Rai, Sanremo, Amadeus, Fuortes, Coletta, il domani e due vite
Quel che resta e che resterà del Festival di Sanremo, di Amadeus, dei dirigenti Rai e della politica
In Italia si perdona tutto, tranne che il successo, disse il grande Enzo Ferrari. In un Festival di Sanremo 2023 che ha ottenuto un enorme successo su Rai 1, diretto in maniera egregia da Amadeus, si sono inserite le solite polemiche politiche di alcune componenti della maggioranza governativa che non hanno gradito alcuni momenti di questa edizione del Festival che qualcuno ha definito addirittura “comunista“. In realtà tutto ciò che è accaduto al di fuori dei confini del comune di Sanremo, specificatamente nei pressi delle stanze romane che governano il nostro paese, non è altro che la fibrillazione interna di una maggioranza governativa che non sempre è unitissima e che approfitta del palcoscenico -enorme- sanremese, per ribadire il proprio “reddito di cittadinanza” all’interno dell’attuale compagine che regge le sorti del nostro paese. Insomma si è preso a pretesto Fedez e dintorni per portare acqua al proprio mulino, senza per altro vera convinzione, per recitare una parte scritta a priori.
In altre parole, quello che è successo in questi giorni, politicamente parlando, non è altro che la propaggine di ciò che vi avevamo raccontato da queste parti. Un governo che non ha nominato gli attuali vertici della Rai, che quindi è in attesa di nominarne dei “suoi” ed in questa attesa, governa con quelli che reggono attualmente il cavallo di viale Mazzini. In particolare i recenti e mai smentiti incontri fra l’amministratore delegato Rai Carlo Fuortes ed il capo del governo Giorgia Meloni, erano propedeutici per questo che è diventato -obtorto collo- il “piano”, cioè reggere questa Rai con l’attuale governance attraverso una armonizzazione dell’attuale parco dirigenti. Una armonizzazione che dovrebbe partire con la nomina di Gian Marco Chiocchi alla guida del Tg1 nel prossimo, o in uno dei prossimi, cda della Rai, oppure un rimpasto che coinvolga anche il neo direttore del Tg2 Nicola Rao, storica roccaforte questa della Lega.
L’esplosione del caso Sanremo-Rai di questi giorni, non è altro che una specie di campanello che ricorda all’attuale governance della televisione di Stato che tutto sempre è in discussione, oltre che un modo per permettere alle varie componenti governative di ribadire, come già detto, la loro presenza. Già, ma ora cosa succederà? Per ora nulla, Carlo Fuortes continuerà a governare la Rai con il piglio decisionista già prefissato e che vorrà dire nuove nomine che diano voce alla coalizione che ha vinto le ultime elezioni politiche e che ha vinto pure queste ultime elezioni regionali.
L’ormai famosa armonizzazione di cui vi abbiamo già abbondantemente parlato prenderà corpo nelle prossime settimane. Fuortes dunque per ora resterà e con lui Stefano Coletta e Simona Sala, i due dirigenti che hanno governato -e bene visti i risultati- la settimana sanremese, il primo nel prime time e la seconda nel day time. Naturalmente resterà anche Amadeus alla guida di Sanremo 2024, con questo o qualsiasi altro CDA e non solo perchè ha già il contratto in tasca, ma perchè ha dimostrato di essere il migliore in quel ruolo, noi lo avevamo candidato in questa veste già nel marzo del 2019 prima della sua prima investitura. L’ingresso di Giampaolo Rossi in corsa non è nelle cose ad oggi, lui arriverà nelle vesti di amministratore delegato con la nuova governance nel 2024 (o dintorni) oppure come direttore generale con un interno a sostituire l’attuale AD nel caso le cose precipitino, ma non ora. Al momento la situazione è questa, poi il sole sorge tutti i giorni e con esso la vita di tutti, con quello che ne consegue, compresa l’approvazione del piano industriale da portare in consiglio di amministrazione entro marzo/aprile. Ma se è vero che il sole sorge tutti i giorni, è anche vero, alle volte, “che giri fanno due vite” come direbbe Marco Mengoni.