Essere Amici
La chiave di un successo per l’unico vero talent show della televisione italiana
Quello che vediamo e sentiamo dello spettacolo musicale Amici di Maria De Filippi è sotto l’occhio di tutti. Quello cioè che va in onda il sabato sera e la domenica pomeriggio su Canale 5. Una conduttrice e condottiera che è Maria De Filippi. Un pubblico che urla gioie e dissensi. Una giuria perfettamente funzionante formata dal cantante Stash, dal principe Emanuele Filiberto e dal conduttore televisivo Stefano De Martino. Poi ci sono i ragazzi in gara (educati e carini quest’anno come non mai, ed è un elogio) e i loro professori Rudy Zerbi, Alessandra Celentano, Lorella Cuccarini, Raimondo Todaro, Anna Pettinelli e Veronica Peparini. Tutto bello, tutto perfetto, ovviamente chi più e chi meno, come è nell’ordine naturale delle cose.
Quello che vediamo su Canale 5 sono le esibizioni dei ragazzi in gara, i simpatici bisticci fra i professori, i giudizi più o meno competenti dei giurati, il tutto orchestrato in onda da Maria De Filippi e fuori onda dal suo team. Un programma di successo, anche con l’aiuto non richiesto e sicuramente non necessario di Rai1 che ha issato sostanzialmente da tempo la bandiera bianca il sabato sera, parlando la lingua dell’intrattenimento, contro le produzioni di Maria (un segno per altro anche questo della potenza di Amici). Dunque l’essere del titolo di questo post potrebbe significare proprio le cose che abbiamo descritto qui sopra, ma anche qualcosa di più, acquistando la lettera maiuscola.
Infatti in realtà l’Essere di cui vogliamo parlare oggi è quello che non si vede e non si sente di Amici. In parallelo o se volete in contrapposizione al fenomeno che si vede, Amici è il noumeno di se stesso, quella forza cioè invisibile che lo rende in qualche modo appetibile, riconoscibile e quindi facilmente fruibile al grande pubblico televisivo. Tutto il pubblico televisivo, abbracciando le varie generazioni di cui è composto, anche grazie ormai alla fluida ricezione dei suoi contenuti. Gli ingredienti dunque, pur nella loro semplicità, acchiappano i telespettatori, avvolgendoli candidamente, proprio come accade nel racconto delle storie di C’è posta per te. L’abbraccio poi fra le generazioni a confronto, seppur a distanza, serve a tenere il contatto con i ragazzi di oggi e quelli di ieri, in un transfer naturale, restando sintonizzati con il percorso della società.
Un’analisi impalpabile, ma non per questo meno interessante di Amici, che diventa essenza sensibile, impercettibile alla sostanza, ma di grande Fascino e non potrebbe essere altrimenti visto il nome della società che lo produce. Ma quali sarebbero i punti di forza di Amici che vanno al di la dei cinque sensi? Certamente quel mix di ingredienti riconducibile alle umane necessità, spesso nascoste anche a noi stessi, che però sorvegliano il nostro Io pensante, rendendolo in qualche modo concreto, in un processo metafisico, in cui le certezze diventano semplici conseguenze.
Qui scatta quel frame che accende nella mente un processo che accompagna il pubblico verso un momento, nel caso di Amici, apparentemente di pura e semplice evasione, che le immagini dei protagonisti di cui sopra rendono coinvolgente e quasi necessario. Amici dunque diventa qualcosa di essenziale, dove i fattori che lo componevano, scritti su di una lavagna da un gruppo di lavoro molto interessato, si dipanano lisci e fluidi, certezze empiriche di una operazione scritta e risolta, prima sulla carta e poi in uno studio televisivo.