MasterChef Italia 11, i finalisti Lia Christian e Carmine: “Cucine stellate? Non ancora: c’è tanta strada da fare”
Lia, Christian e Carmine raccontano la propria esperienza a MasterChef Italia 11 e guardano, con cautela, al loro futuro in cucina.
Se pensate che arrivare alla finale di MasterChef Italia 11 si sia tradotto in proposte stellate e in ingaggi stellari siete fuori strada. E non semplicemente perché non sono arrivate le offerte giuste, ma perché i finalisti hanno deciso di mantenere i piedi per terra. Avendo imparato a conoscere Lia Valletti, Christian Passeri e Carmine Gorrasi – almeno dagli schermi tv – la loro scelta non stupisce: passione e voglia di imparare sono stati i tratti distintivi soprattutto dei giovanissimi, con una Lia già più orientata nei traguardi da raggiungere e nei progetti da realizzare. Non è un caso che sia, dopo la finale di MasterChef Italia 11, l’unica a parlare di un business plan da definire entro l’anno per un’attività che potrebbe cambiare la sua vita dal 2023 e che indirizzi subito i più curiosi al suo profilo Instagram per presentare il menu degustazione che non ha potuto portare all’assaggio dei giudici e che ha scelto di dedicare alla Famiglia, o meglio a tutte le famiglie della sua vita, a testimonianza della sua idea di cucina che definisce “evocativa di momenti belli, di ricordi felici“. E sappiamo se quanto ce ne sia bisogno…
Incontrare Lia, Christian e Carmine riesce a confermare sensazioni e al contempo a far scoprire aspetti inediti di questi concorrenti che abbiamo seguito per 12 settimane, da un dicembre che segnava un nuovo drammatico apice del contagio da Covid ed è culminato in un marzo dilaniato da una guerra senza precedenti nel cuore dell’Europa. Eppure MasterChef Italia ha saputo creare un’isola di bellezza settimana dopo settimana grazie a una triade di giudici avvolgente e speziata, grazie a delle prove mai banali, a una produzione millimetrica e a dei concorrenti che hanno tirato fuori il meglio di un gara televisiva. Ascoltare Christian è un privilegio, con la sua lucidità e la sua chiarezza, così come Lia vibra dalla voglia di farsi conoscere e Carmine mostra forse più qui che in puntata le insicurezze della giovane età e forse cela meno il dispiacere per una vittoria forse fin troppo annunciata. Ma come ha detto più volte, e anche nell’incontro finale, la sua vittoria è stata fare quel che ha sempre desiderato fare.
E allora partiamo proprio dalla fine, ovvero dalla domanda che tutti noi ci siamo fatti nel momento in cui abbiamo seguito la proclamazione del vincitore di MasterChef Italia 11: cosa è successo in questi mesi? Hanno ricevuto proposte di lavoro, di stage o di collaborazione da parte dei giudici o degli chef ospiti?
Iniziamo da Lia, fermatasi giusto un attimo prima della sfida finale:
“È vero che per noi MasterChef Italia è finito mesi fa, ma personalmente ho aspettato la messa in onda della finale per capire davvero quale fosse stato davvero il mio percorso nel programma. Quando si è dentro non si ha la stessa percezione di quello che è stato, che si è stati, che è successo. Certo, quando finisce la registrazione il pensiero corre al futuro, si fantastica sul quello che potrà venire, ma io ho scelto di aspettare la finale per capire davvero cosa fare. E devo dire che la percezione avuta del mio percorso è stata molto diversa da quella che poi è davvero stato e che ho visto, e capito, in tv. Diciamo che c’è un’idea che voglio concretizzare ed è quello di definire il mio business plan per iniziare la mia nuova vita dall’anno prossimo. Proposte dirette da parte degli chef conosciuti no, direi di no. Per ora cuciamo come ossessi per gli amici! (Ride)”.
Carmine, 18 anni e fresco di diploma scentifico, non si è montato la testa, ma ha ottenuto forse la vittoria più difficile: far cambiare idea ai suoi genitori. E così adesso frequenta l’Università di Scienze Gastronomiche a Pollenzo: un’eccellenza in Italia.
