Tg1 Mattina, Bonini puntualizza e Crosetto reagisce: “Lei faccia il conduttore”. Quando il giornalismo non è più (ri)conosciuto
Crosetto rimbrotta il giornalista Senio Bonini, conduttore dl Tg1 Mattina, per aver ricordato al pubblico i 5 voti contrari di FdI al PNNR.
La campagna elettorale si fa da molti anni in tv e ormai da qualche tempo anche sui social, che ha abituato sempre di più al monologo e completamente disabituato al dialogo, tanto più nel merito degli argomenti. Anni di domande eluse a botte di slogan, anche anni di puntualizzazioni e seconde domande assenti, di pastoni tg che sono diventati anche la formula prediletta dell’intrattenimento politico, unito alla selezione scientifica dei salotti nei quali sedersi ha finito per avere conseguenze devastanti. Da una parte i politici non hanno più nessuna abilità, men che meno disposizione, allo scambio costruttivo e al dialogo nel merito, preferendo dichiararsi vittime dei poteri forti in diretta tv o nascondendosi dietro a slogan elementari; dall’altra i telespettatori non riescono quasi più a riconoscere quale debba essere il ruolo del giornalista, visto che in molti casi si assiste alla rinuncia del proprio ruolo di mediatore a favore di una più semplice funzione di porta-microfono o di cassa di risonanza. La commistione tra giornalismo e politica – intesa non come orientamento, ma militanza – in Italia ha una notevole storia: se molti giornalisti hanno seguito la carriera politica – giusto per fare qualche nome si pensi a Gruber, Paragone, Toti, Marrazzo per arrivare a David Sassoli, eletto presidente della Commissione Europea e scomparso da pochi mesi -, molti altri si muovono in una zona grigia che mescola professione e campagna elettorale (si pensi anche al recente caso del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano).
In questo contesto va letto lo scambio andato in onda questa mattina, lunedì 8 agosto, nello spazio del Tg1 mattina condotto da Senio Bonini: in studio c’è, tra gli altri, Guido Crosetto (FdI) intervistato dal padrone di casa. Parlando del PNNR, Crosetto chiede il tempo di una battuta:
“Vede, il PNNR ha un nome e un cognome, Angela Merkel (e si sente in sottofondo un “AH!”, pronunciato a quanto sembra dall’altro ospite in studio, Riccardo Ricciardi del M5S che interrompe, ndr) … che la leader in quel periodo in Europa fosse Angela Merkel e non Conte… guardi, lo dice il mondo, quindi io lo considero un passo avanti importante dell’Europa quello… e penso che Conte abbia avuto…”
e qui interviene Bonini, che vuole puntualizzare sul PNNR a favore di telespettatori:
“Però Fratelli d’Italia ha votato 5 volte no sul PNNR all’inizio, questo lo dobbiamo ricordare…”.
Crosetto, evidetemente infastidito dall’interruzione e dalla puntualizzazione, reagisce:
“Lei faccia il conduttore, non faccia la parte”.
Bonini non se la tiene e risponde:
“No, io faccio il conduttore e richiamo alla memoria, poi le chiedo un commento, questo è ovvio, per carità…”.
Crosetto non cede:
“No, no, no, non si schieri troppo…FdI ha votato 5 volte in Europa contro indicando come problematica quelle cose che poi sono state cambiate…”.
Crosetto ha così anche modo di precisare, ma non si va oltre.
In basso il video, ma potete vedere il segmento integrale su RaiPlay, con inizio alle 8.34, che occupa l’intera seconda parte di Tg1Mattina.
I fatti, dunque, diventano ‘di parte’.
Il giornalista, in fondo, si limita a fare quello che la professione stessa richiede, ovvero verificare i fatti, contestare gli slogan, raccontare le cose per come sono. Bonini fa questo, ricordando agli ascoltatori che la posizione di FdI all’inizio era diversa – dando peraltro occasione a Crosetto di precisare e senza ulteriori ‘seconde domande’ – e viene tacciato di ‘essere di parte’.
Che ci sia un problema col giornalismo italiano è indubbio; che ci sia un problema con la politica italiana è altrettanto indubbio. Se ciascuno tornasse a ricoprire il proprio ruolo sarebbe perfetto: da una parte sarebbe idilliaca la conduzione di una campagna elettorale non mistificatoria, dall’altra sarebbe vitale sentire sempre l’esigenza di verificare e ribattere sempre i fatti per quel che sono.
Pur non essendo ancora nata all’epoca, vengono alla mente le Tribune Politiche degli anni ’60 sulla Rai monopolista che sopravvivono nelle Teche Rai e su RaiPlay, e anche un estratto recuperato qualche giorno fa da SeeLallero su uno scontro nel corso dello speciale Tg2 per le Elezioni Politiche del 4 giugno 1979 con Renzo Arbore, ma soprattutto con Mario Pastore che risponde a tono, difendendo la correttezza del proprio operato, al radicale Gianfranco Spadaccia che lo accusava di ‘manipolazione’.
Un altro mondo, nel quale la politica andava già a braccetto con l’intrattenimento, ma ancora non ne era completamente fagocitata come appare oggi (e il caso Calenda a Mezz’ora in più sembra aver aperto nuove frontiere). Ma si può recuperare…