La grande notizia a proposito dei Diversity Media Awards 2022 è lo sbarco su Rai 1 dopo sei edizioni. Si tratta dei premi che vengono conferiti a personaggi televisivi, programmi tv e produzioni digitali per aver trattato con intelligenza temi inerenti l’orientamento sessuale e affettivo, l’etnia, il genere, la disabilità.
Ieri in conferenza stampa è apparso infatti il direttore di Rai 1 Stefano Coletta, che è anche il responsabile della direzione Intrattenimento Prime Time. Improbabile che un evento del genere possa andare proprio in quello slot (per coprire una prima serata ci vorrebbe un minutaggio di gran lunga superiore); molto più facile che la premiazione vada in onda nella fascia oraria della seconda serata.
A condurre l’evento un inedito trio. Michela Giraud, stand up comedian dal 6 aprile su Netflix con il suo special comico (qui la nostra recensione), lo speaker di Radio Deejay Diego Passoni e la cantante Myss Keta, al fianco di Nicola Savino a L’Altro Festival del 2020, una versione del Dopofestival in esclusiva su Raiplay.
L’approdo dei Diversity su Rai 1 sarebbe stato impensabile fino a qualche anno fa, con una Rai 1 che nonostante tutto si è abbastanza aperta nei confronti della diversità, termine che magari sarebbe utile sostituire con unicità, come ha suggerito Drusilla Foer in quel monologo a Sanremo 2022 e intelligentemente messo in scaletta alle 2 di notte. Proprio il personaggio di Gianluca Gori al Festival ha rappresentato il punto più alto del coinvolgimento di un esponente della comunità LGBTQIA+ all’interno di un programma di intrattenimento.
Peccato tuttavia che guardando le nomination, forse un po’ troppo digital, manchino dei programmi che si sono distinti per lo spazio alla “diversità”: parliamo di Oggi è un altro giorno, la trasmissione condotta da Serena Bortone, ma soprattutto di Che succ3de?, che da due stagioni ospita nel suo panel tante persone LGBTQIA+ (probabilmente la maggioranza) e riserva molto spazio a temi come l’omofobia e la transfobia, da ultimo il caso della transessuale ucraina costretta a rimanere nel suo Paese per la guerra.