Django, Thomas Trabacchi, Vinicio Marchioni, Manuel Agnelli e Camille Dugay: “con i nostri personaggi si toccano temi attuali”
I quattro attori italiani arrivano tutti in momenti e situazioni diverse nella serie
Prosegue su Sky Atlantic, on demand e su NOW in streaming, l’appuntamento con Django, miniserie western ispirata al film di Corbucci, diretta da Francesca Comencini. Se gran parte del cast è internazionale con Django interpretato da Matthias Schoenaerts, Nicholas Pinnock nei panni di John Ellis, il visionario fondatore di Nuova Babilonia, Lisa Vicari, che è Sarah, la figlia di Django, e Noomi Rapace nel ruolo della potente e spietata nemica di Ellis, Elizabeth Thurmann, nel corso delle puntate arrivano diverse guest star italiane, come Franco Nero (il Django originale) che sarà un reverendo. Abbiamo avuto modo di fare qualche domanda a Thomas Trabacchi, Camille Dugay, Manuel Agnelli e Vinicio Marchioni parte del cast di Django.
Come potete vedere nell’intervista video, abbiamo chiesto a ciascuno di loro, senza fare spoiler, di raccontarci i loro personaggi e il rapporto che hanno con Django, per avere così un affresco di quello che ci aspetta.
Thomas Trabacchi: io interpreto Rosario, fa parte di un primo flusso migratorio è un uomo che scappa da una miseria, da un trauma, si porta dietro un dolore, ed entro in contatto con il protagonista conflittualmente per una serie di motivi sostanzialmente economici. Si produce del male all’inseguimento di un benessere che nel mio caso non ho mai avuto perchè le persone che lasciano il paese natio per cercar fortuna, lasciano la miseria. Questo accade anche oggi, è un tema interessante anche capire come si possa produrre violenza e rabbia a causa del dolore. Non voglio dire che sia assolutorio ma è un elemento da considerare.
Camille Dugay: Margaret è la moglie di Django, emerge in alcuni flashback che vengono tradotti in un modo visivo molto efficace e che rende l’idea di un qualcosa che si lascia alle spalle.
Vinicio Marchioni: io sono un ufficiale dell’esercito confederale che ha a che fare con Django in alcuni flashback, in qualche modo gli faccio da specchio in quel periodo della sua vita, rispetto a una lontananza, a una mancanza dei figli, della famiglia, e lui concluderà il suo viaggio e io lo concluderò prima…
Manuel Agnelli è Oscar Beaunney: sono un gentiluomo della Louisiana riadattato in una zona un po’ impervia a estrarre petrolio con una turbina, in particolare il mio personaggio entra in contatto con John Ellis, in modo conflittuale ma poi ci uniamo per combattere i cattivoni di Elizabeth.
Il western è un genere che sta tornando prepotentemente alla ribalta perchè, come sostiene Dugay nell’intervista video, “permette di esplorare temi contemporanei con delle chiavi molto interessanti. Nel caso di Django per esempio è stato fatto un lavoro per rimettere in un contesto d’epoca delle soggettività che sembra abbiamo riscoperto ieri ma che invece esistono ed esistevano anche allora, parlo in termini di diversità culturale, di genere, di sessualità, anche di rapporto con il potere, di personaggi femminili, temi che oggi tornano con forza. E forse il genere permette una distanza e un’epica”.
Come aVicari e Schoenaerts e aCristina Comencini, anche ai 4 attori italiani abbiamo chiesto se ci sarebbe bisogno oggi di una nuova Babilonia. Vinicio Marchioni ha risposto dicendo che ce n’è sempre bisogno perchè “permette di mescolarsi, di perdersi per ritrovare qualcosa in qualcun altro che è diversissimo da te, il mondo si rinnova grazie a queste miscellanee, se eliminiamo questa possibilità diventeremo degli automi super specializzati in una cosa soltanto ma non ci sarebbe tanta fantasia. Molto bella la veloce riflessione di Camille Dugay le babilonie ci sono già nel mondo, l’importante è raccontarle, le narrative sono importanti, dargli lo spazio.