Lasciate in pace la musica d’estate in TV: il Festivalbar c’è stato, ma ora andiamo avanti
Il ricordo del Festivalbar diventa un’ossessione. Le manifestazioni musicali in TV oggi sono (inutilmente) sotto il mirino dei nostalgici.
E’ da almeno 14 anni che il pensiero ricorre: “chissà come sarebbe stato il Festivalbar se…“, “se tornasse il Festivalbar…“, “Questo al Festivalbar non sarebbe accaduto“. Paradossalmente una tradizione, ogni sacrosanta estate è un appuntamento fisso dei social che si affianca ai commenti dei tormentoni di stagione, in soldoni: vanno di pari passo. Se c’è uno, c’è pure l’altro. Si tratta del classico sintomo dei nostalgici che si aggrappano al solito discorso dell'”eh signora mia, prima qui era tutto campo e si stava meglio“.
Quando l’organizzazione del Festivalbar ha fermato la corsa della manifestazione, gli appassionati sono rimasti comprensibilmente meravigliati e delusi per lo stop. Dalla delusione si è passati alla polemica, scaturita dall’approdo di nuovi eventi musicali televisivi che hanno cercato di emulare lo stesso spirito scanzonato, senza trovare però quel riscontro positivo unanime. Come se il Festivalbar avesse detto “andate e moltiplicatevi“, tutto è stato preso in parola e così: Tim Summer Hits, Powerhits estate, Battiti Live, Music Awards e altre manifestazioni oggi si son prese il loro spazio. Ce n’è davvero per tutti i gusti.
Tutto bene? No. Un’altra critica entra a gamba tesa dal web ed è mirata alla qualità della musica proposta in queste ultimi anni, fra un’emorragia di tormentoni che circondano radio, piattaforme streaming e Tik Tok. La fa chi sulle spalle ha qualche anno in più, chi di estati musicali ne ha vissute parecchie rispetto ad un ragazzo della generazione zeta, insomma i cosiddetti ‘boomer’. Ne lamentano la loro scarsità paragonandoli ai successi di 20/25 anni fa, ma peccando di un punto fermo e banale alla base di tutto: la musica del 2022 non può essere affiancata alla musica di 20/25 anni fa. Per quanto certe produzioni musicali possano essere vicine nelle sonorità dei primi anni duemila (e in questo periodo ne escono come funghi), le cose sono decisamente cambiate.
Perché allora trascinare questa polemica criticando a tutti i costi i programmi musicali di oggi (come se ne avessero una colpa) illudendosi che il Festivalbar possa migliorare qualcosa? Un ipotetico suo ritorno e l’azzeramento di Summer Hits, Powerhits estate, Battiti Live e derivati non avrebbe cambiato o condizionato un bel nulla sui filoni musicali più seguiti del momento.
Pensate che fino a qualche tempo fa questo tipo di eventi nemmeno era stato pensato, tutto rischiava di essere solo un’idea irrealizzabile per via della crisi economica. La loro moltitudine oggi rappresenta un bene per il settore dello spettacolo, televisivo e musicale, dunque godiamoceli finché possono avere delle ragioni di esistere.
Aggiungiamoci pure dei numeri (che male non fa): il Tim Summer Hits di Rai 2 nella prima puntata ha raccolto un netto del 12%. salendo al 12,81% nel secondo appuntamento di ieri, 7 luglio. Risultati che, di fatto, regalano alla rete risultati con doppia cifra in prime time difficilmente visibili 7 giorni su 7 e superando persino Canale 5. Il Radio Norba Battiti Live, nella prima puntata andata in onda martedì 5 luglio su Italia 1, ha raggiunto il 12.3% di share toccando il 32% sul pubblico giovane (target 15-24 anni). Ricordiamo che questa manifestazione non esiste solo da quando la rete Mediaset ha deciso di trasmetterli (2017), bensì dal 2003, dunque quando il Festivalbar stava ancora in forze.
E’ chiaro che il pubblico ha voglia di musica in TV a prescindere dal titolo del programma, l’importante è che il contenitore sia quantomeno scorrevole, piacevole. A questo punto va bene tutto, sarà pur lecito essere ancorati ai bei ricordi (Mediaset Extra da questo sabato sera trasmetterà le repliche dell’edizione 2002), ma tutto ha pure un limite ed è forse giunto il momento di essere un po’ più realisti e meno fissati con il pensiero di un’imminente ritorno del Festivalbar. Non c’è bisogno di fasciarsi la testa, anzi, sarò più tranchant: di Festivalbar non se ne parla.
E’ stato bello ma ora guardiamo oltre, andiamo avanti.