Dallo scorso sabato è alla conduzione di Weekly insieme a Carolina Rey e Fabio Gallo. Incoronata Boccia si racconta a TvBlog.
Dalla TgR Sardegna a Weekly. Come hai affrontato al debutto questo importante passaggio?
Sto vivendo questa esperienza estiva con grandissimo senso di responsabilità. Non è stato semplicissimo perché sono vicecaporedattore da otto anni e quindi non conduco più neanche il telegiornale, facendo un lavoro di line. Sono contentissima di essermi messa però in gioco in una dimensione diversa e spero di trovare il modo migliore per raccontare questa estate ai telespettatori. Sicuramente mi servirà un po’ di tempo per cambiare abito, passando dalla veste più istituzionale e rigida del telegiornale alla conduzione morbida propria di un programma.
Come ti stai trovando all’interno di un programma che vede un’importante componente di intrattenimento?
Penso che l’idea su cui nasca Weekly sia un’idea vincente: ho lavorato per cinque anni a La Vita in Diretta, dal 2001 al 2005, ed anche quello era un programma che univa l’informazione all’intrattenimento, facendo grandi ascolti. Io credo in questa formula: secondo me non esistono registri alti e registri bassi, ma il linguaggio è comune purché lo si faccia ciascuno nel proprio ruolo e con senso di responsabilità. Ho la fortuna di lavorare in squadra con colleghi incredibili: Carolina e Fabio sono due professionisti, malgrado la loro giovane età.
Su Instagram hai definito Angelo Melone “comandante coraggioso e generoso”. Perché ha deciso di puntare su di te?
Angelo ci ha detto a tutti e tre: “Ragazzi, io ho voglia di sperimentare volti nuovi, persone belle e capaci. Voglio fare una scommessa su di voi: se va bene è merito vostro, se va male è colpa mia”. Io penso che un capo che ti pone di fronte a un incoraggiamento e a un’assicurazione di questo tipo ti mette nelle migliori condizioni possibili per lavorare.
Alla vigilia del debutto si è parlato di te in relazione al lavoro che svolge attualmente tuo marito e all’apprezzamento di partiti politici nei tuoi confronti. Quale di queste due cose ti infastidisce di più?
Sono in Rai dal 2001. Essere bollata come “moglie di” dopo ventuno anni di professione giornalistica in Rai lo trovo umiliante non per me, ma per tutte le donne. Vorrei essere giudicata per quello che sono e per quello che dimostrerò di saper fare. Le etichette, anche quando sono legate a simpatie politiche, sono sempre molto sgradevoli e strumentali, soprattutto quando servono a denigrare la professionalità di una persona.
All’università chiedesti di laurearti in anticipo. Come andò a finire?
Purtroppo non fu possibile aggirare l’ostacolo burocratico e quindi non mi sono potuta laureare in anticipo. Avevo già pronta la tesi ed ebbi la fortuna di venire chiamata da Enrico Mentana per due sostituzioni al Tg5.
Cinque anni poi a La Vita in Diretta di Michele Cucuzza, nella squadra capitanata da Daniel Toaff. Quale ricordo conservi?
Non dimenticherò mai il terremoto di San Giuliano di Puglia. Fui una delle prime ad arrivare e ricorderò per sempre gli occhi di un bambino che fu estratto dalle macerie. C’era un fortissimo iato tra la vita e la morte, fra la disperazione dei genitori che perdevano i loro figli e la speranza di quelli che vedevano i propri essere salvi.
Da un punto di vista professionale cosa ti ha insegnato il lavoro da inviata?
Mi ha dato la capacità di lavorare in diretta e di trovare sempre il modo più adatto per relazionarmi ai fatti che dovevo raccontare, cercando di portare a casa qualcosa in più degli altri, che potesse aiutare, nei casi di cronaca, ad avvicinarci alla ricostruzione della verità.
E dopo è arrivata la TgR?
Come inviata lavoravo spesso anche in Sardegna e mi era capitato di montare dei servizi nella sede regionale, dove avevo portato del materiale che era stato apprezzato dall’allora caporedattore regionale, che mi propose di andare a lavorare lì. Per me era un progressione di carriera e rappresentava la porta di accesso in un telegiornale.
In azienda sei anche impegnata sindacalmente: fai parte infatti dell’esecutivo Usigrai.
Abbiamo avuto una partenza non proprio facile nei rapporti con l’ad, con il quale abbiamo alla fine siglato degli accordi che rilanciano sull’informazione regionale nell’ottica della digitalizzazione, del web e dei social.
Terminata questa parentesi estiva, da settembre tornerai come vicecaporedattrice alla TgR Sardegna?
Sì. Trovo che da parte della Rai sia comunque pregevole e ammirevole che, a fronte di volti noti e di conduzioni già sedimentate, forti e costruite, si investa su professionalità interne che possano mettersi in gioco in ruolo diversi.