Le ultime parole del boss: su Rai 2 si ricorda Giuseppe Salvia, l’uomo che si oppose a Cutolo
“Le ultime parole del boss” ricorda Giuseppe Salvia, vicedirettore di Poggioreale che si oppose al dominio di Cutolo (che non lo perdonò).
Se si pensa alla Camorra degli anni ’80 vengono in mente i tanti omicidi che hanno sconvolto Napoli e la provincia in quel periodo, le esecuzioni eccellenti, la guerra tra le famiglie di ‘tradizione’ e la Nuova Camorra Organizzata, così come gli appalti post-terremoto del 1980 e il maxiprocesso del 1985, quello che vide tra gli imputati anche un estraneo ai fatti come Enzo Tortora. Sono gli anni di Raffaele Cutolo, segnati dalle stragi, dalla collusione sociale e politica ad alti livelli: i grandi eventi finiscono per cancellare le piccole vicende quotidiane, che però portano con sé eroismi comuni e dolori personali. Ed è qui che si inserisce “Le ultime parole del boss”.
Alzi la mano chi riconosce il nome di Giuseppe Salvia. Eppure la sua storia è l’esempio stesso dell’eroismo quotidiano di chi cerca di far valere regole e legalità in un mondo che non li riconosce come valori, se non declinati nella propria visione di ‘onore e rispetto’. È per questo che il documentario proposto da Rai 2 in prima serata venerdì 30 settembre è uno di quei contenuti da tenere cari e da riproporre come modello di lotta quotidiana alla prepotenza della criminalità organizzata.
Stiamo parlando de Le ultime parole del boss, una coproduzione Rai Documentari e B&B Film, per la regia di Raffaele Brunetti che lo ha scritto insieme ad Antonio Mattone ed Enrico Nocera, realizzato con il contributo di Regione Campania e Mic – Ministero della Cultura, Direzione generale cinema e audiovisivo e il sostegno di Fondazione Film Commission Regione Campania. Il doc recupera la storia di quello che viene definito un “piccolo eroe dimenticato”, riportata alla luce grazie al libro “La Vendetta del Boss” di Antonio Mattone, che ha incontrato il figlio di Giuseppe Salvia e ha ripercorso con lui la vicenda ‘banale’ e coraggiosa che ha portato Salvia ad essere ucciso da un commando camorrista sulla Tangenziale di Napoli. Coram populo. Perché il messaggio arrivasse forte e chiaro a chiunque avesse voluto seguire le orme di Salvia.
Ma chi era Giuseppe Salvia? E perché è stato trucidato in Tangenziale?
Giuseppe Salvia era il vicedirettore del carcere di Poggioreale in quegli anni difficili tra i ’70 e gli ’80. Erano gli anni in cui in carcere comandava Raffaele Cutolo, ’o professore, ma Salvia aveva ben chiaro il proprio ruolo di rappresentante delle istituzioni e non riconosceva al boss della NCO i privilegi a cui era abituato, tanto da aver guidato in prima persona una perquisizione nella cella di Cutolo davanti a detenuti e agenti. Un affronto cui il boss rispose schiaffeggiando impunemente il vicedirettore. Era il 6 novembre 1980: Cutolo così rafforzò ulteriormente la sua posizione di dominio nel carcere. Non contento, però, ordinò che il vicedirettore Salvia venisse ucciso: la Camorra lo freddò 5 mesi dopo quello schiaffo, il 14 aprile 1981, crivellando di colpi l’auto su cui viaggiava da solo, senza scorta, sulla Tangenziale di Napoli. Salvia aveva solo 38 anni e non aveva avuto il trasferimento ad altro carcere per motivi di sicurezza. La vendetta del boss potè dunque compiersi.
Quarant’anni – e più – dopo l’omicidio, questa storia approda in tv con un documentario che nasce, come detto, dalla ricerca di Mattone, che ha recuperato documenti nei sotterranei del carcere, ha incontrato la famiglia di Salvia e chi ha lavorato con lui, tra colleghi, guardie carcerarie, cappellani, incluso l’avvocato del boss e il Boss stesso. Cutolo, infatti, concede una intervista a Mattone: sarà la prima dopo anni (mi vengono in mente le battute ‘rubate’ da Joe Marrazzo nel corso dei vari processi e i suoi reportage sulla Camorra, ora su RaiPlay) e l’ultima prima della morte, avvenuta nel febbraio 2021. Nel corso di questa intervista, di cui non restano registrazioni o appunti per volere del boss, Cutolo confessa di essere il mandante dell’omicidio Salvia, ma nello stesso tempo chiede a Mattone di parlar bene del vicedirettore.
L’intervista a Cutolo merita un doc a sé
L’intervista stessa è in fondo il cuore di questo documentario, nè è l’oggetto narrativo insieme alla storia esemplare di Salvia. L’unicità dello scambio tra Mattone e Cutolo, le circostanze in cui è avvenuta, l’impossibilità di registrare o prendere appunti, la necessità di ‘vomitare’ su un nastro tutto quel che l’intervistatore ricorda subito dopo l’incontro sono in sé una storia da non dimenticare. Non a caso il titolo del doc prodotto da B&B Film – sì, proprio la stessa casa produttrice de Il castello delle cerimonie – e da Rai Documentari punta proprio su quell’intervista, su “Le ultime parole del boss” raccolte da Mattone poco prima della scomparsa di Cutolo, con le quali conferma di aver voluto la morte di quel vicedirettore che osò opporsi al suo potere. Neanche a farlo apposta, Cutolo vien fuori anche in un altro atteso doc di questo periodo, Wanna, del quale non è certo protagonista ma nel quale viene comunque fuori con il personaggio di Milva Magliano, quasi a dimostrare che nei primi anni ’80 la criminalità organizzata aveva un solo grande ‘leader’. Ma questa è un’altra storia.
La versione televisiva di questa vicenda doppiamente drammatica si avvale però anche della capacità narrativa e di ricerca della B&B Film, che ha realizzato interviste inedite, ha ritrovato materiali di repertorio definiti ‘sensazionali’, che scavano tra memorie personali e teche collettive. Un contenuto che vale la pena seguire o recuperare appena disponibile online, per restituire dignità e memoria a tante vittime dimenticate della Camorra e della criminalità organizzata. Ma anche per accendere un faro su un modo di fare memoria che scava nel minimo per affrescare la storia collettiva.