L’annuncio del sequel (l’unico al momento in discussione: tutti gli altri sono prequel) di Game of Thrones con protagonista Jon Snow ha riacceso l’attenzione intorno a quello che sembra essere un progetto su larga scala di Hbo, tanto affascinante quanto estremamente complicato da mettere in atto, legato agli spin-off della serie cult tratta dalla saga letteraria di George R.R. Martin.
Per capire la portata dell’iniziativa, basti pensare che le prime notizie circa la possibilità di produrre delle serie derivate da Il Trono di Spade risalgono ad ancora prima che la serie originale terminasse, cosa avvenuta nel maggio 2019: ai tempi, si parlava di cinque progetti su cui il network stava ragionando, ma che non avrebbero visto la luce prima del finale di serie.
Oggi, a tre anni di distanza dalla messa in onda di quel (da alcuni discutibile) finale, ci si chiede che fine abbiano fatto tutti quei progetti annunciati. Una cosa va subito detta: il fatto che la Hbo abbia annunciato dei progetti spin-off, non significa affatto che questi debbano essere realizzati per forza. Ordinare la sceneggiatura di un episodio pilota è solo il primo passo di una serie di step, e realizzare il numero zero stesso non ne garantisce la sua messa in onda.Ne sa qualcosa Jane Goldman, a cui era stato dato l’incarico di lavorare al primo spin-off di GoT da realizzare, un prequel ambientato durante l’Età degli Eroi, epoca in cui fu siglata una pace tra i Primi Uomini ed i Figli della Foresta e che avrebbe raccontato anche la Lunga Notte, ovvero l’inverno più lungo e rigido mai affrontato da Westeros (ricordiamo che nel mondo di Game of Thrones le stagioni non hanno una durata fissa, ma possono essere lunghe anche anni). Un progetto a cui era stato dato il titolo Bloodmoon e che vedeva tra i protagonisti Naomi Watts: le riprese del pilot si svolsero nel 2019 a Belfast, con un grande sforzo di budget da parte della Hbo che, però, non ne rimase pienamente convinta. Problemi a livello creativo e costi troppo alti avrebbero così spinto il network a dire “grazie, ma no grazie”.
E poi? Se la sopra citata notizia del possibile spin-off sequel con Kit Harington ha destato molta curiosità, non va dimenticato che la Hbo sta continuando a lavorare ad altri progetti, dei più vari: non tutti vedranno la luce, ma ripetiamo che l’obiettivo del network è quello di creare un vero e proprio brand di Game of Thrones da usare in più produzioni, creando così una sorta di risposta ai mondi di Star Wars e Marvel che stanno spopolando altrove (ovvero su Disney+).
Ad oggi, dunque, il network si è concentrato su alcuni progetti in particolare. Uno è 9 Voyages, che racconterebbe le gesta di un giovane Corlys Velaryon, colui che diventerà noto come Serpente di Mare, futuro Primo Cavaliere di Rhaenyra Targaryen durante la Danza dei Draghi (e di cui vedremo la versione adulta in House of the Dragon). La Hbo ha ordinato una sceneggiatura a Bruno Heller, già dietro a serie di successo come Roma, The Mentalist e Gotham.Poi c’è 10.000 Ships, scritto da Amanda Segel (Person of interest) e che si soffermerebbe sulla storia di Nymeria, regina guerriera della popolazione dei Rhoynar, che porta in salvo dal continente orientale a quello occidentale tramite, appunto, una flotta da 10mila navi. Arrivata a Dorne, sposa Mors Martell entrando nella sua Casa.
Tales of Dunk and Egg vede invece coinvolto Steve Conrad, sceneggiatore del film “Wonder”. La serie prenderebbe spunto dai libri che hanno al centro le avventure di Sir Duncan l’Alto, cavaliere noto anche come Dunk, ed il suo scudiero Egg, per via della forma della sua testa a uovo, che altri non è che un giovane Aegon V Targaryen, futuro re che siederà sul Trono di Spade.
A questi progetti live action se ne devono aggiungere tre animati, che potrebbero essere destinati ad Hbo Max, la piattaforma streaming del canale via cavo: tra questi, spicca The Golden Empire, incentrato sul regno orientale di Yi Ti, per la cui ideazione Martin si sarebbe ispirato alla Cina imperiale.
Tutto qui? No: Martin ha già annunciato che l’anno prossimo debutterà uno spettacolo teatrale a Broadway da lui prodotto e con protagonista il Torneo di Harrenhal, il più lungo tenutosi nel Continente Occidentale. Sulla carta, l’universo desiderato dalla Hbo esiste già, ma metterlo in pratica è tutta un’altra cosa.