Di serie gialle con casi da risolvere ed assassini da acciuffare ne conosciamo tante, anche in Italia. Ma di serie in cui, prima di chiedersi “Chi è stato?” ci si deve chiedere anche “Chi è stata uccisa?” non ce ne sono così tante. Corpo Libero si presenta al pubblico, quindi, con un gancio originale, che ci tiene incollati fin dal primo episodio. La serie è in onda su Rai 2, ma è già disponibile da un anno su Paramount+,).
Corpo Libero, la recensione
Cos’hanno in comune Corpo Libero e Sopravvissuti? Apparentemente niente, ma in realtà fanno tutte e due parte delle produzioni della cosiddetta “alleanza” tra tv pubblica italiana, francese e tedesca. Ma a differenza di Sopravvissuti, Corpo Libero (prodotta da IndigoFilm e Network Movie, con ZdfNeo, Rai Fiction e Paramount+, in associazione con All3Media International) riesce nell’obiettivo di raccontare una storia che intriga, denuncia, intenerisce e gela il sangue.
Un gelo causato non tanto dalla fredda ambientazione delle montagne abruzzesi, location isolata e remota dove le distrazioni sono poche e la trama amplifica la propria vena thriller come nella migliore tradizione dei film e serie appartenenti al genere, ma anche dalle scoperte che facciamo nel corso degli episodi su un mondo che, per i profani, appare come ricco di sani valori e principi e che, almeno in questa serie, viene descritto come un girone infernale sulla Terra.
Perché Corpo Libero, nel suo svolgersi, non salva nulla del mondo della ginnastica artistica, se non l’innocenza con cui le giovane atlete s’impegnano per arrivare al risultato, anche a costo di dimenticarsi di avere un’adolescenza da vivere. E come tutti i buoni thriller che si rispettino, anche Corpo Libero parte dalla premessa del giallo da risolvere ma diventa presto anche altro, una storia di formazione e di crescita auto-negata, in cui avere vent’anni è già sinonimo di vecchiaia ed essere perfette non basta.
La storia riesce a dipanarsi seguendo sia la trama scritta dalla sceneggiatrici e tratta dall’omonimo libro di Ilaria Bernardini (ed. Mondadori) che la volontà di rappresentare nel modo più fedele possibile questo mondo tanto aperto ad offrire meraviglie acrobatiche al pubblico quanto chiuso nel volersi preparare ad ogni esibizione. Era un debutto non solo per le giovanissime atlete protagoniste (e hanno tutte superato il battesimo della telecamera) ma anche per chi le ha dirette.
Cosima Spender e Valerio Bonelli, lei documentarista e lui montatore, insieme già dietro il doc SanPa, catturano in una storia appositamente scritta il realismo del sacrificio: il loro occhio cade sulle giovani protagoniste e sui loro corpi, mai come in questo racconto strumento di narrazione.
A disdetta del titolo, il loro corpo non è affatto libero, ma vittima di loro stesse e di chi ha proiettato su quelle gambe e quelle braccia un futuro che non ha saputo guadagnarsi. Corpo Libero è una serie ossessiva che però lascia aperto uno spiraglio a chi cerca una via d’uscita da questo labirinto di costrizioni: sono le sensazioni di Martina (Alessia De Falco), la protagonista, la voce narrante di tutto il racconto, la cui pausa forzata per un infortunio le permettono di conoscere il mono che c’è fuori dalle palestre e dagli allenamenti. Ma se riuscirà a rendere quello spiraglio una via d’uscita, è tutto da scoprire.
Corpo Libero è proprio questo, una storia da scoprire, che non dà subito certezze e per questo intrappola lo spettatore in una rete di bugie, compromessi e segreti, vale a dire gli ingredienti perfetti per un thriller che vi fare chiedere non solo “Chi è stato?” e “Chi è stata uccisa?”, ma anche “Cosa accadrà dopo?”.