Fiori sopra l’Inferno, per Raiuno un crime che rinuncia all’occasione di essere sfacciatamente dark: la recensione
Con Elena Sofia Ricci Raiuno cerca un nuovo racconto a lunga serialità, ma rinuncia ad imprimere alla serie quel tono dark che avrebbe fatto la differenza
Unire la complessità di una trama di un giallo -che, per valere, deve per forza riuscire a confondere il pubblico fino alla rivelazione finale- alla necessaria semplicità di una fiction da prima serata che vuole conquistare più persone possibili. Fiori sopra l’inferno si trova davanti a questa difficile sfida, portando a casa un risultato non sempre convincente, ma che offrirà sicuramente a Raiuno e RaiPlay un personaggio a cui affidarsi ancora in futuro.
Fiori sopra l’Inferno, la recensione
Una decisione che implica una serie di limitazioni, dal momento che -come scritto sopra- un prodotto destinato a Raiuno deve essere recepito da un pubblico vastissimo. Ecco che, allora, nella sua trasposizione televisiva Fiori sopra l’Inferno si auto-impone il freno a mano, accompagnando gli spettatori mano nella mano versa una storia che avrebbe potuto avere toni molto più dark, almeno nella rappresentazione di alcuni personaggi.
Si resta invece dalle parti di una più placida rappresentazione, anche nei casi in cui -come per i genitori irresponsabili dei quattro bambini le cui storie si intrecciano con l’indagine della protagonista- si sarebbe potuto premere l’acceleratore verso una storia più impressionante e veramente da pugno nello stomaco.Questa versione televisiva di Fiori sopra l’Inferno, insomma, non coglie al balzo l’occasione di realizzare un crime sfacciato, ma segue le regole di un genere che di per sé è già molto popolare di suo. Come a dire, un successo annunciato senza dover per forza esagerare.
Se a questo si aggiunge la scelta di Elena Sofia Ricci come interprete della protagonista, l’operazione appare chiara: trasformare un best-seller nel primo di una serie di racconti con al centro una donna le cui difficoltà diventano esse stesse elemento portante e motore del racconto. Perché siamo abbastanza certi che di Teresa Battaglia abbiamo ancora molto da scoprire.