Papa Francesco, l’intervista per ‘Il natale che vorrei’ trasmesso su Canale 5
Dai mondiali di calcio alla politica, la povertà e la guerra in Ucraina: le parole di Papa Francesco nello speciale trasmesso da Canale 5.
Papa Francesco questa sera, 18 dicembre 2022, è stato il protagonista de Il natale che vorrei, l’intervista esclusiva che il Pontefice ha rilasciato su Canale 5 il vaticanista Mediaset Fabio Marchese Ragona. Temi portanti della conversazione: i mondiali di calcio, la politica, dei poveri e chiaramente, la guerra Russia-Ucraina che ha condizionato in negativo il 2022 che sta per chiudersi.
Il giornalista inizia proprio con la guerra in Ucraina. Papa Francesco ha seguito la vicende sin dal primo momento pregando e lanciando appelli affinché il conflitto s’interrompesse al più presto.
Papa Francesco: “Stiamo vivendo la terza guerra Mondiale a pezzi”
“E proprio da qui vogliamo partire – esordisce Fabio Marchese Ragona – perché in quella terra, l’Ucraina, stanno vivendo una situazione davvero difficile e da lì arriva questa colomba, che ha viaggiato tanto e che hanno realizzato dei bambini rifugiati: l’ha dipinta una bambina rifugiata. È una colomba che ha due facce, un lato della morte, dove c’è un pezzo di missile russo, e questo lato è la vita. È una colomba allegra e questa bambina l’ha dipinta. Ed è un segno che ci ricorda appunto di questa situazione che sta vivendo il mondo, una situazione difficile, una situazione molto pesante dove questa gente vive senza elettricità al freddo. Sono state scoperte anche delle camere di tortura per bambini in Ucraina. Perché questi due Paesi, i leader di questi due Paesi non riescono a sedersi a un tavolo per dialogare?”
La risposta del Pontefice:
Da tempo io ho parlato, stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzetti. Quella dell’Ucraina ci sveglia un po’ perché è vicina, ma la Siria da 13 anni che è in guerra terribile. Lo Yemen quanto? Myanmar, dappertutto in Africa. Il mondo è in guerra. Fa soffrire tanto, fa soffrire tanto. Quando io sono stato nel 2014 a Redipuglia ho pianto. Ho pianto! Era per il centenario della guerra. Non potevo credere a questo: l’età della gente. Poi ogni 2 novembre vado al cimitero. Un anno sono andato al cimitero di Anzio, dove sono sepolti i soldati americani. Ho visto l’età dei ragazzi e ho pianto. Ma come mai? Come mai si distruggono vite a quell’età? È come una mistica della distruzione la guerra. Poi, quando c’è stata la commemorazione del 60º dello sbarco in Normandia ho visto sì, i capi di governo che ricordavano quello che è stato l’inizio della liberazione d’Europa, dal nazismo, fascismo. Ma lì sono rimasti 30.000 ragazzi sulla spiaggia. Io non capisco, la guerra distrugge. Delle volte penso alle mamme con il postino bussa alla porta: ‘Signora, una lettera per lei. Signora, abbiamo l’onore di dire che lei è la mamma di un eroe’. Sì, di quel figlio alla mamma rimane soltanto quella lettera. È una pazzia la guerra, distrugge sempre.
Dice ancora:
Poi, anche la fame, il freddo, ha tante cose che ti porta una guerra, distruzioni. Il commercio delle armi. L’industria delle armi, un’industria che invece di far progredire l’umanità fa delle cose per distruggere. Siamo pazzi. Io dirò alla gente, per favore, non abbiamo paura, ma piangiamo un po’. Ci manca piangere oggi su queste crudeltà. Io ho ricevuto tanti bambini dall’Ucraina qui che li portano all’udienza. Nessuno sorride, nessuno, ti salutano ma nessuno può sorridere, chissà cosa ha visto quel bambino.
Lo abbiamo scritto in apertura: molti gli appelli e le parole spese da Papa Francesco a proposito del conflitto scoppiato il 24 febbraio 2022. Ha cercato di tracciare una linea di mediazione per trovare una soluzione telefonando al Presidente dell’Ucraina Zelensky e della Russia, Putin (a quest’ultimo ha chiesto anche di poterlo incontrare a Mosca per provare a fermare la guerra). Ma non solo. Fabio Marchese Ragona si ricollega a quanto successo lo scorso 8 dicembre : “E poi ha pianto, abbiamo visto le sue lacrime, la sua commozione, in piazza di Spagna quando ha portato davanti alla Madonna le sofferenze dei bambini dell’Ucraina. Ha scritto tanto, ha raccolto tutti i suoi discorsi in questo libro che ha chiamato “Un’enciclica sulla pace in Ucraina”. Quindi mi domando, c’è un momento in cui anche il Papa di fronte a questa situazione, dopo tanti mesi, dice ‘Cos’altro posso fare’?”
