Resta con me, l'”algoritmo De Giovanni” che porta su Raiuno un’altra storia di potenziale successo: la recensione
I temi più cari a De Giovanni convergono in una storia che ritrova Napoli protagonista
Se le piattaforme streaming hanno l’algoritmo per capire quale sarà la loro prossima serie tv da produrre, per Maurizio De Giovanni basta guardare al suo più recente passato per creare la sua nuova storia formato piccolo schermo. In Resta con me, in effetti, molti degli elementi che fanno da collante a tutta la storia sembrano derivare dai successi televisivi precedenti dello scrittore.
Resta con me, recensione
Basta dare un’occhiata ai primi due episodi della serie tv di Raiuno e RaiPlay per rendersi conto che De Giovanni ha attinto dalla sua stessa esperienza passata per ideare quello che potrebbe essere un suo nuovo fortunato racconto catodico.
Innanzitutto, c’è il poliziesco: una squadra di personaggi forti, che spesso entrano in conflitto l’uno con l’altro, ma che quando c’è da unire le forze per contrastare un nemico non esitano e darsi la mano a vicenda. Proprio come il gruppo protagonista de I Bastardi di Pizzofalcone.
Quindi c’è il tema sociale, con -da una parte- la linea narrativa del piccolo Diego (Mario Di Leva), rimasto orfano di padre e che ora rischia di finire in una casa famiglia se i Servizi Sociali non interverranno in tempo per evitare che la sua situazione si perda nei meandri della burocrazia; ma anche -dall’altra- la storyline del personaggio di Paola (Laura Adriani), Giudice del Tribunale dei Minori che permette di dare uno sguardo a numerose storie di bambini e famiglie in difficoltà. Un tema che De Giovanni ha sviluppato grazie al personaggio prima letterario e poi televisivo di Mina Settembre.E poi c’è il protagonista: Alessandro Scudieri (Francesco Arca) fa quasi sempre di testa sua, finendo per isolarsi dal resto dei colleghi -che però stima- pur di raggiungere il proprio obiettivo, avendo una visione del lavoro e dell’esistenza che non riesce a condividere con gli altri. Con le dovute proporzioni, un po’ come il protagonista de Il Commissario Ricciardi.
Resta con me -che a differenza dei tre titoli sopra citati è un’idea originale per la tv e non è una trasposizione di alcun romanzo- sembra insomma seguire una sorta di “algoritmo De Giovanni”, dove la passione per l’indagine, per la società odierna e per i personaggi che mai sono veramente sereni vivono dentro una stessa città, quella Napoli che il mondo delle fiction deve ringraziare per essere capace di regalare sempre scenari differenti e capaci di ospitare storie nuove. Tante anime, una base solida e che il pubblico sentirà familiare: una formula “furba” ma che riesce a funzionare.