La Tv dei 100 e uno e quelle domande su Putin e Zelensky. L’eterno quesito: come vanno trattati i bambini?
A La Tv dei 100 e uno i bambini commentano la guerra tra Putin e Zelensky. Ma è qui che scatta il corto circuito: come vanno trattati i bambini? Da adulti, nonostante adulti non siano, oppure da piccoli fenomeni?
Putin, Zelensky. La guerra. Il tema, da un anno fisso in ogni talk che si rispetti, è approdato anche a La Tv dei 100 e uno, con i bambini capitanati da Piero Chiambretti chiamati ad esprimere un’opinione sul conflitto.
“Cosa ne pensate di queste due persone?”, ha chiesto il padrone di casa ad una rappresentanza limitata probabilmente selezionata a monte.
“Secondo me non si litiga mai in uno, ma in due”, ha sentenziato un primo bambino. “Ognuno dei due avrà torto, chi di più, chi di meno. Al telegiornale non ci dicono sempre la verità. In Italia ci dicono una cosa, all’estero un’altra. Bisogna informarsi un po’ da soli”.
Parole che, se messe in bocca ad analisti con più primavere alle spalle, genererebbero l’eterno conflitto tra sostenitori dell’Ucraina e filo-putiniani.
Se un altro ragazzino si è concentrato su un Putin mai uscito dal clima di guerra fredda, il carico è arrivato poco dopo: “Putin ha fatto questa guerra non perche voleva invadere l’Ucraina, ma perche si è voluto difendere dalle altre nazioni che volevano già invadere la Russia”.
Le osservazioni sono state bilanciate. E puntualmente si è palesato chi appoggia Zelensky “perché vuole difendere la sua Ucraina” affiancato da chi, con buona dose di retorica, ha sentenziato che “Zelensky perderà questa battaglia perché a perdere è sempre la popolazione civile e Putin non è una persona civile”. Tutto questo in bocca a fanciulli di età compresa tra i 6 e gli 11 anni.
L’esperimento di Chiambretti, va detto, è interessante, in quanto testimonia la capacità dei più piccoli di assorbire informazioni, nozioni e opinioni. Proprio come delle spugne, i bambini incamerano pensieri e sfoghi che magari vengono espressi a tavola dai genitori.
Ma è qui che scatta il corto circuito: come vanno trattati i bambini? Da adulti, nonostante adulti non siano, oppure da fenomeni che hanno sviluppato qualità intellettive prima degli altri coetanei?
Di fronte ad un ragazzino che sembra un baby Orsini o il suo contrario, cosa è giusto fare? Complicato buttarla sul ridere, considerato anche l’argomento; inopportuno e forse surreale prenderlo sul serio. Si resta pertanto interdetti, in un limbo che paralizza i giudizi più immediati. “D’altronde sono bambini, che gli vai a dire?“