Impegnato attualmente con Linea Verde Link, fra due settimane di nuovo al via con Linea Blu, Fabio Gallo si racconta a TvBlog.
Dopo quasi dieci anni di Linea Blu, con Linea Verde Link per la prima volta ti cimenti in un nuovo progetto. C’erano già state altre proposte o è la prima che ti è arrivata?
Fortunatamente negli ultimi anni ci sono stati diversi interessamenti nei miei confronti, ma per le più svariate ragioni le precedenti proposte non sono mai andate in porto. Ora sono molto contento non solo per l’opportunità che mi è stata data, ma anche per il programma che stiamo realizzando, molto incentrato sul green e su temi che spesso vengono trattati in maniera ostica per il grande pubblico.
Ci sono proposte che hai rifiutato?
Non ho mai detto un no secco, ma a volte ho avuto delle perplessità sul tipo di impegno e ruolo che si richiedevano. Sono poi una persona molto onesta: riconosco che alcune cose le posso fare, anche molto bene, altre posso farle lavorandoci sopra e portando a casa un discreto risultato, per altre ancora non chiamate me. Non sono uno che si fossilizza solo su un settore: da novembre, ad esempio, sto facendo Restart come inviato di Annalisa Bruchi, occupandomi principalmente dei temi legati all’ambiente o alla transizione ecologica con un risvolto economico.
È un periodo in cui sei coinvolto in nuovi progetti. Per l’estate si parla di un programma nel mattino del weekend di Rai1 affidato a te e a Carolina Rey. Una nuova stagione lavorativa?
Io ho appreso la notizia da TvBlog. Ero in un autogrill sulla Roma-L’Aquila e stavo andando a fare un pezzo per Restart: ho aperto il telefono e ho visto che mi stava scoppiando perché la gente mi scriveva per farmi le congratulazioni. Non ho capito che cosa era successo, finché non ho visto lo screenshot del vostro articolo. Io non sapevo assolutamente nulla.
Nel frattempo è arrivata una chiamata con annessa proposta ufficiale?
No, nulla di nulla. Ovviamente a tutte le persone che me lo hanno chiesto ho detto di essere pronto, ma con la Rai per il momento sono impegnato solamente con Restart e Linea Verde Link. Questa settimana sarò poi a Procida per Linea Blu, che ripartirà sabato 30 aprile.
In tanti anni di Linea Blu c’è stato mai un momento di crisi in cui hai pensato di voler lasciare e fare altro?
Linea Blu per me è un discorso a parte perché è così grande la passione di stare in mare che posso solo dirti che questi anni sono andati via come una folata di vento. A Linea Blu mi occupo di argomenti che facevano già parte della mia vita e tolti tutti i problemi che possono sorgere a livello lavorativo io sono nel mio mondo.
Quando hai iniziato Linea Blu, hai dichiarato a mo’ di battuta che il tuo sogno professionale sarebbe stato Sanremo. Per te sarebbe un ritorno.
Nel 2008 sono stato uno dei dodici Pippo Baudo saliti sul palco per l’apertura di quell’edizione del Festival. Ricordo ancora il lunghissimo casting per selezionarci. Erano stati convocati tutti coloro che si trovavano sul database dell’ufficio di collocamento Rai e che avevano un’altezza compresa fra un metro e ottantacinque e un metro e novantacinque: eravamo in duemila. Era tutto super segreto e noi abbiamo saputo quello che saremmo andati a fare solo una volta selezionati, prima di partire sul pulmino che ci avrebbe portato a Sanremo. Ci spacciavamo per una squadra di basket di una associazione, anche se credo nessuno ci abbia creduto.
Come andò la preparazione del numero?
Al mattino lavoravamo in una sala dell’accademia di danza classica di Sanremo sui movimenti del corpo di Pippo: passetti, inchini, il suo gesticolare. Nel pomeriggio, all’Ariston, mettevamo in pratica tutto quello che avevamo provato prima per quattro, cinque ore, facendolo però con le maschere, con le quali non si vedeva nulla. Per giorni abbiamo provato tutte le possibili entrate e uscite sulla scena, fino a quando due giorni prima dell’esordio non abbiamo saputo quale sarebbe stata la nostra entrata.
Il tuo impegno in quel Festival non si è esaurito però con l’apertura della prima serata.
Quattro o cinque di noi Pippi hanno fatto tutto il Festival, facendo i collegamenti da casa delle persone con Piero Chiambretti, che ricordo come un grandissimo professionista, un maniaco di un altro livello.
Prima di fare tv avevi lavorato in teatro. La tua esperienza televisiva parte con Sanremo?
Sostanzialmente sì, prima di allora avevo solo fatto parte del pubblico di Domenica In. In quel momento stavo facendo teatro e mi piaceva moltissimo. Tornato da Sanremo, seppi che c’erano questi provini per Unomattina e decisi quindi di partecipare. Mi presero e ad un certo punto dovetti fare una scelta tra teatro e tv. Mi stavo accorgendo che ad Unomattina stavo imparando un mestiere grazie ai tanti insegnamenti e alle tante sgridate che ricevevo. Ho deciso di lasciare il teatro e mi è dispiaciuto tanto.
Con Unomattina ti confrontavi con un programma da studio. Ti piacerebbe tornare a farlo?
È una curiosità che mi toglierei volentieri. Al momento se dovessi però dire, in assoluto, fra uno studio e un’esterna, sceglierei ancora la seconda. In studio ci sono dei tecnicismi che devi rispettare in maniera ferrea non solo per te, ma anche per tutte le altre persone che lavorano al programma. In esterna c’è ovviamente lo stesso rispetto per le persone che lavorano con te, ma ci si muove tutti in condizioni più d’avventura e precarie.
Se oggi dovessi indicare un sogno professionale, che cosa diresti?
Per un domani, con il tempo che ci vuole, mi piacerebbe avere un programma mio perché quello in cui do il meglio di me è cercare la giusta cifra per raccontare ogni volta sfumature diverse del nostro territorio.
Ti è pesato a volte che colleghi arrivati in tv anche dopo di te abbiano ottenuto con facilità un programma tutto loro?
Questo ambiente lo conoscevo già. Certo, se uno all’ultimo mi avesse rubato il posto per un programma, perché magari spinto dalla politica, non mi sarei di certo fatto un sorriso.
Questo si è mai verificato nel tuo caso?
Che io sappia, no.