C’è posta per te si allontana (timidamente) dai tormentoni e luoghi comuni: è la strada giusta
La prima puntata della ventiseiesima edizione di C’è posta per te, in onda su Canale 5, è stata tecnicamente e contenutisticamente perfetta.
La ventiseiesima edizione di C’è posta per te ha esordito con una prima puntata tecnicamente e contenutisticamente perfetta, un piccolo gioiellino nel quale, a posteriori, non toglieresti, né aggiungeresti nulla, perfetto così com’è.
E già questo sarebbe un merito non da poco, considerando che stiamo parlando di un programma in onda dal lontano 2000 e fondamentalmente sempre uguale a se stesso da svariati anni a questa parte (ammettiamo anche una certa difficoltà a scrivere qualcosa di nuovo ogni anno…).
L’anno scorso, ad esempio, ci eravamo focalizzati soprattutto sul rischio che il people show di Maria De Filippi iniziasse a fare affidamento su delle caricature in quanto il programma, come già detto innumerevoli volte, ha rafforzato negli anni uno schema narrativo, riutilizzabile all’infinito, talmente rigoroso, quasi euclideo, che il pericolo che le persone venissero in studio, in un certo senso, già preparate, fosse altissimo e che il programma, di conseguenza, ne risentisse in spontaneità.
Trattasi di una colpa non imputabile a chi lavora nel programma, ovviamente.
In questa prima puntata, si è avvertita quasi la sensazione che C’è posta per te abbia voglia di sganciarsi leggermente da tutta quella liturgia costellata da luoghi comuni e tormentoni che, sicuramente, hanno contribuito a mantenerlo un titolo fortissimo e ancora attuale, nonostante i due decenni, ma che, allo stesso tempo, hanno rischiato di trasformare il programma in uno show dove certi contesti e avvenimenti devono essere scontati come le risse al The Jerry Springer Show.
Ovviamente, il giudizio è circoscritto a questa prima puntata, non sappiamo se C’è posta per te sfodererà le sue solite armi nelle puntate a venire ma anche così, il risultato è ottimo, non occorre sempre titillare il trash per portarsi a casa una puntata e questo tentativo (timido) di allontanarsi dai soliti tòpoi può essere la strada giusta per mantenere freschezza al programma.
C’è posta per te, poi, ha anche un altro pregio che lo rendi quasi un unicum nel panorama televisivo italiano: la scorrevolezza.
Una puntata di C’è posta per te scivola veloce come un bicchiere di acqua Evian, nonostante i silenzi “celentaneschi” e altre trovate poco televisive (anche queste, non una novità) come vedere una conduttrice allontanarsi dallo studio e rimanere sull’uscio di una porta socchiusa di un camerino per tre minuti, con dialoghi non udibili.
Anche questo, è un bel segnale, non di poco conto.