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Alice in Borderland 2, la spiegazione del finale (che vede e rilancia una terza stagione) – Video

La serie tv giapponese conferma la sua sadica genialità anche nella seconda stagione, il cui successo fa ben sperare in una terza stagione, soprattutto dopo il finale a sorpresa dell’ultimo episodio…

7 Gennaio 2023 10:58

Quando debuttò su Netflix, due anni fa, Squid Game era ancora lontano dal diventare il fenomeno che fu. Eppure, Alice in Borderland, con i suoi giochi spietati, il mistero dietro chi li ha organizzati e una lotta alla sopravvivenza che genera tensione e dipendenza da parte del pubblico, meriterebbe lo stesso successo della serie sud-coreana. E, seppur in misura inferiore, questo successo lo sta raggiungendo, anche grazie alla stagione 2 ed al suo “perfido” finale.

Il successo di Alice in Borderland 2

La seconda stagione della serie giapponese tratta dall’omonimo manga di Haro Aso è disponibile su Netflix dal 22 dicembre 2022: ad oggi, gli otto nuovi episodi hanno totalizzato 74,3 milioni di ore di visualizzazione, spinti anche dalla visione della prima stagione, ritornata nella Top Ten delle serie tv più viste della piattaforma da sette settimane, con 30,2 milioni di ore di visione.

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Alice e Squid Game, due giochi uguali ma diversi

Non fate l’errore, però, di considerare Squid Game ed Alice in Borderland due serie simili. L’elemento del gioco mortale e della sopravvivenza, così come la metafora della vita paragonata ad un gioco ed alla necessità di saper giocare per vivere è sì presente in entrambe le storie, ma se Squid Game punta tutto su un’estetica che richiama un’infanzia e quindi dei ricordi che diventano incubi, Alice in Bordeland costruisce su quei giochi un racconto dalla complessità maggiore e, soprattutto, consapevole della direzione intrapresa.

Non dimentichiamoci, infatti, che la seconda stagione di Squid Game (a cui si sta lavorando in questi mesi) altro non è che frutto di un successo globale senza precedenti e della evidente necessità di sfruttarlo a dovere. Alice in Borderland, invece, ha dalla sua una fonte di ispirazione già pronta e di forte impatto, ma non così semplice da traporre.

Il manga di Haro Aso, nei suoi diciotto volumi pubblicati tra il 2011 ed il 2016, porta infatti a conclusione tutta la storia che abbiamo appena iniziato a conoscere su Netflix. Perché sì, nonostante il finale della seconda stagione, non possiamo pensare che Alice in Borderland finisca così.

Il finale di Alice in Borderland 2

-ATTENZIONE: SPOILER-
L’ultima puntata della seconda stagione rappresenta anche l’ultimo gioco che i protagonisti devono affrontare. Il compito tocca al protagonista Arisu (Kento Yamazaki) che, accompagnato dalla compagna di gioco (ma anche qualcosa di più) Usagi (Tao Tsuchiya) deve sfidare la Regina di Cuori, che altri non è che Kano Mira (Riisa Naka), già intravista nella prima stagione.

Il gioco è apparentemente molto semplice: una partita di croquet, chiara citazione del romanzo di Lewis Carroll ma anche del celebre cartone Disney che ci hanno fatto conoscere la storia di Alice e del suo viaggio in un mondo in cui le regole note a tutti vengono sovvertite. Proprio come capita ad Arisu ed ai suoi amici.

© Kumiko Tsuchiya/Netflix

Il game si vince semplicemente nel momento in cui si concludono tre partite di croquet: non c’è bisogno di vincerle o perderle. La trappola sta nel fatto che Arisu deve resistere alla tentazione di ritirarsi che, durante una pausa dal gioco, la Regina di Cuori inizia a instillare nella sua mente, in un perfido gioco psicologico in cui cerca di convincere il protagonista che tutto quello che ha vissuto è frutto della sua mente e che in realtà è ricoverato in un istituto psichiatrico (chi ha visto Buffy avrà colto qualche riferimento…), in evidente stato di depressione dopo la morte dei suoi due migliori amici.

