Ted Lasso 3, il metaverso del calcio per ricordarci di stare bene
Jason Sudeikis e Bill Lawrence (papà di Scrubs) hanno fatto crescere un racconto che dalla semplice motivazione personale ha portato sul piccolo schermo argomenti più complessi, raccontati con la giusta ironia
L’evoluzione che Ted Lasso ha compiuto in soli tre anni è evidente sotto gli occhi di tutti: nata come comedy spensierata, realizzata per impreziosire il già ben nutrito catalogo di Apple TV+ con una storia leggera ma non superficiale, in pochi anni la comedy voluta dallo stesso protagonista Jason Sudeikis e dal papà di Scrubs Bill Lawrence è diventata un punto di riferimento per un nuovo modo di pensare alla comicità nelle serie tv. E anche la terza stagione, che ha da poco debuttato in streaming, sembra voler cambiare ancora.
Ancora non conosci Ted Lasso?
Ted Lasso è una di quelle commedie di nicchia, di cui parlano tanto gli addetti ai lavori ma di cui, forse, il pubblico più vasto non è pienamente al corrente di cosa parli. Facciamo dunque un breve riassunto di cosa sia Ted Lasso, anche per capirne la genuinità dell’idea.
Innanzitutto, va ricordato che il personaggio dell’allenatore interpretato da Sudeikis è inizialmente nato per alcuni spot pubblicitari, tramite cui la rete statunitense Nbc Sports voleva promuovere la propria copertura della Premier League inglese. Il personaggio creato da Sudeikis ha divertito così tanto sia il pubblico che lo stesso interprete da pensare di affidargli una serie tv tutta sua.
Nasce così Ted Lasso: ambientata in Inghilterra, la storia comincia con il protagonista che accetta l’incarico di allenare la fittizia squadra del Richmond, nonostante di calcio europeo -lui che è allenatore di football americano- non ne sappia nulla. Affiancato dal fedele coach Beard (Brendan Hunt), Ted inizia la sua avventura senza sapere che la neo presidentessa della squadra, Rebecca Welton (Hannah Waddingham), l’ha assunto proprio in virtù della sua ignoranza in materia calcistica.Rebecca ha infatti ricevuto le quote della squadra dall’ex marito (interpretato da Anthony Head, il mitico Giles di Buffy), che al Richmond era molto affezionato. Ma per vendicarsi dell’infedeltà del marito, Rebecca punta a far fallire la squadra, a cui lui era molto affezionato.
Nella prima stagione, l’inguaribile ottimismo di Ted riesce non solo a creare una squadra compatta sia sul campo che nello spogliatoio, ma anche a conquistare tutto lo staff tecnico, compresa Rebecca che, alla fine, ne diventa la prima sostenitrice. La seconda stagione si sofferma invece sui temi legati alla salute mentale negli sport ed a come le pressioni esterne possano provocare disagi psicofisici di cui non tutti hanno il coraggio di parlare. La terza stagione, appena cominciata, si riavvicina a parlare di calcio giocato, narrando la crescita della squadra e dei suoi componenti ed intraprendendo un nuovo viaggio con obiettivo la vittoria in Premier League.
Ted Lasso, l’evoluzione di Olivia Pope
Capire perché una serie come Ted Lasso abbia velocemente conquistato la critica, fino ad essere l’attuale detentrice dello scettro di Miglior Comedy agli Emmy Awards (premio vinto per due anni di fila, nel 2021 e nel 2022), è molto semplice. Sudeikis e Lawrence hanno costruito un metaverso del calcio, in cui all’ambizione ed al risultato favorevole a tutti i costi si affianca lo sguardo paziente e rassicurante di una scuola di pensiero sempre più necessaria.
I discorsi motivazionali di Ted, fatti alla squadra ma anche a chiunque altro incroci il protagonista lungo la sua strada ed abbia bisogno di una “spinta”, puntano a tirare fuori il meglio di chiunque. E non per forza per vincere o annientare l’avversario, un po’ come faceva Olivia Pope in Scandal (che parlava ai suoi “gladiatori” infondendo loro una cieca sete di rivalsa su un torto subìto), ma per accettare se stessi, sia nella vittoria che nella sconfitta. Lui stesso, per, primo, ne ha bisogno: la seconda stagione approfondisce le ragioni del suo trasferimento dagli Stati Uniti all’Europa, affidando a lui e non a personaggi comprimari una storyline non facile da gestire, sopratutto in una serie che deve riuscire a far bilanciare queste tematiche con l’ironia.
Il messaggio semplice ma rivoluzionario di Ted Lasso è presto dilagato nel corso della serie, diventandone una delle colonne portanti oltre, ovviamente, alla vena comedy di cui è intrisa la serie. Un dettaglio, questo, non da poco, perché ridendo e scherzando Apple TV+ ha realizzato un prodotto attualissimo e necessario, capace di sfruttare il linguaggio universale dello sport per parlare di salute mentale e ricerca del benessere e, soprattutto, di saper prendere la vita con la giusta serenità, una partita alla volta.
La crescita di Ted Lasso (che ha aperto una via)
Nel corso degli episodi, Ted Lasso ha individuato una propria miscela di drama e comedy: niente di nuovo, la dramedy è ormai un genere che tutti conosciamo molto bene. Dai canonici 30 minuti, gli episodi sono velocemente passati intorno ai 50 minuti di durata: anche questo è segno dell’evoluzione di un progetto nato probabilmente senza l’aspettative di diventare così amato e ben voluto.
Il formato è stato confermato nella terza stagione che, stando alle voci circolate prima della sua distribuzione, potrebbe essere l’ultima. Ted Lasso potrebbe chiudere così all’apice del suo successo, e chissà se sarà davvero così: l’impressione è che una storia come questa meriti di avere una conclusione che non cavalchi l’onda della popolarità e dell’apprezzamento della critica, ma che sappia fermarsi un po’ prima e lasciare a questi personaggio la libertà di potersi muovere nella fantasia degli spettatori anche dopo la conclusione.
Quel che è certo è che Ted Lasso ha aperto una via: quella della comedy che non cerca la battuta di pancia, ma che sappia smuovere un pensiero ottimista e circolare un incoraggiamento fattibile e non impossibile. Serie tv come Abbott Elementary (su Disney+) e Shrinking (su Apple TV+) hanno proprio questo obiettivo: far sorridere senza dimenticare le difficoltà della vita.