Fresca di debutto a Unomattina Estate, Maria Soave si racconta a TvBlog.
La passione per il giornalismo nasce in te fin da bambina. Come e perché è iniziata?
Avevo uno zio che faceva il giornalista e che portava spesso me e mia sorella Paola in redazione a vedere come funzionava il lavoro. Ho respirato il mondo dell’informazione fin da piccola e ricordo che per me non c’è mai stato alcun dubbio sul fare la giornalista. Quando ero alle medie scrissi una lettera all’allora direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli per raccontargli quanto mi piacesse il suo giornale e il mestiere che lui faceva.
Qual è stato il primo passo?
Studiavo all’università a Perugia, dove ci eravamo trasferiti con la mia famiglia perché mio papà aveva vinto un concorso interno in Banca d’Italia. Un giorno passando in via Baglioni, dall’autobus mi accorsi dell’enorme scritta “Il Messaggero”. La terza volta che la vidi decisi di scendere e salii fino al primo piano del palazzo. C’era una persona che stava entrando in redazione, che avrei scoperto essere Marco Brunacci, caposervizio della redazione umbra del Messaggero. Gli dissi che avrei voluto lavorare lì e lui mi disse di tornare il giorno dopo. Incontrai Luigi Palazzoni, che mi disse che per fare il giornalista serve una notizia: mi chiese se l’avevo e dissi di no. Fortunatamente il giorno dopo a lezione il mio professore annunciava uno sciopero dei professori universitari: tornai da Luigi Palazzoni, mi fece scrivere il pezzo e così uscì il mio primo trafiletto.
Poi è arrivata la scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.
Sono stati anni bellissimi: i migliori amici che ho sono quelli che ho conosciuto alla scuola di Perugia. Per il primo anno avevo deciso di fare lo stage al Sole 24 Ore, nonostante lo scetticismo di Nunzio Bassi, che era il responsabile per la didattica. Ero laureata in lettere classiche e volevo ripulire quel modo di scrivere un po’ ampolloso che ha chi possiede una formazione classica. In quel periodo non facevo che studiare e lavorare: ero determinata a diventare un giornalista.
Avevi già capito che la tua strada sarebbe stata il giornalismo televisivo?
All’interno della scuola facevamo dei telegiornali e tutti mi dicevano che il mio volto funzionava in video, che ero spigliata e che comunicavo in maniera semplice. Io però ancora non avevo capito che il mio percorso sarebbe stato in televisione. Il secondo stage lo feci a Televideo, mentre per il terzo scelsi di farlo al Tg3.
Come andò?
All’epoca da stagista potevi fare qualcosina, come scrivere pezzi senza però speakerarli. L’allora direttore Di Bella mi notò e una volta terminata l’esperienza mantenni un legame con le persone che avevo conosciuto in redazione. Nel frattempo terminai la scuola e feci un’esperienza nella redazione di Bologna del Sole 24 Ore. Io però volevo tornare in Rai, anche perché i miei amici erano lì.
Era più per quello o perché volevi effettivamente lavorare in tv?
Con la stage al Tg3 mi ero accorta che raccontare le cose per immagini era molto stimolante. Così iniziai a chiamare tutte le persone con cui ero rimasta in contatto per cercare di capire se ci fosse l’opportunità di tornare. Ad un certo punto mi chiamò la segretaria del direttore Di Bella, il quale poi mi disse che c’era la possibilità di avere un contratto di tre mesi a Shukran, la rubrica del Tg3 sui migranti curata da Luciana Anzalone. Quella è stata una palestra di vita e di professione che mi ha insegnato tantissimo: Luciana Anzalone era una donna severa come caporedattore perché era capace di smontarti completamente un pezzo.
Come è poi proseguito il tuo percorso professionale?