“Anche prima di arrivare a MasterChef avevo nella mia testa progetti chiari per il futuro. Ho iniziato l’Università (è entrato da frequentante del II anno di ingegneria chimica alimentare, ndr).e voglio portarla a termine: credo che possano aiutarmi davvero tanto. Bisogna volare basso, siamo ancora aspiranti chef e bisogna fare esperienza prima di ambire davvero a cucine stellate. Di proposte ho avuto qualcosa, ma niente di concreto e niente di fisso…”.
Fa strano, però, sentirlo ‘spaventato’ da un futuro in cucina, per sempre:
Anche Christian ha scelto di aspettare la fine del programma:
“Come Lia non mi sono mosso finché non mi sono visto in onda. Prima di pensare al futuro devo dire che mi porto dietro tante cose, come quella di finire l’università. Il sogno è quello di lavorare in cucina, anzi vorrei approfittare di questo anno di popolarità, di conoscenze acquisite per cucinare il più possibile, magari facendo lo chef a domicilio o facendo serate. Il sogno di un grande ristorante c’è ma è ovviamente lontano: ho 20 anni, c’è molto lavoro da fare e bisogna lavorarci sopra, è prematuro pensare a un lavoro stabile in un ristorante o in una cucina stellata. Ma se dovessero arrivare proposte sono ben accette” (sorride, scherzando neanche tanto)”.
Del resto il percorso di Christian è stato esemplare, affascinante, interessante, improntato alla scoperta quotidiana, di sé, degli altri, della sua passione per la cucina.
“Nella MasterClass io sono andato avanti davvero un passo alla volta: non ho mai ragionato guardando alla finale. Mi sono reso conto via via che le capacità culinarie c’erano, ma non sono mai andato troppo in là col pensiero. Diciamo che prova dopo prova ho sperato di essere premiato per l’impegno messo e per gli sforzi fatti nella realizzazione del piatto”.
E se la pressione sembrava dover essere l’ostacolo più difficile da superare per il ventenne torinese, tanto da aver spinto il padre a osteggiare la sua decisione (e il momento delle sue scuse al figlio è stato tra i più commoventi e intensi nella storia del programma). Invece è proprio l’adrenalina, la passione ad essere un ingrediente immancabile per chi vuole fare questo mestiere. Lo conferma proprio Christian col suo entusiasmo:
“La pressione era tanta, indubbiamente. Ed è naturale in una gara come questa, ma diamine, è veramente bello! Io voglio imparare, sempre! Nonostante la pressione, gli orari sfiancanti, il migliorare te stesso il risultato finale è sempre positivo. Sono pronto a passarci anni in una cucina, senza dubbio”
tantomeglio se è tristellata. La cucinata dai fratelli Cerea resta per tutti un momento clou della loro esperienza e anche della loro avvicinamento alla realtà di una professione di questo tipo, ad alti livelli. Quell’emozione la fa rivivere anche Lia:
“Non credo che esista un lavoro che non ti mette sotto pressione. Le tre ore da Vittorio Cerea sono state felicità, adrenalina. Io non vedo l’ora di riprovare quelle sensazioni”.
Ed è qui che scopriamo un Carmine diverso da quello che abbiamo visto in questa undicesima edizione di MasterChef Italia: forse meno incosciente, forse più realista, forse più consapevole di quello che voglia dire davvero essere uno chef di prestigio, il 19enne di Battipaglia inizia a essere più cauto sul suo futuro:
“Nella cucina stellata ho vissuto l’esperienza più adrenalinica che mai abbia fatto finora… Certo sono ancora giovane, ma non c’è paragone neanche con quelle dei parchi divertimento più estremi. Ci sono stato poco meno di due ore e non so ancora se sia stato un battito di ciglia o un’eternità. Quello della cucina è un mondo a sé: me lo avevano sempre detto, ma me ne sono reso conto. Scegliere di vivere di cucina significa anche fare una scelta di vita vera e propria. Vuol dire sacrificare tanto altro: ci vuole grande impegno, grande spirito di sacrificio e sono disposto a farlo. Voglio fare esperienze di un certo livello, non solo qui, ma all’estero: ho tanta voglia di viaggiare. Non so se lo farei però per tutta tutta la vita… è difficile da immaginarsi una vita fatta soltanto di questo”.
