Romulus 2 la recensione: la serie cresce e si rafforza mettendoci in guardia sulla follia dei leader
Otto nuove puntate per raccontare tra mito e storia la fondazione di Roma.
Fonte: Ufficio Stampa Sky
La guerra per Roma è il sottotitolo scelto per accompagnare la seconda stagione di Romulus 2, seconda stagione della serie Sky Original che rilegge il mito fondativo della capitale seguendo il filo della dea Rumia, antica divinità cui sarebbe stata consacrata la città di Roma. Venerdì 21 ottobre con i primi due (di otto) nuovi episodi su Sky e NOW, ritroviamo Yemos e Wiros, il primo erede della dinastia di Alba da cui si è allontanato per forgiare il proprio destino, l’altro schiavo diventato Re. Insieme governeranno Roma. Ma fino a quando? chi diventerà il primo Re di Roma, Romulus?
Romulus 2 la recensione: la forza del protolatino
Anche la seconda stagione di Romulus è stata interamente girata in protolatino, una lingua usata da Matteo Rovere, regista e direttore artistico anche di questa stagione, fin da Il Primo Re, il film da cui tutto è nato e di cui la serie è una sorta di derivazione. L’uso del protolatino non è semplicemente un vezzo artistico usato per dare una caratteristica in più rispetto alla serie. Ma rappresenta la forza della serie, ne è il motore capace di rendere la serie unica rispetto al panorama attuale. Certo la maggior parte del pubblico la guarderà doppiata, ma ascoltare la musicalità di parole arcane, sconosciute, fa precipitare lo spettatore nel fango delle campagne laziali, nelle battaglie sanguinose e violente. Le cantilene dei rituali che erano una parte centrale della vita delle persone di quel tempo, assumono un valore unico attraverso la musicalità del protolatino. La recitazione dei diversi (e bravi) attori viene valorizzata da questa lingua incomprensibile che con il tempo diventa familiare per lo spettatore.
Lo sforzo produttivo messo in piedi da Sky per la sua realizzazione è davvero notevole, a conferma dell’investimento produttivo che la società del gruppo Comcast-Universal sta compiendo nel far avanzare la serialità italiana. Non solo per lo sviluppo di una nuova lingua ma soprattutto per la costruzione dell’immaginario di un’antica civiltà. Roma e le altre città sono state ricostruite fisicamente per far immergere gli attori e quindi gli spettatori completamente nella vita del passato.
La difficoltà di passare dall’Io al Noi
Quasi due anni fa la prima stagione ci aveva raccontato la lotta di Yemos, Wiros, Ilia e degli altri personaggi alla ricerca della propria identità, indipendenza, quasi una sfida tra nuove e vecchie generazioni ambientata nel passato. In questa seconda stagione l’approccio cambia. Roma è stata fondata, adesso va costruita cercando di introdurre una visione diversa rispetto alle città dell’epoca. Una città con due capi, con due Re, fratelli d’affetto e non di sangue. Ma ieri, come oggi, il cambiamento si scontra con l’abitudine. Introdurre il concetto del “noi” che deve prevalere sull'”io” è semplice sulla carta, più difficile da realizzare. Roma vuole essere una città diversa, ma finisce per cadere nelle trappole del passato, nella necessità di prendere decisioni andando anche oltre i propri ideali. I diversi personaggi diventano vittime della loro hybris, di quel potere che logora soprattutto chi ce l’ha.
Tito Tazio e la qualità dei personaggi di Romulus 2
Il colpo di fulmine di questa seconda stagione di Romulus 2 è il Tito Tazio di Emanuele Maria Di Stefano, giovane attore che veste i panni del giovane Re dei Sabini, un leader folle, figlio di una divinità, cresciuto attraverso rituali mistici da un gruppo di sacerdotesse. Le stesse che i romani, per scappare da un’imboscata imbastita da Tito Tazio, gli rapiscono, scatenando la follia dell’efebico re (rileggendo in questo caso il mito del Ratto delle Sabine).
Un personaggio mistico, un re bambino dal volto gentile e lo sguardo truce che gestisce il potere come il suo privato parco di divertimenti. Tito Tazio è un ragazzo cresciuto da solo, senza un affetto vero, senza il calore di una madre, la carezza di un padre e per questo incapace di controllare le proprie pulsioni. La perdita delle sacerdotesse scatena in lui il desiderio di vendetta e questo lo porterà a sacrificare gli altri mentre lui resta nella sua gabbia dorata. Come sempre nella storia a pagare il prezzo della follia dei potenti sono i poveri, i soldati al fronte, i generali in battaglia. Non esistono guerre razionali, sono tutte frutto della follia, del desiderio di vendetta, della difesa di una presunta proprietà o di un credo spirituale.
La qualità dei suoi personaggi dalla scrittura all’interpretazione è l’anima di Roma.
Romulus 2 più spirituale e più violenta
La seconda stagione di Romulus è un nuovo salto in avanti della produzione seriale di Sky e più in generale italiana, rappresenta un’ulteriore cesura rispetto tutto il resto della nostra produzione. Una serie di livello internazionale che non cerca scorciatoie, non inserisce elementi per assecondare i gusti del pubblico, ma lo sfida costantemente, sia attraverso l’uso di una lingua sconosciuta che attraverso immagini forti, scene cruenti in linea con l’epoca che sta raccontando. In questa seconda stagione di Romulus i rituali diventano sempre più centrali.
L’uomo ha sempre cercato consolazione nella divinità, la risposta alle sue domande più profonde. Ancor di più quando la civiltà era ancora in una forma abbozzata. La violenza in Romulus 2 è subdola, entra nella storia dai lati per poi rubare la scena. Una violenza che non solo fisica ma che si declina in una forma di sottomissione psicologica dell’altro, un’umiliazione senza scampo per chi era re e si ritrova schiavo.
In mezzo a tutta questa fredda follia dello spirito, c’è spazio anche per tante forme d’amore. Quello di una madre che Tito Tazio cerca in Silvia. Quello fisico che fa superare anche i tradimenti. Quello spirituale di chi si trova in posizioni diverse ma ha una comune origine.