Una scomoda eredità, una storia per un pubblico che non vuole troppi colpi di scena
Trama non noiosa ma senza guizzi, per un film-tv che si porta verso il finale con lo scopo di non sorprendere troppo il pubblico
La sesta stagione di Purché finisca bene si chiude un po’ come era cominciata. Una scomoda eredità, quarto ed ultimo film-tv della serie antologica di Raiuno, torna a quel racconto poco sorprendente, ironico ma mai graffiante che già aveva contraddistinto Diversi come due gocce d’acqua.
Una scomoda eredità, la recensione
Il film-tv diretto da Fabrizio Costa rispetta i canoni della serie, per cui ogni storia deve avere un lieto fine e al tempo stesso essere ambientata in un’Italia contemporanea, con i suoi pregi e difetti. Purtroppo, però, manca quel guizzo che sappia strappare un sorriso, elemento che dovrebbe essere la sorpresa di ogni storia raccontata.
In Una scomoda eredità, invece, la trama scorre lasciando che il pubblico sia più o meno consapevole della direzione che sarà intrapresa. Il che non deve essere per forza un difetto, per produzioni di questo tipo, ma non è neanche un punto a favore.
Così, se in Se mi lasci ti sposo e La fortuna di Laura la vena umoristica era più spiccata e sapeva prevalere sulla storia, Una scomoda eredità si affida più a dei sentimenti che crescono fino alla parte finale, quasi da “soap opera brasiliana”, come detto dalle stesse protagoniste.
Il gioco della strana coppia iniziale che si rivela vincente nel finale per sconfiggere il nemico comune (un Cesare Bocci con un inedito accento sardo) regge così su una sceneggiatura semplice, non noiosa, ma neanche troppo accattivante. Un film-tv che chiude Purché finisca bene che, proprio per le sue caratteristiche e risultati ottenuti, potrebbe tornare in tv con nuove storie.