Un’incrinatura, quasi, in quello che sembrava un granitico obiettivo di vita. Ma dopo un’esperienza così e all’inizio di un percorso universitario come quello che ha scelto avere dubbi sarebbe folle. E del resto delle sue qualità Carmine ha sempre dubitato, almeno fino alla prima Mystery, come spiega ripercorrento il suo percorso
“Sono entrato pieno di insicurezze, ma già dalla prima Mystery ho capito che qualcosa stava cambiando. Essere chiamato tra i migliori già alla prima Mystery è stato importante, mi ha fatto capire molto”.
E la bravura di Carmine, notata da subito dai giudici e costante nel corso del programma, è stata uno sprone anche per Christian che non nasconde il ruolo che Carmine ha avuto nella sua evoluzione in Masterchef Italia 11:
“Carmine è stato fondamentale per la mia crescita nella MC. Sono sempre stato una persona competitiva e quando ho visto una persona così talentuosa ho deciso di seguirlo. Ma non puoi solo seguirle le persone, ma devi provare a superarle e questo mi ha aiutato tantissimo”.
I momenti peggiori
Non sono stati i pochi i momenti difficili, per tutti i concorrenti e anche per i finalisti. Almeno un paio quelli da ‘spalle al muro’ che ognuno di loro richiama alla memoria e quasi per tutti c’è stato qualcosa che, tornando indietro farebbero diversamente.
“Il primo momento di vera difficoltà è stata la prima Mystery Box – ricorda Lia – ma in quei casi, comunque, ho sempre messo il pilota automatico, tanto da non essere nemmeno io davvero a cucinare. Il secondo è stato con chef Crippa: avevamo le sue creazioni al fianco e sentivo di non essere in grado di fare qualcosa all’altezza. Da lì è andato un po’ male tutto…”.
E se c’è una cosa che cambierebbe, di certo l’uscita:
“Mi hanno detto che nella penultima puntata non ho mostrato abbastanza gli ‘occhi della tigre’, che non l’ho voluto abbastanza… Ecco, magari cercherei di far trasparire di più la mia voglia di arrivare in finale”.
Per Christian tutta la prima parte della gara non è stata facile:
“Di momenti difficili purtroppo ce ne sono stati tanti: il mio percorso non è sempre stato al top. Dall’inizio del programma ho vissuto una sensazione del tipo “questo non è il mio posto” fino all’ultimo step dello Skill Test sul miele: lì ho capito che dovevo ragionare in un altro modo e pensare solo a portare davanti ai giudici la mia idea di piatto. L’altro momento difficile è stato il Pressure test a base di cozze: adesso le so fare, mi sono allenato!”
scherza Christian, che se potesse tornerebbe indietro per migliorare la cottura dell’agnello nel menu finale (“L’avevo provata tante volte e sono stato troppo sicuro di me“) e soprattutto seguirebbe la ricetta della tartare (“Non sapevo proprio esistesse: tornassi indietro, seguirei le indicazioni“).
Per Carmine invece i momenti difficili sono stati legati più ai rapporti con le persone che con i piatti:
“Uno dei momenti più difficili è stato l’eliminazione di Mime. Con lei abbiamo perso un componente del gruppo che dava serenità e esprimeva genuinità in un modo unico. Per me è stata molto importante la presenza del gruppo: min hanno aiutato a stare sereno, a restare lucido e ogni uscita è stata un duro colpo, affettivo e per il percorso. Altro momento molto difficile l’ultimo step del Pressure Test contro Nicky: abbiamo costruito un bel rapporto e sognavamo una finale insieme; essere a quel punto voleva dire che uno dei due non ci sarebbe arrivato. E’ stato un Pressure molto pesante, in cui ho cucinato pensando che sarebbe stato davvero l’ultimo. Mi sono detto “Divertiti, sbizzarrisciti, crea qualcosa di simpatico perché ti piace cucinare, pensa a questo…”. L’ho vissuta così e non è stato per niente facile”.
Nonostante questo, Carmine non cambierebbe nulla della sua esperienza:
“Ogni prova mi ha fatto agire diversamente in quella successiva. Io sono contento e soddisfatto del mio percorso. Non potrei essere più felice di così. Ho avuto molti momenti di difficoltà soprattutto nelle ultime puntate: la stanchezza ha contribuito, la mancanza di certe persone… Ma ci sono delle fasi e queste fasi vanno rispettate, in tutto”.
Cosa è cambiato con MasterChef Italia 11?
