Avanti un altro e il ‘caso Ucraina’. Ma ha senso indignarsi per una battuta del 2020?
Avanti un altro e i rischi delle puntate datate. Che ci si sarebbe imbattuti in clamorosi paradossi e probabili scivoloni ne erano consapevoli tutti
Le scuse sono arrivate. Rapide, immediate. Prima quelle di Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli, poi a ruota quelle di Mediaset. Perché, in tempo di social, le polemiche è meglio frenarle a monte, anche se un’ora di trasmissione è bastata per generare il classico polverone.
La storia è nota: ad Avanti un altro Luca Laurenti intona ‘Ricordati che devi morire’, come accade da circa due lustri, Bonolis si guarda attorno stupito mentre il pubblico gli tira la maledizione. Caso vuole che nella puntata di mercoledì il conduttore prenda di mira un ragazzo, ulteriore caso vuole che sia ucraino e che gli venga chiesto “come si dice da voi ‘ricordati che devi morire?’”. Se poi ci aggiungiamo pure il fatto che Laurenti, in genere silenzioso in quel frangente, se ne esca con un “là non muoiono”, la frittata è fatta.
Normale lo stupore, il senso di imbarazzo dinanzi ad un contrasto evidente, quasi beffardo. Bisognerebbe tuttavia domandarsi se è davvero lecita l’indignazione collettiva. Sì perché, come ormai tutti sanno, ci troviamo di fronte a puntate inedite e al contempo vecchie di oltre due anni, che Mediaset evitò di mandare in onda nel periodo del primo lockdown.
Che ci si sarebbe imbattuti in anacronismi, domande datate, clamorosi paradossi e probabili scivoloni ne erano consapevoli tutti, fin dal principio. Ma la gaffe è tale se intenzionale, se il diretto interessato è consapevole dell’epoca che sta vivendo e se, nonostante tutto, decide di viaggiare contromano.
La principale contestazione è il mancato taglio in corsa. Osservando la scenetta, la sforbiciata sarebbe stata facilmente attuabile, con la perdita di appena 50 secondi di girato. A questo punto però subentra una questione di principio: chi decide di tagliare cosa?
L’editing, consigliabile col senno di poi e prevedibile se qualcuno avesse visionato l’episodio, può tuttavia innescare un precedente pericoloso. Perché a questo punto – con l’occhio vigile di chi si è già scottato una volta – uno, cinque, dieci, cento momenti potrebbero risultare fuori luogo e inopportuni.
Nessuno, ad esempio, si è accorto nei giorni scorsi di una gag su Raffaella Carrà o della citazione ironica di Nicoletta Orsomando, entrambe scomparse la passata estate. In caso contrario sarebbero state cestinate anche quelle? Per non parlare dell’innocuo siparietto sui russi, con colbacco e pugno chiuso, programmato nelle prime fasi del conflitto russo-ucraino. Puntate stavolta recenti, ma in ogni caso confezionate ben prima che la guerra esplodesse.
Insomma, se si tocca la sensibilità personale, il pericolo è di entrare in un labirinto senza uscita. Perché ognuno è legittimato ad alzare il dito e ad urlare la propria indignazione.
In ventiquattro mesi è cambiato il mondo e impuntarsi sulle contraddizioni è un rito che vale soltanto nell’ottica del gioco. Persino amaro. Dalla concorrente infermiera in cerca di lavoro che di lì a breve avrebbe avuto (purtroppo) il suo ben da fare, ai protagonisti interpellati, che dal 2020 ad oggi potrebbero essere andati incontro a qualsiasi tipo di sorte.
Due mesi fa, in piena corsa per il Quirinale, Le Parole si ritrovò a commentare la probabile candidatura di Silvio Berlusconi negli stessi istanti in cui l’ex premier annunciava la sua rinuncia. Il buco venne preso nonostante Massimo Gramellini avesse registrato il talk appena tre ore – mica due anni – prima. Il tutto si risolse con il lancio di un crawl di avviso. Lo stesso avviso che avrebbe fatto (e farebbe) comodo ad Avanti un altro.
All’appello mancano ancora 36 episodi. Tutte potenziali trappole che, inevitabilmente, subiranno un controllo differente. Un grave errore che si somma alla colpevolizzazione di puntate che andrebbero limitate al contesto originario.
Se Mediaset pensò bene di congelare gli appuntamenti per non creare un conflitto tra il pre-covid e la dura realtà, questa vicenda insegna perlomeno che la tecnica del ‘freezer’ in tv presenta delle controindicazioni. A volte fatali.