Dopo una drammatica decisione presa da Usagi, che si taglia un polso pur di dimostrare ad Arisu che sono entrambi reali e non in un fantasia, il giovane pian piano riesce a riprendere conoscenza. La Regina di Cuori non può far altro che ammirare il loro sentimento, capace di andare oltre le sue manipolazioni psicologiche, ed accetta la sconfitta. Conclude la terza partita, facendo vincere Arisu e condannandosi a morte.

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Per tutti coloro che sono sopravvissuti, la partita è finita. Tra i fuochi di artificio che esplodono in tutta Tokyo ormai divorata dalla vegetazione, l’ultima decisione che devono prendere è se accettare o rifiutare la cittadinanza di questo mondo parallelo. Tutti i personaggi rimasti in vita, tranne due, rifiutano.

Si risvegliano così nel mondo da cui provengono, in ospedale: quelli che sembravano fuochi d’artificio esplosi in pieno giorno nel primo episodio della serie altro non erano che le scie provocate da un meteorite che si è abbassato sul centro di Tokyo. Arisu, Usagi e gli altri, gravemente feriti, hanno subito un arresto cardiaco ma sono stati salvati. In quei brevi attimi, però, si sono trovati in bilico tra la vita e la morte, ovvero sono stati catapultati nel Borderland, che si svela quindi essere una sorta di limbo. Le persone che hanno perso i game e che sono state uccise non erano altro, quindi, che vittime del meteorite.

Chi è sopravvissuto non ha memoria del Borderland, ma in qualche modo si riconosce l’un l’altro. Anche Arisu ed Usagi che, davanti ad una macchinetta degli snack iniziano a scambiare qualche parole e decidono di fare una passeggiata insieme.

Nel corso degli episodi, la serie si è sempre più soffermata sul tema del senso della vita, della sua ricerca e della sindrome del sopravvissuto. L’impressione, però, è che Alice in Borderland non voglia avere la pretesa di dare risposte o insegnamenti in merito: tutta la filosofia che sarebbe potuta essere usata per sviluppare questo racconto viene messa da parte a favore di un significato molto più semplice e incentrato non sul senso dell’esistenza, ma sulla necessità di viverla a qualunque costo. Ovvero, di partecipare al gioco e non tirarsi indietro.

Alice in Borderland 3 si farà?

Il finale della seconda stagione potrebbe servire da finale assoluto alla serie: i protagonisti sono tornati nel mondo reale, potranno continuare a frequentarsi, avendo imparato un’importante lezione sulla necessità di vivere la vita senza rimpianti.

Eppure, la serie Netflix si chiude tanto romanticamente quanto subdolamente: negli ultimi istanti dell’ultimo episodio, infatti, vediamo nel giardino dell’ospedale in cui sono ricoverati i vari personaggi sopravvissuti un tavolino su cui sono state lasciate delle carte da gioco, chiaro riferimento ai game affrontati nel corso di queste due stagioni. Il vento le spazza via, svelando al centro del tavolo una carta che mai si è vista nella serie: quella del Jolly. Lo zoom su questa carta e l’aumentare di una base musicale tensiva diventano così un cliffhanger perfetto per una serie che no, non ha finito di dirci tutto.

La Tokyo post-meteorite è quella reale o è frutto di un nuovo sadico game, magari ideato proprio dal Jolly? Il manga di Haro Aso introduce questo personaggio all’interno dei suoi volumi, e ancora una volta Arisu è fondamentale in questo incontro.

Alice in Borderland 3 si rende così più che necessario per continuare a sviluppare la storia, che potrebbe anche fare un salto temporale di qualche anno e riproporci i suoi personaggi in fasi differenti della loro vita. Considerato che dal manga originale, inoltre, sono stati generati tre spin-off, non possiamo non pensare che l’avventura di Alice in Borderland sia appena iniziata.