The Band: Rai 1 ha inventato il talent show “rassicurante”
The Band pesca da Tale e Quale Show ma anche da The Voice Senior, consolidando l’idea del talent show rassicurante e che non illude.
Non ci aspettavamo nulla di rivoluzionario da The Band, il nuovo talent show di Rai 1, condotto da Carlo Conti, nuovo, giusto per quanto riguarda la forma.
Soffermandoci sulla sostanza, infatti, è stato facile, durante la visione della prima puntata, avvertire sensazioni già provate ,ad esempio, con Tale e Quale Show, al quale Carlo Conti si affida per quanto riguarda l’estetica consolidata dei suoi show (da citare anche Ora o Mai Più, ideato da Conti), con lo spin-off Tali e Quali, con il quale condivide lo show caratterizzato da persone comuni, e anche con The Voice Senior, con il quale The Band ha in comune sia il fine di non illudere chi vi partecipa che quello di accogliere concorrenti che non nutrono particolari ambizioni nel mondo della musica.
Rai 1, quindi, con The Band, consolida il format del “talent show rassicurante”, un talent show adatto al pubblico medio di Rai 1, nonostante i tanti proclami sul ringiovanimento del pubblico dell’ammiraglia, un talent show dove non si eccede mai e dove le dinamiche tipiche di un talent, con discussioni sopra le righe e guerre civili fredde tra i giudici, risultano distanti anni luce.
The Band: prima puntata
Scritto sinceramente, se The Band avesse avuto un cast fisso con nomi di medio livello, sarebbe stato un talent facilmente trascurabile, considerando l’idea iniziale non certo avveniristica ossia quella di concentrarsi unicamente sulle band, inventandosi un sottogenere, tutto sommato, scontato (con Forte Forte Forte, ad esempio, Raffaella Carrà tentò un talent sugli showman e sulle showgirl, originale seppur anacronistico già all’epoca).
The Band, però, si è presentato con un cast fisso pazzesco, una giuria che presentava due colpacci (Carlo Verdone e Gianna Nannini) più un nome inaspettato per il pubblico di Rai 1, quello di Asia Argento, tenendo conto anche degli avvenimenti televisivi degli ultimi anni che hanno riguardato l’attrice. Insieme alla giuria, troviamo anche un pool di artisti e musicisti tutt’altro che sul viale del tramonto, alcuni anche provenienti dagli scoppiettanti Festival di Amadeus, nel ruolo di tutor.
Un ottimo biglietto da visita che è valso, sostanzialmente, la visione del programma.
Abbiamo citato Tale e Quale Show all’inizio, di conseguenza, si potrebbe pensare che la giuria di The Band abbia agito nel buonismo tipico di chi commenta ogni cosa che si muove con “Bravi”, “Mi siete piaciuti”, “Grande energia!”.
E invece, Carlo Verdone, Gianna Nannini e Asia Argento sono andati oltre, rimanendo, però, entro la linea di demarcazione del rassicurante, con complimenti, certo, ma anche con critiche, puntualizzazioni, osservazioni tecniche, che denotano competenza e attenzione, e battute prive, però, del fine di ledere qualcuno. La rockeuse senese, in questo, non ha affatto deluso le aspettative, dimostrando capacità anche dal punto di vista televisivo. L’attore e regista romano, invece, a parte una timida gag estemporanea, stimolato da Carlo Conti, almeno per ora, non sembra avere intenzione di oltrepassare il ruolo per il quale è stato chiamato.
Il meccanismo è una compilation di regole già visti in altri show: la classifica generale, aggiornata puntata dopo puntata, che non prevede eliminati (come in Tale e Quale Show), fatta eccezione per questa puntata d’esordio durante la quale abbiamo assistito a scontri diretti penalizzanti (come nella sezione Nuove Proposte di alcuni recenti Festival) per i quali hanno votato solamente i giurati. I tutor, che voteranno dalla prossima puntata, come a Ora o mai più (sarebbe da citare anche l’Eurovision) non potranno votare ovviamente per la propria band.
L’estetica di Tale e Quale Show, giusto per aggiungere un ulteriore esempio, si è vista anche nei classici filmati di presentazione, pre-esibizione.
Tra i tutor, Rocco Tanica, una certezza, non ha sbagliato un intervento che sia uno, “penalizzando” involontariamente i Boiler che, ormai, non sembrano più avere molto di nuovo da dire. Le finestre comiche, quindi, sono state un semplice e anche evitabile riempitivo.
Il livello qualitativo delle band in gara, nel complesso, è soddisfacente anche perché scegliere concorrenti non bramosi di successo ti lascia paradossalmente campo libero, non avendo la concorrenza di X Factor o Amici ad esempio.
Un talent show che raggiunge l’acme del rassicurante, infine, con tutta la retorica dettata dalla pandemia (Carlo Conti a ogni band eliminata: “Questo sarà il primo di tanti applausi che riceverete!”).
The Band è un programma da Rai 1, in breve, con tutti i pro e i contro.