Giorgio Gaber, vent’anni senza un gigante che vive sempre con le sue opere
Nel ventennale della sua scomparsa il ricordo di uno dei più grandi artisti dello spettacolo italiano
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche un gesto o un’invenzione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
Uno dei versi più profondi del panorama musicale italiano, facente parte della canzone “La libertà“. Autore insieme a Sandro Luporini ed interprete di questo pezzo è Giorgio Gaber, uno dei più grandi artisti del nostro paese, scomparso proprio vent’anni fa. Soprannominato il Signor G, Gaber, all’anagrafe Giorgio Gaberščik, è stato un cantautore, un autore di commedie teatrali, attore, musicista e regista. Un vero e proprio gigante dello spettacolo italiano, fra i più importanti del novecento, che ha lasciato in eredità a tutti noi delle pagine bellissime.
Davvero tantissime le opere nate dalla penna di Gaber, opere che gli hanno permesso di vincere premi e ricevere riconoscimenti, dai tre Premi Tenco, alla candidatura come miglior attore non protagonista al David di Donatello 1992 per il film “Rossini Rossini“, quindi il Premio di Drammaturgia Festival orizzonti di Urbino del 1990. Ma premi a parte, è nel successo, nella popolarità, nell’affetto del pubblico che Giorgio Gaber ha ricevuto il riconoscimento più grande da parte dei suoi estimatori, che tuttora lo ascoltano e ne decretano il successo.
Sono passati dunque vent’anni dalla sua scomparsa per un artista che ha attraversato con grande successo pure le strade della nostra televisione, essendone stato fra i più acclamati protagonisti negli anni sessanta. Fra i programmi da lui condotti ricordiamo Canzoni da mezza sera, Teatrino all’italiana, Canzoniere minimo, Milano cantata, Questo e quello, Le nostre serate, Diamoci del tu, Giochiamo agli anni trenta, fino a E noi qui, varietà di sette puntate andato in onda nell’estate degli anni settanta sul primo canale della Rai e condotto con la moglie Ombretta Colli.
Non solo conduzione per Giorgio Gaber in quegli anni, ma anche partecipazioni in altre trasmissioni in qualità di ospite come le Canzonissime 1968-’69 e ’70, quindi in Studio Uno, Teatro 10 e famosissime le sue partecipazioni nello spettacolo musicale estivo dall’auditorium di Napoli Senza rete diretto da Enzo Trapani.
Poi il rapporto fra Giorgio Gaber e la televisione s’interruppe, il testo della canzone in apertura di questo post può essere la vera spiegazione della motivazione di quella sua decisione, lui all’epoca uno dei massimi esponenti della Rai. In quegli anni Gaber non si sentiva libero di potersi esprimere nel piccolo schermo, ecco dunque la sua decisione di puntare più al teatro come suo luogo d’elezione di libertà di espressione, con quello che verrà chiamato “teatro canzone“.
Quanto ci manca uno come Giorgio Gaber oggi, chissà come avrebbe commentato la pandemia, la guerra in Ucraina, la libertà di espressione che c’è oggi. Una libertà ormai sempre più apparente, frenata dal politicamente corretto, dalla frenesia di non dar fastidio a nessuno, da quell’alone di “giustezza” che poi frana inesorabilmente sotto i vestiti, accuratamente stirati, che si portano in pubblico, solo in pubblico tutti i giorni. Per fortuna che Giorgio Gaber vive ancora oggi, a vent’anni dalla sua scomparsa, grazie alle sue fantastiche opere, sempre attualissime, davvero attualissime.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche un gesto o un’invenzione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
Uno dei momenti più belli della tv italiana, nel programma di Adriano Celentano su Rai1 “125 milioni di cazzate“. Con “Ho visto un Re” insieme Celentano, Gaber, Fo, Jannacci e Albanese :