MasterChef Italia però qualcosa ha cambiato in loro. Intanto la cucina, per certi aspetti. Lia non nasconde che l’esperienza a MCI le ha cambiato proprio la prospettiva:
“Ero convinta che la mia passione più grande fossero i dolci e invece no: mi sono resa conto che sia nel gusto che nella preparazione il salato e il mio campo. E poi ho scoperto le animelle: è l’ingrediente che porterò con me da questa esperienza”.
Christian, invece, ha imparato a distinguere gli input importanti, a seguire metodo e pulizia. Ma la sua idea di cucina resta chiara: “Sperimentare su tutto, continuare a sbagliare perché solo così poi si può portare all’assaggio qualcosa di unico. Ma ho imparato tante tecniche. E se ci sono due ingredienti che porto con me: l’aglio nero e il cervo“.
Che l’idea di cucina di Carmine fosse cambiata era emerso già nelle ultime puntate:
“E’ venuto fuori il discorso delle radici, delle origini, che mancava alla mia visione iniziale, proiettata verso le cucine altre, esotiche, straniere. Diciamo che ora considero la mia una cucina fusion, che però rimanda sempre alla cucina di casa mia e della mia terra. L’ingrediente? Ormai con la salsa di soia è proprio amore… manca poco la usi anche per lavarmi i denti; e poi il piccione”.
Ingredienti a parte, i finalisti – come tutti i concorrenti – portano con seé molto di più da questa esperienza. Intanto il rapporto con i giudici Cannavacciuolo, Locatelli e Barbieri, cresciuto giorno dopo giorno, come spiega Lia:
“Il rapporto con loro si è evoluto via via perché hanno imparato a conoscerci. Hanno apprezzato giorno dopo giorno i miglioramenti di ciascuno di noi, hanno visto le scivolate, nostre scivolate. Abbiamo imparato a conoscerci ed è cresciuto nel tempo”.
D’accordo anche Christian che mette in evidenza un punto importante: le modalità di questa conoscenza.
“Loro devono giudicare i nostri piatti e noi ci raccontiamo attraverso i piatti: più piatti porti all’assaggio, più riesci a farti conoscere. Poi magari ci sono delle simpatie più o meno forti: personalmente io con i giudici non mi sono trovato bene, di più. Loro avevano voglia di insegnare e io avevo voglia di imparare: meglio di così!”
Carmine mette in luce ancora di più le sue insicurezze:
“Mi sono sentito sempre molto vicino ai giudici, soprattutto con Cannavacciuolo e Barbieri. Poi verso la fine, ho percepito da parte loro un po’ di distanza, forse perché ho deluso le loro aspettative… ma sono stati tutti grandi mentori”.
Urge rassicurazione da parte dei giudici, perché almeno noi da casa questo distacco non l’abbiamo visto… Ma al di là del caso di specie, i rapporti con i giudici si inseriscono in un più ampio processo di arricchimento umano e professionale. Alla domanda su cosa ciascuno di loro porta con sé da questo MCI, il termine più usato è crescita…
“La mia più grande vittoria sono le persone che ho conosciuto, i rapporti che ho creato con i concorrenti… e poi ringrazio MCI perché mi ha fatto crescere su un piano umano e professionale: mai avrei pensato di cucinare in un ristorante tristellato, né di conoscere i miei idoli, i giudici, che si sono anche sbilanciati nei miei confronti”
dice Carmine, cui fa eco Lia:
“Porto con sé una maggiore consapevolezza e delle belle amicizie. Ho sempre detto che non ero lì per fare amicizia, ma per competere: e invece, ‘mio malgrado’, mi sono affezionata a un gruppo di persone con cui si è creato un bel legame, spero anche professionale, da coltivare in futuro”.
Si distingue Christian per quella sua capacità unica di analizzare le situazioni:
“E’ complicato capire cosa mi ha dato MCI. La risposta più ignorante, ma completa sarebbe TUTTO. Non che ora non lo sia, ma prima ero ancor più pieno di insicurezze: MasterChef Italia mi è servito in cucina, nel modo di vivere, nel modo di interagire con gli altri., anche per capire anche il mondo del lavoro che arriverà nel futuro. Per me è stata la scuola di cucina perfetta, proprio quella che serviva a me”.
Quali sono stati i commenti che più li hanno colpiti, nel bene e nel male?
