Romulus 2 intervista ai quattro registi: “la sfida è stata rinnovare un mondo di cui già conoscevamo il fondamento”
Nella seconda stagione di Romulus lo sguardo si amplia, ci sono più battaglie, una sfida anche produttiva per i registi
Matteo Rovere, Michele Alhaique, Enrico Maria Artale e Francesca Mazzoleni sono i quattro registi della seconda stagione di Romulus – La Guerra per Roma disponibile su Sky e NOW dal 21 ottobre e che proseguirà per quattro settimane. Rovere, che è di fatto lo showrunner, ha diretto il primo episodio, Francesca Mazzoleni il quinto mentre Artale e Alhaique si sono divisi i restanti sei episodi.
“Qualcosa di più denso sia da un punto di vista della storia che della produzione” ha proseguito Matteo Rovere “battaglie, scontri, una grande avventura, penso si siano divertiti sia gli attori a farlo che noi a realizzarlo“. “Sono stata accolta benissimo” ha raccontato la new entry del team Francesca Mazzoleni “è stato un onore enorme. Avevo naturalmente visto la prima stagione a prescindere dall’incarico e quindi abbiamo parlato tanto per permettermi di entrare in un codice che era stato presentato nella prima stagione ma anche reinventato in questa seconda. Per questo è stato molto stimolante capire in cosa cambiava la regia della seconda stagione, mi sono sentita subito in famiglia.”
Mazzoleni è anche entrata nel dettaglio della forza creativa dietro Romulus “Ogni giorno era una sfida, un esperimento diverso. Una serie che ti permette di interrogarti ogni giorno su cos’era un mondo di cui non abbiamo testimonianze, dando così un potere all’immaginario alla creazione, alla forza del cinema, che non è un qualcosa sempre così scontato“.
La formula produttiva con più registi per uno stesso progetto è usata spesso nella serialità e abbiamo voluto chiedere proprio a chi vi lavora come viene curato questo aspetto, come si lavora in team. Michele Alhaique ha sottolineato come “Matteo Rovere è lo showrunner quindi ha la visione, ci ha portato a esplorare e inventare visivamente questo universo, ma anche da un punto di vista interpretativo, dal protolatino ai movimenti quanto stanno in scena, come si muovono, questo ci ha permesso di avere un’unicità di visione per tutti gli episodi“.
Enrico Maria Artale ha ribadito il concetto sottolineando come in questa seconda stagione, “proprio perchè era stato difficile e impegnativo non solo stabilire il linguaggio comune di regia ma il mondo che andavamo a creare, avendo un codice già stabilito, ci si poteva divertire a rinnovarlo, alzando il ritmo, la tensione, cercando lo spettacolo. Cercando di esagerare sulla caratterizzazione dei personaggi.“