Alla conduzione su La7d di Urban Scouters, in onda ogni domenica alle 18:20, Elisa Sciuto si racconta a TvBlog.
Pirati, un programma di seconda serata andato in onda nel 2008 su Rai2, ti ha lanciato sulla tv nazionale. Con te, fra gli altri, c’erano anche Belen Rodriguez e Selvaggia Lucarelli: cosa ricordi di quell’esperienza?
Lavoravo in una tv privata, dove facevo l’inviata di spettacolo per mostre, teatro, cinema, e lì iniziai a fare anche la conduzione del telegiornale. Venni a sapere da una mia amica che cercavano degli inviati per questo nuovo programma, Pirati. Era una trasmissione in cui cercavamo di smascherare con i nostri servizi ciò che c’era di strano in una situazione particolare.
L’anno successivo hai affiancato Aldo Biscardi su 7 Gold nel suo Processo. Accettasti solo perché ti lasciò condurre l’anteprima. Mi racconti come andò esattamente?
Quell’esperienza iniziò per caso in una ristorante che allora si trovava sotto casa mia, in centro a Roma. A pranzo quel giorno c’era Antonella Biscardi, la figlia di Aldo, che si innamorò da subito di me, creandosi immediatamente una forte empatia. Mi propose di fare il processo con suo padre, ma, sapendo che lui cercava solo vallette per lanciare la pubblicità, mi defilai subito, nonostante le avessi ribadito l’importanza che avrebbe avuto per me, come giornalista, lavorare con un mostro sacro come Aldo. Lui allora mi propose di condurre anche Prima del Processo, uno spazio di trenta minuti, che precedeva l’inizio della trasmissione e che vedeva solo me alla conduzione. In quei mesi dovetti fare così un corso accelerato di calcio, dato che non sapevo nulla: fu però indubbiamente Aldo ha insegnarmi tanto del calcio.
Negli anni hai avuto delle esperienze sulle tv locali. Che cosa hanno rappresentato queste per te?
Le tv locali sono fondamentali per la crescita di un giornalista perché fai tutto, dalla scrittura del telegiornale, alle ripresa in giro da solo con telecamera, fino al montaggio e alla grafica da inserire.
Si sono succeduti poi gli impegni prima a SkyTg24, poi a L’Aria che tira su La7 e infine a Mediaset. Come sei evoluta tu in relazione a queste tue esperienze professionali?
Ognuna di queste esperienze lavorative ha rappresentato qualcosa di nuovo, che mi ha arricchito sempre tantissimo. Sono riuscita ad occuparmi prima di viaggi, poi di cinema – che ancora mi porto con me -, di moda, attualità, politica e poi anche di spettacolo, legato ad esempio anche al mondo più divertente di Instagram. Ho avuto così la possibilità di soffermarmi ogni volta su argomenti diversi tra loro.
Ora affronti l’avventura di Urban Scouters. Qual è innanzitutto l’obiettivo del programma?
L’obiettivo è quello di far conoscere le più belle città d’Italia al di fuori di quelle che sono le solite mete turistiche, andando oltre all’ordinario.
Il programma riaccende La7d. L’obiettivo era questo, riportare una produzione originale sul canale tematico di La7, oppure si tratta solo di prove generali prima di un possibile approdo sulla rete generalista?
Questo non lo posso sapere, andrebbe chiesto ai vertici.
Per te cosa rappresenta invece Urban Scouters?
È una piccola produzione che però mi arricchisce molto perché fra le mie passioni c’è il viaggio e non ti nego che un giorno mi piacerebbe avere un programma che mi consenta di andare in giro per il mondo.
Potrebbe nascere magari una seconda edizione di Urban Scouters legata anche ad un contesto più internazionale.
Perché no, la volontà c’è, poi vediamo come si svilupperà il tutto.
Quindi ci sarebbe la volontà, da parte tua e di chi lavora al programma, di realizzare una seconda edizione?
Sì, assolutamente.
Porti avanti anche un programma settimanale in radio. Fra cinque, dieci anni, ti vedresti impegnata ancora sia in radio che in tv?
Al momento non ti saprei proprio rispondere, perché non so so neanche quello che può succedere domani (ride, ndr). Le mie passioni più grandi sono giornalismo e radio. Senza quest’ultima non potrei vivere: la radio ti consente di imparare qualcosa in ogni puntata, è qualcosa di cui una volta che sei dentro non puoi più fare a meno. La radio, in questo, è diversa rispetto anche alla televisione, perché ti costringe ad essere te stessa, perché è voce, ma anche improvvisazione.
Se dovessi indicare un sogno professionale, che programma ti piacerebbe condurre?
Sicuramente non rifiuterei un programma sul cinema, ma se dovessi scegliere il programma della mia vita ti direi assolutamente un programma che mi porti in giro per il mondo allo scoperta di usi, costumi e tradizioni.