Se mi lasci ti sposo, grazie al regista Oleotto la commedia e lo sguardo dalla provincia diventa piacevole compagnia
Il regista torna in Friuli, dove aveva già girato Volevo fare la rockstar, per una commedia senza colpi di scena ma che tramite la provincia racconta le difficoltà a raggiungere i propri sogni
Matteo Oleotto è alla sua terza esperienza da regista per Purché finisca bene. E ancora una volta regala al ciclo di film-tv di Raiuno una storia che riesce a differenziarsi dalle altre per il suo sguardo ironico e semplice verso il modo. Se mi lasci ti sposo è infatti un racconto che non offre nessun colpo di scena o rivelazione particolare, ma che riesce a fare da buona compagnia a quel pubblico in cerca di una storia piacevole con cui trascorrere la serata.
Se mi lasci ti sposo, la recensione
Oletto in tv è noto anche per Volevo fare la rockstar, delizioso family drama in onda per due stagioni su Raidue. Il regista mantiene le stesse location friulane e la stessa volontà di calare il racconto in un contesto di provincia, dove il tempo scorre più lentamente e i confronti con le realtà circostanti sono più evidenti.
Il film-tv è, in effetti, più che una storia d’amore una storia di confronti: quelli dei due protagonisti Giulia e Marco (Sara Lazzaro e Alessio Vassallo) con il resto del mondo, dagli amici che si sono costruiti carriere di tutto rispetto alle famiglie che invece non sembrano volere comprendere il presente.
Bloccati tra la necessità di compiacere i parenti e quella di essere all’altezza delle aspettative degli altri, i due si inventano un matrimonio per racimolare i soldi necessari a lasciarsi ed intraprendere delle vite in solitaria. Essendo il film parte di un’antologia che garantisce il lieto fine, sappiamo già che Giulia e Marco non si lasceranno.
Ma quel che conta è il come si arriva a quel finale, e Oleotto riesce a costruire intorno ad una storia che non ha troppe pretese un piccolo universo di personaggi, manie e ossessioni che fanno del film-tv una gradevole commedia sentimentale. E la provincia torna quindi ad essere il centro del mondo, lente che sa mostrare le contraddizioni dei tempi di oggi, le incomprensioni tra generazioni e le difficoltà di poter realizzare i propri sogni.