Serve una legge: divieto di reality per gli over 60 con una carriera alle spalle
Serve una legge, da approvare nel più breve tempo possibile, per evitare una strage di carriere. Rovinate, sporcate, devastate
Gli over 60, con una certa carriera alle spalle, stiano lontani dai reality. Quello che è un semplice consiglio, dovrebbe diventare qualcosa di più, tipo una proposta di legge, da approvare nel più breve tempo possibile, per evitare una strage di carriere. Rovinate, sporcate, devastate.
La lista di personaggi entrati entusiasti nelle dinamiche del gioco ed usciti con le ossa rotte è lunghissima.
I motivi della presenza sono spesso figli di un allettante riconoscimento economico. Tentazione comprensibile, ma alla fine della fiera il gioco non vale mai la candela. Il perché? Semplice: il reality non è un mestiere per vecchi.
Basterebbe soffermarsi sul Grande Fratello Vip e L’Isola dei famosi, con quest’ultimo circoscritto alla sola esperienza di Mediaset. Sette anni di avventure spesso simili tra loro, con il concetto di vero vip andato via via ad annullarsi, a tutto vantaggio di addetti ai lavori del settore capaci di bissare o alternare le performance. E così i famosi si ritrovano a condividere l’esperienza con una valanga di sconosciuti, il più delle volte ex tronisti, corteggiatori, pseudo-influencer o parenti d’arte.
Se sul fronte del curriculum non c’è la minima possibilità di competizione, in fatto di sopravvivenza le condizioni si capovolgono.
Il concorrente maturo è distante dalle dinamiche del programma, è generalmente un pessimo stratega e ha un rapporto differente con le telecamere. Particolarmente esposto alle conseguenze del politicamente corretto e della gogna social, con espressioni un tempo concesse divenute nel frattempo un tabù, il vip ‘agé’ ha i freni inibitori allentati. Si sente in vacanza, concepisce la trasmissione come occasione di svago, ignorando colpevolmente le trappole e le bucce di banana distribuite lungo il percorso.
Non che i giovani non corrano rischi. Tuttavia, la questione della carriera torna prepotentemente a galla: se non ce l’hai, non c’è pericolo di rovinarla. Senza contare che nel loro caso una macchia, anziché spedirti negli inferi, il più delle volte è chance di rilancio mediatico. Nulla di eterno e qualificante, però sempre meglio dell’anonimato.
C’è poi l’aspetto più dimenticato: la competizione. Eh già, il reality è una gara che prevede un vincitore. O così dovrebbe essere, dal momento che del trionfo finale nessuno si preoccupa più, essendo l’asticella dell’epilogo perennemente spostata in avanti. D’altronde, se la fine è fissata in primavera, ad ottobre a tutto pensi meno che al montepremi destinato primo classificato.
Numeri alla mano, nel caso del Gf Vip non si è mai imposto un partecipante con età superiore ai 50 anni, mentre gli under 30 sono stati ben quattro. Non troppo diverso l’andazzo all’Isola con sei under 50 vincitori e un solo ultra-sessantenne, ovvero Nino Formicola, clamorosa eccezione favorita da una storia personale a tratti drammatica che riuscì a scatenare l’empatia degli spettatori.
Da Attilio Romita a Marco Predolin, passando per Fausto Leali, Alda D’Eusanio, Katia Ricciarelli, Silvano Michetti dei Cugini di Campagna e Paolo Brosio, fino ad arrivare a Riccardo Fogli, che dopo la turbolenta e sofferente Isola del 2019 se ne uscì con un categorico “mai più”, smentito dal recente ingresso al Gf durato meno di ventiquattr’ore per colpa di una presunta bestemmia immediatamente punita con la squalifica.
Storie di tutti i giorni, verrebbe da commentare. Già viste in una sorta di remake interminabile. Che purtroppo non insegna mai nulla.