Papa Francesco risponde:
È la pazzia della guerra e sempre accade così, riguardo alle altre parti, è così, è così. La guerra è incominciata con Caino. Lo spirito cainista. Chi uccide per gelosia, uccide per un interesse, sai? È brutto. Adesso le conseguenze sociali, le conseguenze in tutta Europa. Preparati, preparati.
Papa Francesco, il caro energia: “I prezzi volano, si perde l’oggettività. L’indifferenza è una delle cose che dobbiamo lottare”
Fabio Marchese Ragona si sposta su un altro argomento di stretta attualità: il caro energia: «In versioni molto più piccole anche qui in Italia ci sono delle ripercussioni. Si parla tanto di questo caro energia, carobollette, perché ovviamente aumentano i prezzi. Tanti piccoli commercianti, tanti imprenditori sono costretti a chiudere bottega. Queste famiglie, questi imprenditori, questi piccoli commercianti come possono fare per andare avanti serenamente? Viene da dire: a quale santo devono votarsi?»
Papa Francesco:
Questi sono gli effetti della guerra, no? I prezzi volano, si perde l’oggettività. Non si può manovrare perché tutto è connesso. Tutto è connesso. Ci sono dei Paesi, penso allo Yemen, dove c’è la possibilità di morire di fame, i bambini. E questa (indicando la bolletta, ndr) è l’inflazione tipica della guerra. Questo è il gas, poi c’è la luce. Ricordo una volta una signora che aveva fatto la Seconda Guerra (Mondiale, ndr), io la conobbi a Buenos Aires, aveva due figli e il marito morto al fronte, e quando raccontava, quella frase mi è rimasta nel cuore: ‘avevamo fatto la fame, avevamo fatto la fame’. Né tu né io sappiamo cosa fosse, cosa sia, fare la fame. Lo sapremo, forse? C’è tanta gente che già incomincia a saperlo (indicando la bolletta, ndr).
Poi porta un esempio:
C’è una fotografia fatta da uno dei fotografi nostri qui, che è l’uscita da un ristorante di una signora in inverno, con la pelliccia, è anziana, ha i guanti, il cappello. Si vede che c’era freddo. Esce dal ristorante e alla porta c’è una che chiede aiuto. Si vede un’umile donna di strada forse. La signora guarda da un’altra parte. Il peggio che a noi può accadere è guardare da un’altra parte. Per favore misurate le spese di Natale, misurate. Questo è un Natale triste, un Natale di guerra. C’è gente che muore di fame. Per favore abbiate un cuore grande e non fate le spese come se nulla accadesse. L’indifferenza è una delle cose che dobbiamo lottare tanto e voi giornalisti avete un po’ la missione di svegliare i cuori per non cadere in questa cultura dell’indifferenza.
“Oggi si si scivola dal peccato alla corruzione. Peccatore sì, corrotto mai”
Fabio Marchese Ragona : “Per queste persone che vivono per strada e che passeranno un Natale al freddo, passeranno un Natale difficile. E allora vien da domandarsi: la classe dirigente, le Istituzioni cosa devono fare per queste persone?“.
Papa Francesco:
Tutti siamo peccatori. Tutti: tu, io e tutti noi. E dobbiamo chiedere perdono al Signore tutti i giorni per i nostri sbagli. Io mi spavento. Peccatore sì, corrotto mai. Oggi si scivola dal peccato alla corruzione, per cui noi non dobbiamo tollerare questo. Come mai, con il bisogno che c’è in Europa di tante cose, questa gente che è nell’amministrazione scivola in questa maniera nella corruzione? Per me è un criterio. E non dobbiamo peccare, ma sono deboli.
Fabio Marchese Ragona: “Lei l’aveva detto: la corruzione “spuzza””
Papa Francesco: “Spuzza in lombardo, puzza in italiano (ride, ndr)“.
L’appello: “Italiani per favore fate figli. La patria ha bisogno dei figli”
Fabio Marchese Ragona: «Lei tante volte durante quest’anno, ma anche in passato, ha fatto degli appelli per le nascite e ha detto più volte: se non fate i figli non ci sarà futuro. C’è chi non può aver bambini perché non può permetterselo o per altri motivi. C’è chi, invece, sceglie di non aver figli. Ma secondo Lei l’Italia ha la maturità per capire che se non si fanno figli non ci sarà futuro?»
Papa Francesco:
C’è un inverno demografico oggi in Italia per le nascite, i calcoli, no? Una volta ho sentito un signore di una certa età, non anziano ma maturo, che diceva “chi pagherà la mia pensione domani se non ci sono le nascite?” un po’ ridendo. C’è la cultura della procreazione, della cultura per cui no, i figli è meglio di no. Meglio fare un viaggio, comprare la villa. Io conosco gente che la pensa così. Mi diceva uno dei miei segretari che incrociava la piazza, alcune settimane fa, e una signora era con un carrello e lui le si avvicinò per vedere il bambino. C’era un cagnolino.