Considerato che hanno seguito la messa in onda come noi ‘comuni telespettatori’, ci incuriosiva capire come avessero seguito le reazioni del pubblico, degli addetti ai lavori, degli esperti di food via via che si ‘srotolavano’ le puntate, sui social e sui vari mezzi. Quali sono stati i commenti che li hanno colpiti di più, nel bene e nel male?
Lia fa un excursus chiaro e orientato del suo percorso e della sua relazione con il pubblico:
“Mi ha colpito positivamente la reazione delle persone che nel corso delle puntate hanno cambiato la propria idea su di me: in molti mi hanno scritto di aver avuto all’inizio una brutta impressione, ma poi di avermi conosciuto meglio e di aver iniziato a fare il tifo. Per me è una soddisfazione vedere che nel corso delle puntate è davvero venuta un’immagine di me vicina a quella vera. E poi mi porto a casa tutte i complimenti ricevuti dagli chef nelle varie prove”.
Carmine sembra non rendersi ancora conto del perché sia stato scelto:
“Se penso ai commenti positivi, i giudici me ne hanno riservati tanti: in fondo ho avuto solo commenti positivi, fin dai Live Cooking e io ancora non ho ben capito per quale ragione siano rimasti così colpiti da me. Ricordo ogni momento di questa edizione di MasterChef Italia ma rivedersi è tutta un’altra storia: mi sono visto quasi messo a nudo. Devo dire che tutti hanno notato qualcosa in me che non capisco e mi hanno sostenuto dal primo giorno. Per me è davvero inspiegabile, ma mi rende felice, perché mi fa capire che posso arrivare alle persone fin dal primo impatto anche se non mi conoscono. Di commenti negativi non ne ho avuti molti. Diciamo che mi è stato contestato di essere raccomandato, che i giudici hanno fatto di tutto per mandarmi avanti nella gara, per farmi vincere, ma i fatti dimostrano altro. Certo, ci resti male quando parlano male di te, senza sapere, senza conoscerti, e capisci anche che la gente può capire e dire di te quello che vuole: non sta a me, però, far cambiare loro idea. Non puoi farci niente, tantomeno sentirti in colpa”.
Christian riesce sempre a sorprendere:
“Di commenti negativi non ne ho ancora ricevuti. Mi sono, invece, arrivati tanti insulti, ma quelli dal mio punto di vista non valgono assolutamente nulla. I commenti positivi che custodisco sono quelli arrivati da tantissimi genitori di bambini autistici o con la sindrome di Asperger che mi hanno ringraziato perché vedendomi a MasterChef Italia ho dato una speranza. Ma credimi non è facile per me parlare di queste cose. Dei commenti dei giudici ne ricordo alcuni in particolare: i complimenti ricevuti per il piatto presentato all’ultimo livello dell’ultimo Skill test e i complimenti di chef Barbieri per il primo del menu degustazione, perché riceverli su una pasta ripiena da Barbieri è il massimo. E poi tutte le volte in cui i giudici mi hanno sostenuto…”.
E il pensiero corre ad Antonino Cannavacciuolo commosso nel porgergli la casacca del finalista.
I consigli per i prossimi concorrenti di MasterChef Italia
Come raccontato dal Curatore di MasterChef Italia per Endemol Shine Italy, Stefania Rosatto, ora si passa alla selezione della nuova MasterClass per MasterChef Italia 12, a dicembre su Sky Uno. Non possono mancare i consigli. Per Lia “sarà banale ma è importante essere se stessi, dall’inizio alla fine, senza pensare al personaggio che potrà venire fuori, senza dar peso alle accuse che arriveranno per l’uso di una strategia…“. Per Carmine è importante “non essere diffidenti, buttarsi, mettersi in gioco con i concorrenti, con i giudici, con con lo staff e ovviamente in cucina: non si arriva fino in fondo facendo il compitino o il minimo per arrivare alla puntata successiva. Non è questo l’approccio giusto” suggerisce il giovanissimo concorrente. E chiudiamo con Christian, che ribadisce – come fatto anche con la sua degustazione finale – che cucinare deve essere sempre un divertimento:
“Divertitevi! Non dimentichiamoci mai che noi cuciniamo perché ci piace e i momenti migliori, che per altri sono il massimo dello stress, per noi sono proprio le cucinate. E siate pronti a mettere in gioco se stessi, in tutto e per tutto”.
Lui l’ha fatto e lo ricorderemo a lungo.