Scherzi a parte: la fine dei giochi, la fine di un’epoca
Scherzi a parte chiude in anticipo, con il format che ha mostrato in maniera lampante la sua usura. Tante le cause, a partire dalla concorrenza de Le Iene
La fine di un’epoca, probabilmente, che arriva a trent’anni dal lancio. Scherzi a parte saluta il pubblico con una puntata d’anticipo e, ad oggi, non è dato sapere se si è trattato di un arrivederci o di un addio definitivo.
La sedicesima edizione dello show si è rivelata un flop a tutti gli effetti, con il format che ha mostrato in maniera lampante la sua usura. Tanti gli errori commessi, così come le circostanze esterne che non hanno remato a favore del programma, guidato per la seconda volta consecutiva da Enrico Papi.
Andato in onda già lo scorso autunno, Scherzi a parte si è riaffacciato su Canale 5 a distanza di appena dodici mesi. Non proprio un dettaglio, dal momento che dal 2003 era stato rispolverano a distanza biennale, o addirittura triennale.
Pause tonificanti e necessarie per evitare una saturazione del brand che più di altri avrebbe bisogno di riposo. Oltre che di un rinnovamento che, obiettivamente, non c’è stato. Papi ha infatti riesumato una narrazione da studio più aderente alla fine degli anni novanta e ad inizio millennio, con le vittime in studio vittime di gag e gavettoni vari. Una cesura, in tal senso, l’aveva applicata Paolo Bonolis nel 2015, quando riconsegnò alla trasmissione nuova luce con una conduzione minimale e scherzi rivisitati nel loro confezionamento.
Decisiva in quella stagione fu la collaborazione con Le Iene. Le stesse Iene che – da lì in poi – si sono appropriate della pratica, proseguendo in autonomia e assicurandosi il coinvolgimento di personaggi di punta, complici eccellenti e una scrittura minuziosa e curata, in grado di far durare le singole beffe pure dei mesi.
Qualcuno potrà pensare che gli scherzi siano tornati a casa, vista la mano invisibile di Davide Parenti, che fu autore di Scherzi a parte nella primissima edizione. Tuttavia, non si può non affrontare il problema di una convivenza nociva che ha portato il titolo storico ad essere divorato ed inghiottito.
In questa stagione Le Iene non hanno ancora proposto candid. Un caso, o magari una scelta voluta per evitare la sovrapposizione temporale con Scherzi a parte. A poco è servito, perché il programma di Canale 5 non è mai riuscito ad imporsi, anche per congiunture sfortunate come la concomitanza della notte elettorale del 25 settembre che ne ha depotenziato totalmente l’interesse.
Papi, sulla cui conduzione si potrebbero aprire altre mille parentesi, ha messo la faccia su uno spettacolo che è mancato di compattezza e genuinità, a partire dalla purtroppo confermata trovata dello ‘scherzo in diretta’, che prevedeva la falsa interazione del padrone di casa con gli attori in scena. Una forzatura plateale e ostentata, perfetta fotografia di un prodotto che ha faticato a creare una sincera connessione col pubblico.
Scherzi a parte chiude e lo fa nell’indifferenza generale, senza portarsi dietro l’esclusività di un’idea definitivamente ceduta a Le Iene. Epilogo triste e malinconico, onestamente immeritato.