Fa un riferimento alle misure pro-famiglia prese in Francia:
Sono molto buone e per questo il livello delle nascite in Francia è salito abbastanza. Ma in Italia ci vuole in questo momento aiutare le famiglie a nascere. Tante donne hanno paura di restare incinte perché appena il capo della ditta dove lavorano vede che le ingrossa la pancia la manda via. E tante donne non trovano lavoro perché i datori di lavoro hanno paura che rimanga incinta. Un figlio è una minaccia in questo momento. Ma dove siamo? Dovrebbe essere una benedizione. Per questo credo che dobbiamo riprendere. Io dico, italiani per favore fate figli. La patria ha bisogno dei figli, per favore. Meno egoismo.
“Lo sport è nobile. Tutti noi abbiamo bisogno di questa gratuità dello sport”
“A proposito di bambini – dice il vaticanista Mediaset – basta davvero poco per farli sorridere: una palla per giocare in strada, per giocare in un campetto. Questa è una pelota de trapo, una palla di stracci che ha portato Lei. Questa palla ci dimostra che basta poco per far ridere un bambino, per farlo divertire“.
Papa Francesco:
Lo sport è nobile. Lo sport porta nobiltà. C’è un film argentino che si chiama Pelota de trapo, Palla di stracci, e l’autore è Enrique Mueňo. Sto parlando del 1945, io l’ho visto da bambino. È un bel film dell’epoca, è un po’ la mistica dei ragazzi che giocano con quello che hanno in mano. Era Don Bosco che diceva “se tu vuoi radunare i ragazzi metti un pallone sulla strada e subito vengono, come le mosche al dolce”. I bambini giocano. E lì andiamo su una cosa molto bella che è il valore del gioco, dello sport, anche del gioco proprio. Giocare e fare sport. È una benedizione poter farlo bene perché è una cosa nobile lo sport. Tutti noi abbiamo bisogno di questa gratuità dello sport.
Arriviamo dalla finale dei Mondiali vinta stasera dall’Argentina, terra natia di Papa Francesco. Fabio Marchese Ragona chiede: “C’è un augurio che vuole fare a chi vince la Coppa del mondo, ai vincitori?“.
Il Pontefice risponde:
Ai vincitori tutti fanno gli auguri. Che lo vivano con umiltà. E a quello che non vince, che lo vivano con gioia perché il valore più grande non è vincere o non vincere, è giocare pulito, giocare bene. Ambedue che abbiano il coraggio di darsi la mano. Quando io vedo la fine di una partita dove non si danno la mano… Noi – sto parlando dell’anno ’46 – andavamo allo stadio tutte le domeniche anche con la mamma, papà, tutti insieme. E lì la parola più brutta che si sentiva all’arbitro era ‘venduto’, ma poi finiva la partita e si davano la mano. Quel savoir-faire dello sport, no? Lo sport ti fa più nobile, ti fa nobile anche se fatto con un pallone di stracci. Dobbiamo far crescere lo spirito sportivo e io mi auguro che questo campionato mondiale aiuti a riprendere lo spirito sportivo, che ti fa nobile.
I dieci anni di Pontificato di Papa Francesco
Il prossimo 13 marzo 2023 sarà il giorno del decimo anno di pontificato, il vaticanista chiede se c’è un desiderio che avrebbe voluto realizzare ma che non ha ancora realizzato:
Io quando sono stato eletto ho preso come programma tutte le cose che con i cardinali abbiamo detto nelle riunioni pre-conclave al prossimo Papa che sarebbe stato presente lì, ma nessuno sapeva chi fosse – dice Papa Francesco – Io ho preso questo come cammino di andare avanti. Ci sono anche cose da fare, ma sta andando avanti. È buono perché i cardinali che erano stati lì mi hanno aiutato tanto a fare questo cambiamento. Una delle cose che più si vede, che non è la più importante ma quella che più si vede, è la pulizia economica, evitare che ci siano cose brutte economicamente. Adesso quell’Istituzione è forte. In questi giorni è stato riunito il Consiglio per l’Economia, sta lavorando bene. Loro hanno dato le indicazioni per portare avanti questo. Io ho incominciato a fare, con l’aiuto di tutti, quello che i cardinali avevano chiesto. Ma, soprattutto, la missionarietà, lo spirito missionario, l’annuncio al Vangelo. Questo è importante: noi possiamo avere una curia molto organizzata, una parrocchia molto organizzata, una diocesi molto organizzata, ma se non c’è spirito di missione, se non si prega lì dentro non vai. La preghiera è importante.
