Name That Tune si conferma piacevole ma è troppo lungo (e il brivido della diretta gli farebbe ancor più bene)
Name That Tune, in onda su TV8, non sfugge a quello che sta diventando un difetto di tanti show di prima serata ossia l’eccessiva diluizione.
Forse, non era il momento migliore per Name That Tune – Indovina la canzone per tornare in onda, considerando la messa in onda dello show di Alessia Marcuzzi, Boomerissima, programma che indubbiamente ne riprende l’atmosfera scanzonata, la nidiata di vip presenti in studio e l’enorme quantità di musica.
Sta di fatto, però, che il game show, erede del caro e vecchio Sarabanda, è tornato stasera in onda su TV8, in prima serata, con Ciro Priello e Fabio Balsamo confermati alla conduzione.
Name That Tune si conferma un programma piacevole che presenta tutti gli ingredienti indispensabili per la buona riuscita di uno show di prime time: conduzione brillante, ospiti di buon livello e una qualità, generalmente parlando, innegabile ed evidente.
Eppure anche Name That Tune non sfugge a quello che sta diventando un difetto tipico di tanti show di prima serata ossia l’eccessiva diluizione, requisito diventato sostanzialmente obbligatorio al fine di coprire tre ore, se non di più in altri casi, di prime time.
Ecco, Name That Tune non può durare tre ore, in breve. Se questa condizione, però, è ineludibile, il brivido della diretta, in questo caso, che ovviamente il telespettatore non avverte essendo il programma registrato, gli farebbe ancor più bene perché garantirebbe quella piccola quota di sana incertezza che, forse, potrebbe rendere meno tediosa la lungaggine che inevitabilmente si viene a creare.
Il riferimento è soprattutto al Sette per Trenta finale, gioco storico, che in questa versione, tra l’altro, si conferma fin troppo facile e privo di intensità, tirato troppo per le lunghe.
Ricordiamo che, ovviamente, si sta parlando di un game show per vip, di conseguenza, essere troppo puntigliosi è fin troppo sterile: non ci sono soldi in palio, non c’è il pathos tipico del quiz, i giochi, come in Don’t Forget The Lyrics ad esempio, risultano poco più di un pretesto affinché i vip si divertano e facciano divertire.
A Name That Tune va riconosciuto soprattutto un merito che è quello di invitare ospiti dal potenziale simil-trash, già saggiato ampiamente in altri lidi televisivi, senza secondi fini, che sono eloquenti in altri programmi. Così facendo, la polemica, che sembra essere diventata una condizione indispensabile per far funzionare uno show quando non è così, è giustamente scongiurata.
Ciro Priello si è definitivamente messo alle spalle l’ansia da prestazione delle prime puntate, a volte appare un po’ come la parodia del conduttore alla Pippo Baudo (riferimento sempre al Sette per Trenta) ma, nel complesso, è bravo e la sua complicità con Fabio Balsamo è fuori discussione.
Name That Tune, riepilogando, è un bel programma ma ribadiamo a scanso di equivoci: è troppo lungo.