Home Notizie La7 apre al game show nel preserale. Un genere che la rete ha mollato vent’anni fa

La7 apre al game show nel preserale. Un genere che la rete ha mollato vent’anni fa

La7 apre al game show nel preserale, ma la rete ha abbandonato il genere vent’anni fa. Tutti i rischi del nuovo progetto con Caterina Balivo

18 Luglio 2022 17:50

Un game nella fascia preserale. Una tradizione per le ammiraglie Rai e Mediaset, ma anche per reti generaliste minori che negli anni hanno sfornato titoli più o meno fortunati. Chi invece appare estranea al genere è La7, rete che nel tempo ha imbottito la sua programmazione di talk, finendo così col ‘politicizzare’ un palinsesto che sembra non poter andare oltre un determinato genere.

Più volte si è cercato di rompere gli schemi, con scarse fortune, con l’innesto di figure pop che avevano ottenuto successo altrove. Si pensi a Salvo Sottile, a Cristina e Benedetta Parodi, o a Simona Ventura in occasione della sua rapida esperienza a Miss Italia. Ora è il turno di Caterina Balivo, a cui verrà affidato un prodotto distante dalle sue esperienze passate e, come detto, non battutissimo in casa La7.

I giochi, infatti, non appaiono sul canale di Urbano Cairo da almeno un ventennio. E pensare che furono proprio i quiz a lanciare l’emittente, nel periodo immediatamente successivo alla scomparsa di Telemontecarlo.

Game, game game, tutti telefonici, dalla mattina alle 8 fino alle 12, con una versione notturna che partiva all’1 e si concludeva alle 3. Si andava da Mango a Puzzle time, da Zengi a Si o no, con alla guida giovani presentatori che, in alcuni casi, avrebbero poi fatto strada come Arianna Ciampoli, Jane Alexander ed Edoardo Stoppa.

Era ancora l’epoca del logo arancione, del ‘nano’ come simbolo. L’esperimento, pertanto, proseguì per qualche mese, salvo poi sparire per lasciare spazio a Omnibus e al taglio informativo che La7 si cucì addosso dalla primavera del 2002.

Nello stesso periodo, stavolta nel pomeriggio, si fece largo 100%. Se i concorrenti comparvero fisicamente in studio, con l’abolizione della telefonata a pagamento, a sparire dalla scena fu il conduttore, che divenne semplice voce. A fornire tutte le indicazioni, rigorosamente fuori campo, era Gigio D’Ambrosio, chiamato a leggere una raffica di domandi ai concorrenti.

300 puntate complessive, che non videro un seguito e che, memoria alla mano, rappresentano l’ultimo precedente su La7.

Tornando al presente, a stupire è inoltre la collocazione. E qui torniamo al punto di partenza. La fascia pre-tg, già dominata da Rai 1 e Canale5, rischia di lasciare le briciole a chi, in quattro lustri di vita, ha indirizzato l’attenzione altrove.

Nel preserale, inoltre, fallirono sia Skroll – una sorta di Blob vignettistico curato da Makkox – che DiciannovEquaranta di Giovanni Floris, una striscia quotidiana informativa che precedeva il notiziario di Mentana. Allora, perlomeno, l’offerta rispecchiava una certa identità di rete, assolutamente assente nel caso della Balivo, lontana anni luce sia dal mondo di La7 che dei quiz.