Fabio Marchese Ragona: «C’è qualcosa che invece ha dovuto fare e avrebbe voluto evitare?»
Papa Francesco:
La parte economica. A me non piace questo. Io ho dato indicazioni soltanto. Ma l’organizzare questo che, grazie a Dio, sta andando bene con il Consiglio dell’Economia, con il Segretariato all’Economia. Tutto questo lo ha visto chiaro il Cardinale Pell, che è quello che ha incominciato questo. Poi è dovuto rimanere quasi due anni in Australia per questa calunnia che gli hanno fatto – che poi era innocente, ma gliel’hanno fatta brutta poveretto – e si è allontanato da questa amministrazione, ma è stato Pell a fare lo schema di come si poteva andare avanti. È un grande uomo e gli dobbiamo tante cose.
“Una delle gioie più belle è accarezzare i bambini, a me piace tanto”
Fabio Marchese Ragona cita il duro e lungo periodo in cui il Covid ha spento i baci e gli abbracci. Lo stesso Pontefice dichiarò “mi sento ingabbiato” proprio perché non poteva avvicinare nessuno a lui: “Qual è stata l’immagine che le è rimasta più impressa, negli incontri che ha avuto da pontefice, l’immagine che le è rimasta impressa nel cuore?”
Papa Francesco risponde:
I bambini malati. Quando vedo un bambino in sedia a rotelle, quando vedo un bambino che è ammalato, quando me lo portano perché morirà, questo mi tocca. Quella domanda di Dostoevskij “perché soffrono i bambini?” è un mistero. Ma questo mistero ti avvicina a Dio. Una delle gioie più belle è accarezzare i bambini, a me piace tanto. E accarezzare i vecchi. È curioso. I vecchi sono un messaggio, gli anziani. Accarezzare i vecchi e accarezzare i bambini. La tenerezza dei vecchi e la tenerezza dei bambini.
Pochi giorni fa, Papa Francesco ha compito 86 anni. Fabio Marchese Ragona coglie l’occasione per una domanda personale: «C’è qualcuno che dice che l’importante è sentirsi giovane nel cuore, lei si sente giovane?“.
La risposta:
Io non la penso così, nel senso non mi faccio il pensiero così. Posso dirti che mi sento felice. Il Signore mi accompagna, mi sento pastore, sto facendo la mia vocazione, sono un peccatore. Domani viene il confessore, ogni 15 giorni viene il francescano santo che mi perdona i peccati, ma sono contento perché vedo che il Signore mi aiuta ad andare avanti.
“Quando ero bambino, il Natale per la mia famiglia era il presepe”
Ci troviamo a pochi giorni da Natale. Il vaticanista si rivolge al Pontefice parlando dell’importanza del Presepe come segno di speranza: “Mi viene da chiedere come immaginava lei da bambino la nascita di Gesù e se a casa facevate il presepe”
Queste le parole del Santo Padre:
Sì, si faceva sempre con le statuine di gesso. Semplice. E poi si preparava bene, si metteva anche un po’ di erba per i cammelli dei Re Magi. La cosa più bella era dopo la messa, che in quel tempo si svolgeva a mezzanotte – adesso si fa alle 9 per comodità – era andare a mettere il Bambino perché era nato. Una cosa molto semplice, noi eravamo una famiglia molto semplice, non eravamo ricchi. Il lavoro del papà era un buon lavoro, ma punto. Ma c’era sempre il piccolo presepe di famiglia. Il Natale per noi era il presepe, non l’albero, è curioso: da noi non era abitudine fare l’albero a casa. Facevamo il presepe…
“Per Natale guardate il Bambino, guardate la stella. Un bambino in più è una speranza”
Infine Fabio Marchese Ragona indica un Bambinello portato da Betlemme da un frate passionista: «Mi chiedevo se con questo Bambinello tra le mani ha voglia di lasciare un messaggio per questo Natale a chi ci sta ascoltando…»
Il pontefice quindi si rivolge a tutti con un messaggio:
Io dirò a tutti, a ognuno: guardate il Bambino, guardate la stella. Un bambino in più è una speranza. Lui ha portato la speranza, ma è nato così: povero, perseguitato, è dovuto fuggire. Un Bambino senza la stella non va, una stella senza il Bambino non va. Ambedue sono il messaggio del Natale oggi. Io a ognuno di voi che ascolta vorrei chiedere che il Signore vi dia la tenerezza di un bambino, che noi non perdiamo la tenerezza umana, di aiutarci e che vi dia la luce della stella. Se tu guardi la stella sai dove è la strada, come i Magi. Se tu guardi il Bambino sai come devi sentire il tuo cuore. Questo è il mio messaggio. Ognuno di voi, caro e cara, guarda il bambino e guarda la stella. Guardando il bambino, vi auguro un buon e santo Natale. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Grazie.