Ratzinger, un Papa anti-televisivo ma sempre al centro dell’attenzione. Dalla satira di Crozza alle accuse di Baudo
Schiacciato dalla forza mediatica di Wojtyla e Bergoglio, Benedetto XVI fu poco mediatico, ma comunque oggetto di mille attenzioni. Dalla satira alle accuse di Baudo
Timido, riservato. Joseph Ratzinger non è stato un Papa televisivo. Una presenza limitata alle sue apparizioni domenicali, a qualche visita ufficiale ripresa dai telegiornali, ma nulla più. Eletto nell’aprile del 2005, il suo Pontificato è durato quasi otto anni, meno del periodo vissuto come Papa emerito.
Benedetto XVI è stato simbolicamente schiacciato da due figure dirompenti come Karol Wojtyla e Jorge Bergoglio, decisamente più mediatici ed in sintonia con la luce dei riflettori. Se Giovanni Paolo II nel 1998 intervenne telefonicamente a Porta a Porta per ringraziare un commosso Bruno Vespa per lo speciale a lui dedicato in occasione del ventennale dalla nomina, Francesco ha fatto addirittura di più, regalando incursioni a Uno Mattina e interviste al Tg5 e a Che tempo che fa.
Nulla di concepibile per Ratzinger, che fu tuttavia perfetto bersaglio della satira, pronta a carpirne l’accento tedesco e i suoi modi introversi.
Il ritratto più celebre e a tratti feroce fu quello realizzato da Maurizio Crozza, già a partire dal 2006, quando su La7 lanciò lo show Crozza Italia. La parodia non piacque affatto all’Avvenire, che ci andò giù duro: “E’ una satira fallimentare, non priva di vigliaccheria. Si tratta di programmi televisivi di livello bassino e di pesante volgarità, con fallimentari pretese di ironia. Il vero problema di Crozza Italia è la debolezza dei testi e la mancanza di ritmo”.
Crozza, sorpreso per il clamore scatenato, replicò rilasciando un’intervista al Corriere: “Sono più famoso di Agca – scherzò – mi hanno chiamato dal New York Times. Io faccio il 3% di share su La7, non hanno di meglio da fare?”. L’accusa dei cattolici fu quella di non usare lo stesso metro con l’Islam: “Io che ne so? – ribatté – non ho tre anni di corano alle spalle, ma tre da chierichetto sì. Non sono un mangiapreti, parlo di un mondo che conosco e mi appartiene. Viviamo un Paese assai poco laico, molto clericale. Tutto questo non dovrebbe influenzare la cultura. Né la libertà di satira”.
Non ci fu di mezzo la satira invece il 4 febbraio del 2007. Nel corso di Quelli che il calcio Pippo Baudo si scagliò contro Benedetto XVI. Nemmeno quarantott’ore prima era morto l’ispettore di polizia Salvatore Raciti, ucciso negli scontri scoppiati fuori dallo stadio Massimino di Catania e il conduttore sentenziò: “Il dovere della Chiesa è essere vicina ai problemi sociali e il Papa nell’Angelus non ha detto una parola”.
Immediate ed inevitabili le reazioni. Il direttore della sala stampa vaticana, Federico Lombardi, la definì un’uscita “non appropriata”, in quanto la Santa Sede aveva “tempestivamente manifestato il proprio biasimo per il gravissimo episodio”.
Tornando alle imitazioni, con l’annuncio delle dimissioni venne varata la gag di coppia. Il vecchio Papa da una parte, il nuovo dall’altra. Dalla Germania e dall’Argentina, nella perfetta esaltazione dei contrasti. I primi a immaginare l’ipotetico dialogo furono Luca e Paolo il 17 marzo 2013 a Che tempo che fa. La stessa trasmissione che, più di recente, ha ospitato i duetti di Massimo Lopez (Francesco) e Tullio Solenghi (Ratzinger).
Da anti-televisivo, Benedetto XVI seppe ad ogni modo individuare la settimana più importante dell’anno per congedarsi: era l’11 marzo 2013, alla vigilia della partenza del 63esimo Festival di Sanremo. In un’Italia già distratta dal clima della kermesse, fu la vaticanista dell’Ansa Giovanna Chirri a carpire il senso di un discorso letto interamente in latino.
“Ho pensato che la notizia fosse una scemenza di Luciana”, esclamò Fabio Fazio in conferenza stampa riferendosi alla Littizzetto, sua partner in quell’edizione. Salvo poi farsi serio qualche ora dopo, anche in relazione al clima teso che si respirava per via delle imminenti elezioni politiche. “L’accaduto ci ricorda che la storia la fanno quelle cose lì e noi facciamo il festival di Sanremo”.