“Una storia assurda“. Così Matteo Viviani aveva presentato una settimana fa a Le Iene la vicenda di Daniele, il geometra 24enne che un anno fa si è tolto la vita impiccandosi dopo aver scoperto di aver avuto una relazione virtuale con quella che credeva fosse Irene, ma che in realtà era un uomo di Forlimpopoli, Roberto Zaccaria. Quest’ultimo – è notizia di ieri – si è ucciso con un mix di farmaci. Aveva 64 anni.
Le Iene – che nell’appuntamento di domani sera tornerà ad occuparsi della vicenda – ha fatto il suo dovere raccontando “una storia assurda” oppure ha messo alla gogna un uomo che pochi giorni dopo, presumibilmente per la vergogna sociale, si è tolto la vita? Se non ci fosse stato il servizio de Le Iene nel quale ha trovato spazio il racconto amaro dei genitori di Daniele, ci sarebbe stato comunque il suicidio di Roberto?
Domande che, almeno da queste parti, non trovano una risposta definitiva. Come sempre, bisogna affidarsi ai fatti per provare a capire, prima di lanciarsi in sentenze, in prese di posizioni indignate e in frettolose richieste di chiusura del programma.
Nel servizio di Matteo Viviani e Marco Fubini trasmesso da Le Iene una settimana fa la faccia di Roberto è stata oscurata, ma questo non ha impedito ai suoi concittadini dal riconoscerlo, anche grazie ai visibili tatuaggi sul braccio. Secondo ricostruzioni di stampa, dopo la puntata nel paesino di 13 mila abitanti erano apparsi poster su di lui. Sarebbe stata necessaria da parte del programma di Davide Parenti maggiore attenzione da questo punto di vista?
L’intervento de Le Iene è arrivato soltanto dopo l’indagine della Procura: l’uomo aveva ricevuto un decreto di condanna per sostituzione di persona (una multa di 825 euro), ma l’accusa di morte come conseguenza di altro reato era stata archiviata. Ai microfoni di Viviani il 64enne non si era mostrato pentito, arrivando a definire lo scambio di messaggi con Daniele “uno scherzo” e prendendosela addirittura con i genitori di Daniele. Le Iene – un programma di intrattenimento in onda da 25 anni su una rete commerciale – avrebbe dovuto rinunciare a denunciare una storia così assurda? L’inseguimento del carnefice è stato irresponsabile rischiando di trasformare la cronaca in vendetta?
L’avvocato Pierpaolo Benini ha fatto sapere che in queste ore avrebbe dovuto incontrato il suo assistito Roberto Zaccaria per “valutare una forma di tutela che lo mettesse al riparo dalla gogna mediatica“. Il papà di Daniele, invece, ha detto che “ora il caso si è chiuso“:
Credo che questa tragedia possa insegnare a tutti a stare attenti. Non deve più capitare che qualcuno inganni un’altra persona in questo modo, soprattutto sul web. Altrimenti l’esito può essere tragico. Questo valeva già dopo la morte di mio figlio e vale ancora oggi. Ma ripeto non ho nulla da dire. Nulla da commentare.