarda che coraggio che ha avuto quella donna!”. Questo vorrei che pensassero! E di coraggio ne hanno avuto un po’ tutte le Ragazze che raccontiamo: questo impeto intrepido, indomito, caratterizza un po’ tutte le nostre protagoniste, al di là del fatto che abbiano avuto vite ordinarie o da pioniere, come Yvonne Girardello, che oggi ha 100 anni e che è stata la prima hostess italiana, la prima a volare in un mondo di soli maschi. Ecco, vorrei che pensassero questo!
E noi ce lo auguriamo, così come auguriamo a Francesca Fialdini tutto il meglio e anche una nuova stagione all’insegna de Le Ragazze. “Ecco, l’apprezzo molto perché continuare con Le Ragazze sarebbe un bel percorso… sarebbe un cammino luminoso” ci confida in chiusura. E ce lo auguriamo. Lunga vita a Le Ragazze.