Ultima Fermata: un Temptation Island low cost ma più crudele
Il paragone tra Ultima Fermata e Temptation Island non è scontato. La variazione sul tema del docu-reality estivo di Canale 5 è eloquente.
No, il paragone tra Ultima Fermata e Temptation Island non è affatto scontato e banale come si potrebbe pensare ad una prima impressione.
Le vibrazioni, anzi le vibes, del docu-reality estivo di Canale 5 si avvertono, eccome.
Ultima Fermata, essenzialmente, è una variazione sul tema di Temptation Island, una versione low cost ma più crudele nel meccanismo, che prova a sfoggiare peculiarità originali, a volte riuscendoci.
Ultima Fermata: la prima puntata
Il nuovo programma di Canale 5 va indubbiamente a pescare nel bacino di telespettatori già ampiamente fidelizzati con i vari programmi prodotti dalla Fascino, Uomini e Donne, C’è posta per te, oltre al già accennato Temptation Island.
Già inizialmente, la linea di confine che intercorre tra i due programmi non appariva così marcata: in Temptation Island, in breve, le coppie mettono alla prova il loro amore mentre in Ultima Fermata, ad una storia, sostanzialmente, già conclusa viene offerta un’ultimissima chance. La storia tra Jonatan e Adriana, con quest’ultima ossessivamente gelosa del suo fidanzato, però, ad esempio, avrebbe potuto tranquillamente essere proposta anche a Temptation Island.
Un’altra differenza è che Ultima Fermata interviene sui matrimoni, al contrario di Temptation Island che, per una sorta di precetto morale autoimposto, non permette a coppie sposate e/o con figli di prendervi parte. In questo nuovo programma, quest’ostacolo viene soverchiato e permette di portare anche vicende più “estreme”, come la storia di Valeria e Maurizio.
La figura ambigua del tentatore e della tentatrice di Temptation Island, dove ragazzi e ragazze single si insinuano tra le crepe di una coppia in crisi, palesando un interesse, il più delle volte, non veritiero, ad Ultima Fermata è sostituita da personalità di diverso tipo: il terzo incomodo, una madre o una ragazza, in questa prima puntata, un’insegnante di fitness, praticamente una tentatrice ma meno esplicita e più acqua e sapone.
L’escamotage è inevitabile: incentrare l’intera puntata sul percorso di terapia e auto-analisi che i partecipanti svolgono a distanza con professionisti sarebbe stato “tafazzismo” televisivo.
Le sopraccitate vibes, però, ci sono tutte.
Ad inizio avventura, le coppie vengono separate, come in Temptation Island. La divisione non avviene in base ai sessi ma a seconda di colui o colei che vogliono lasciare l’altro/a. Un’impostazione che, in un’ipotetica edizione futura, può favorire la partecipazione di coppie gay.
Un Temptation Island low cost, come scritto in apertura, perché l'”island” è sostituita da un’ambientazione decisamente più metropolitana (gli studi Elios, in Roma).
I due villaggi dell’Is Morus Relais sono sostituiti da un’unica casa dove i due gruppi vivono separati. Nella casa, tra l’altro, i partecipanti vi hanno trovato delle cornici con le loro foto, quelle dei loro partner e anche quelle di eventuali terzi incomodi: una riprova della sottile perfidia di questo programma. I due gruppi possono anche spiarsi in prima persona attraverso uno specchio che impedisce loro di essere scoperti.
Il famigerato Pinnettu è sostituito da una normale location dove i partecipanti che rischiano di vedere la loro relazione prossima alla fine guardano i vari filmati.
Il buzzer con su impressa una mano, da premere quando si è giunti ad una decisione definitiva, è una sorta di richiesta di falò di confronto anticipato. Il confronto finale non avviene dinanzi ad un falò ma attraverso un vetro divisorio, senza un moderatore, con un ulteriore tasto “spietato”, da premere quando il faccia a faccia può giudicarsi concluso.
La music supervision, ottima come sempre, non è così dissimile, però, da Temptation Island, anzi è uguale.
Confezione e montaggio sono gli stessi.
Simona Ventura, già conduttrice di Temptation Island Vip, guida il racconto, non interagisce in prima persona con i partecipanti e, in questa prima puntata ad esempio, si è permessa qualche rapidissima riflessione personale: una conduzione non egocentrica, il che non è un difetto. La Ventura sa condurre e non ripete a memoria, giusto per fare un paragone, la solita pappardella uguale a se stessa da 8 anni a questa parte.
Da sottolineare, anche la verticalità di questa prima puntata, con due storie aperte e chiuse nella stessa serata.
Il paragone non è scontato, quindi, il parallelismo con Temptation Island è purtroppo inevitabile.
E infatti, anche in questa primissima puntata di un programma nuovo di zecca, si è ripresentato un problema che rischia di diventare endemico nei programmi Fascino: la presenza di personaggi stereotipati, che con i loro pianti a secco, ad esempio, danno già l’idea di saper cosa dire e come agire.
Nonostante la definizione “low cost”, però, è corretto asserire che Ultima Fermata non dà l’impressione di sciatteria o di pallida imitazione.
Gli spunti di discussione, comunque, ci sono. Già per questo, l’esperimento potrebbe dirsi addirittura riuscito.