Chiesi aiuto a un mio collega dell’economia del Tg3 per dei consigli per portare il mio curriculum nella altre testate. Lui mi mise in contatto con Michele Renzulli, che era caposervizio della redazione economia del Tg1 e che mi fece conoscere l’allora caporedattore Dino Sorgonà: gli stetti simpatica, vide in me del potenziale e mi fece prendere da Mimun. Dino ha creduto in me e gli devo sostanzialmente tutto.
Era però ancora un contratto a tempo determinato: quando è arrivata l’assunzione definitiva?
Dal 2009 passai al politico in occasione delle elezioni europee: Francesco Giorgino, infatti, mi aveva richiamato dopo che in occasione del G7 degli industriali che si era tenuto al Forte Village avevo rendicontato quanto detto dall’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in maniera precisa e tempestiva, nonostante io fossi lì per seguire solo Emma Marcegaglia. All’epoca il direttore del Tg1 Minzolini ebbe l’opportunità di assumere tutti i precari e così nel 2009 venni assunta a tempo indeterminato.
La prima conduzione del Tg1 quando arrivò?
Nel 2010 io, Alberto Matano, Emma D’Aquino, Mariasilvia Santilli iniziammo a condurre le edizioni di mezza sera e fummo a chiamati a turno a sostituire i buchi delle edizioni principali. Il 2 maggio 2011 condussi l’edizione delle 20:00, nel giorno in cui venne catturato e ucciso Osama bin Laden. Ricordo benissimo l’emozione anche perché quella sera in studio come ospite c’era anche l’allora direttore generali della Rai Mauro Masi.
Oggi la prima puntata di Unomattina Estate. Cosa ti mancherà del Tg1?
Intanto non esco dalla chat della line del politico così rimango aggiornata su quello che fanno. Non penso però a quello mi mancherà, ma a quello che guadagnerò. Non avrei mai pensato di arrivare a condurre il Tg1, tantomeno un programma. Questa esperienza, che però arriva ora, a quarantacinque anni, in un momento di maturità nel mio rapporto con la telecamera e con il giornalismo, me la devo godere.
Avresti preferito essere scelta per TgUnomattina?
No, assolutamente. Credo di essere stata valorizzata per quello che ho dimostrato per esempio anche nella maratona per il Quirinale, dove con la direttrice Monica Maggioni abbiamo condiviso la scelta di raccontare la politica con garbo e attenzione, ma anche con un po’ più di verve.
Qual è il rapporto con Massimiliano Ossini?
Ci siamo conosciuti quindici giorni fa quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto di Unomattina Estate. Massimiliano è un gentiluomo, un uomo colto, molto appassionato dei temi legati all’ambiente, ed ha molta più esperienza di me con un programma di intrattenimento. Quando ci innervosiamo, ci tranquillizziamo a vicenda, ci spalleggiamo e siamo schietti: se c’è qualcosa che non va, ce lo diciamo in totale trasparenza.
Il vostro rapporto non subisce il condizionamento del fatto che Massimiliano dovrebbe proseguire con Unomattina anche il prossimo inverno?
Credo che questo non influirà in alcun modo perché noi siamo due professionisti chiamati a servire la Rai e il servizio pubblico. Poi non bisogna mai mettere limiti alla provvidenza…
Era già nato in precedenza in te il desiderio di staccarti per un po’ dalla scrivania del Tg1?
Si era già fatto il mio nome per Unomattina, ma non mi è mai arrivata alcuna proposta formale, che avrei nel caso preso in considerazione. Non ho però mai chiesto in passato di condurla, anche se ora sono assolutamente felice di farla.
La proposta ti è arrivata da Antonio Di Bella, direttore Intrattenimento Daytime?
Sì, me lo ha chiesto Antonio in accordo con Monica, che è stata contenta di darmi questa possibilità.
Monica Maggioni ti ha rinnovato la fiducia confermandoti alla conduzione del Tg1 delle 13:30. Sogni quello delle 20:00?
Io sono felicissima di quello che ho. Se un giorno dovesse capitare, accetterei però volentieri: chi direbbe di no?
Un sogno professionale da avverare?
Intervistare Bruce Springsteen.